Condividi

Quali strategie per il Made in Italy in Romania?

Intesa Sanpaolo indica i numerosi settori industriali e del terziario in grado di offrire interessanti opportunità di investimento, oltre che commerciali, alle imprese italiane operanti nel più grande mercato dell’Europa Sud-Orientale.

Quali strategie per il Made in Italy in Romania?

Lo stock di investimenti diretti esteri in Romania alla fine del 2012, sulla base dei dati pubblicati da Intesa Sanpaolo, era di oltre 74 miliardi di dollari, importo nettamente superiore a quello degli altri Paesi dell’Europa Sud-Orientale. Questo ammontare era pari al 42,2% del PIL dello stesso anno, in crescita rispetto al 33,2% del 2008. Lo stock di IDE in entrata proviene soprattutto dai mercati europei che forniscono complessivamente quasi il 95% di IDE. E’ l’Olanda il principale investitore con una quota di oltre il 22%, cui seguono Austria con quasi il 19%, Germania con l’11%, Francia con il 9% e Italia con il 5%. I maggiori settori di destinazione sono quelli della finanza (18,5%), del commercio (11%), delle attività di business (11%), delle utilities (9%), del minerario estrattivo (6%).

Nel 2001 sono stati istituiti dei parchi industriali che beneficiano non solo di facilitazioni amministrative e fiscali, ma anche di una più avanzata dotazione infrastrutturale e logistica, ottimizzando sia la produzione che la ricerca e l’accesso ai mercati. Nel 2002 sono stati creati anche parchi tecnologici, i quali beneficiano di agevolazioni agli investimenti oltre che fiscali. Alla fine del 2012 risultavano operativi circa 50 parchi industriali e tecnologici. Vi sono inoltre sei Free Trade Zones (FZs) che godono di facilitazioni al commercio, soprattutto quello originato con paesi extra-UE: si trovano a Sulina, Costanza Sud, Galati, Curtici Arad, Braila e Giurgiu, Curtici-Arad.

Secondo il Ministero per lo Sviluppo Economico italiano sono presenti in Romania circa 1990 imprese italiane, attive soprattutto nei settori alimentare, finanza, energia, infrastrutture e trasporti. Nel periodo 1992-2012 sono stati investiti circa 3,6 miliardi di euro. Nello stesso periodo risultano investiti in Italia da parte di operatori rumeni circa 250 mln. A sua volta il Ministero per gli Affari Esteri italiano (MAE) ha individuato in numerosi settori industriali e del terziario interessanti opportunità di investimento, oltre che commerciali. Il primo comparto segnalato è quello di macchinari e apparecchiature, settore in cui le imprese italiane sono già presenti in Romania per quanto concerne meccanica, elettrica e l’elettronica industriale, anche di precisione. Il settore della metallurgia, tradizionalmente importante per l’industria rumena richiederà sempre più apparecchiature  destinate non solo all’ammodernamento degli impianti esistenti, ma anche allo sviluppo tecnologico del comparto, mirato a lavorazioni specifiche. Anche il settore primario dovrebbe poter alimentare gli acquisti di macchinari specifici. Nel comparto agricolo infatti permangono lacune infrastrutturali e gestionali (sistemi di irrigazione, strutture per la conservazione e trasformazione alimentare) che offrono spazi alle imprese italiane specializzate. Sempre legato all’agro-alimentare, si segnala come le abitudini alimentari rumene stiano cambiando a favore di un’alimentazione di stile più mediterraneo, incentivando così il consume di pasta, olio di oliva, vino e formaggi. Un altro comparto che offre opportunità di investimento è ancor oggi quello di tessile e abbigliamento, dove restano ulteriori spazi di crescita non più legati alle lavorazioni per conto terzi come accadeva in passato, ma per la produzione a favore del mercato locale. La crescita del reddito pro-capite e il consolidarsi della classe media ha generato una domanda più selettiva nei confronti del comparto “moda” che lascia alle imprese italiane il ruolo assoluto di leader. Il settore dell’energia, in particolare dello sfruttamento delle fonti rinnovabili, offre ulteriori possibilità. La disponibilità di risorse naturali utilizzabili per generare energia pulita, quali la rete idrica, ampie superfici e materie prime per la produzione di biocombustibili, rete eolica e solare, geotermica e da biomassa, favoriranno la domanda di strumentazioni, di tecnologie specifiche. Senza dimenticare depurazione delle acque ed edilizia ecosostenibile, attualmente ancora poco sviluppate in loco.

La Romania, un tempo leader nel settore dell’abbigliamento e degli accessori, soprattutto in pelle, ha visto negli ultimi anni ridurre l’importanza di questi settori a vantaggio di quelli della raffinazione petrolifera, della trasformazione alimentare, della metallurgia e dei mezzi di trasporto. Il settore più importante dell’industria rumena per valore della produzione (secondo dati del 2011) è, infatti, quello legato alla chimica e alla raffinazione petrolifera (23,4%), seguito dalla trasformazione alimentare (16,7%), dalla metallurgia (15,1%), dai mezzi di trasporto (14,5%), data la presenza sul territorio di importanti case automobilistiche straniere, dai macchinari che nel loro insieme producono l’11%, dal tessile e abbigliamento (6,1%), dal legno e dai mobile (6%). La presenza di Zone Speciali ha alimentato la competitività delle produzioni. Nel primo trimestre 2014 l’industria ha segnato un aumento del 10,7%, trainata dal manifatturiero (+12,1%). Tra i maggiori comparti manifatturieri, le variazioni annue positive più rilevanti nel 2013 si sono registrate nei macchinari elettrici (+20,2%), nei veicoli (+14,8%), negli altri mezzi di trasporto (+14,2%), nel tessile (+13,6%), nella carta (+11,6%) e nei macchinari meccanici (+11,5%). Durante il primo trimestre di quest’anno i settori che maggiormente hanno contribuito alla crescita industriale rumena sono quelli legati alla raffinazione petrolifera (+36,7%), macchinari elettronici (+35,6%), carta (+30,4%), mezzi di trasporto (+27,5%), macchinari elettrici (+20,5%).

Commenta