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Per il mercato automobilistico la ripresa è ancora fragile

Dall’analisi Atradius: nonostante i volumi di vendita abbiano contribuito alla ripresa del settore, si sta recentemente assistendo a un’inversione di tendenza aggravata da debolezze di natura strutturale, come nel caso del Brasile.

Per il mercato automobilistico la ripresa è ancora fragile

Come riportato da Atradius, i forti volumi di vendita sui mercati emergenti hanno contribuito in modo massiccio alla ripresa del settore automobilistico dopo la crisi del credito del 2008. Tuttavia, questo processo sta recentemente assistendo a un’inversione di tendenza, dal momento che la domanda di vetture da parte delle economie avanzate continua a crescere, mentre il mercato automobilistico in alcune delle principali economie emergenti mostra crescenti segnali di debolezza. Negli USA, il mercato automobilistico sta registrando una crescita ormai da sette anni e vendite e produzione dovrebbero continuare ad aumentare anche nel corso di quest’anno e nel 2016. La ripresa del mercato nell’Europa Orientale ha avuto un’ulteriore accelerazione nella prima metà del 2015 e tra gennaio e luglio di quest’anno il numero di nuove immatricolazioni è cresciuto di oltre l’8% rispetto all’anno scorso. Il contesto favorevole ha dato un forte contributo alla performance dei produttori, fornitori e rivenditori del settore in Francia, Italia e Spagna, che hanno proseguito la ripresa iniziata nel 2014 dopo molti anni di stagnazione o persino contrazione. Va comunque ricordato che la ripresa economica dell’Eurozona è ancora fragile e la solidità finanziaria di molte imprese automobilistiche, soprattutto nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, continua a risentire del lungo periodo di crisi. Contrariamente a quanto avviene in Europa e negli USA, l’andamento del mercato automobilistico in alcune delle principali economie emergenti sta rallentando: nel primo semestre del 2015 le vendite di autovetture in Russia e Brasile hanno subito una contrazione rispettivamente del 35% e del 20%, a causa dei crescenti problemi economici, e non si prevede un miglioramento nel breve termine. Soltanto due anni fa questi paesi erano considerati i mercati a più rapida crescita per il settore automobilistico. In Cina, il rallentamento economico e le oscillazioni del mercato azionario hanno un effetto negativo sulle vendite di veicoli, che dovrebbero comunque continuare ad aumentare nel 2015 e 2016 pur se ad un ritmo decisamente inferiore.

La crisi del settore automobilistico brasiliano, iniziata nella prima metà dello scorso anno, si è ulteriormente aggravata a causa del rallentamento economico generale del paese. Dopo la modesta crescita del PIL nel 2014 (+0,1%), quest’anno l’economia del Brasile dovrebbe subire una contrazione del 2,0%. Il Governo ha approvato dei tagli alla spesa pubblica e il potere d’acquisto delle famiglie si è ridotto a causa dell’inflazione elevata (oltre il 9%) e della crescente disoccupazione (+7,5% a luglio 2015 rispetto a +4,3% a dicembre 2014). La performance economica del Paese si è ulteriormente indebolita dalle forti oscillazioni della valuta e dalla mancanza di credito a causa dell’alto tasso d’interesse di riferimento (14,25% a settembre), tutti fattori che ostacolano la spesa delle famiglie e gli investimenti delle imprese. Il momento di crisi ha un impatto negativo su tutta la catena del valore del settore automobilistico, dai produttori di autoricambi alle case automobilistiche e concessionari. Sebbene il Brasile venisse considerato in tempi recenti uno dei mercati a più rapida crescita, l’Associazione Anfavea (che riunisce i produttori brasiliani di autovetture) ha stimato che le vendite interne di veicoli (incluse autovetture, veicoli leggeri, camion e autobus) sono diminuite lo scorso anno del 7,1% (3,5 milioni di unità). La produzione ha registrato una flessione del 15,3% (3,15 mln di unità), mentre le esportazioni si sono ridotte del 30,4% soprattutto a causa del difficile contesto economico della vicina Argentina, principale mercato per l’esportazione di vetture brasiliane. Il flusso commerciale tra questi due Paesi è inoltre limitato dalle restrizioni all’acquisto di dollari da parte dell’Argentina necessari per pagare le importazioni.

Nel tentativo di ridurre il deficit pubblico, il Governo brasiliano ha reintrodotto un’imposta di consumo sui veicoli nuovi (IPI) che si prevede farà salire i prezzi del 4,5-7% (a seconda delle dimensioni del veicolo). Ciò significa che le case automobilistiche brasiliane dovranno trasferire sui consumatori un onere fiscale più alto nonostante il contesto economico sfavorevole. Inoltre, il Governo federale ha avviato un processo di spending review che prevede il taglio di numerosi progetti e sussidi ed è altamente improbabile che l’amministrazione possa disporre di risorse da destinare al sostegno del settore automobilistico. Inoltre, la rivalutazione del Real ha fatto aumentare il prezzo delle importazioni di vetture e autoricambi, che in Brasile era già notevolmente più alto a causa della tassazione elevata introdotta allo scopo di incoraggiare le imprese straniere a costruire stabilimenti di produzione in loco. In questo contesto, non sorprende quindi che i margini di profitto delle imprese del settore abbiano subito una forte contrazione negli ultimi 12 mesi, con un andamento negativo che è destinato a continuare. L’industria automobilistica ha costi fissi elevati ed é quindi essenziale mantenere buoni volumi di vendita: ció ha tuttavia aumentato la pressione sui fornitori e produttori di autoricambi che hanno una debole struttura finanziaria e un livello crescente d’indebitamento. I pagamenti nel settore automobilistico brasiliano variano notevolmente lungo la catena del valore: tra 60 e 120 giorni. Le case automobilistiche hanno generalmente termini di pagamento molto lunghi con i loro fornitori, spesso superiori ai 120 giorni; per contro, i produttori di acciaio/metallo richiedono tempi più brevi ai fornitori di autoricambi, che sono quindi sottoposti a forte pressione in termini di liquiditr e tassi d’interesse. Ecco allora che, alla luce dei problemi elencati, gli analisti prevedono per i prossimi mesi un aumento significativo dei ritardi nei pagamenti e delle insolvenze, dopo il forte peggioramento a partire dalla fine del 2014.

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