Sono molte le novità in arrivo per la Pubblica Amministrazione. Alcune già approvate, come le nuove regole per i concorsi pubblici, altre ancora allo studio, come la revisione della normativa sullo smart working. Al centro di tutto la necessità di svecchiare e rendere più efficiente una macchina che funziona sempre più a fatica. “Per ripristinare un minimo di turnover serio, qualitativo e quantitativo, servono almeno 150 mila assunzioni l’anno“, ha spiegato il 12 aprile il ministro della Pa, Renato Brunetta, durante un webinar organizzato da PwC dal titolo “Le persone, vero motore della ripartenza”.
CONCORSI PUBBLICI: LE NUOVE REGOLE
Le nuove regole sui concorsi pubblici sono state inserite nel decreto legge del 1° aprile che dovrà essere approvato dal Parlamento entro 60 giorni, pena la decadenza con effetto retroattivo. Il testo prevede nuove modalità di reclutamento per i 60 concorsi che sbloccheranno oltre 118mila assunzioni: 91mila nella scuola, 18mila nella funzione pubblica, 9.800 negli enti locali.
Le regole, spiegate in un vademecum pubblicato dal Dipartimento della funzione pubblica, riguardano i concorsi già banditi, quelli che saranno banditi durante lo stato di emergenza e quelli già a regime. Per tutti si stabiliscono la totale digitalizzazione della prova scritta e la possibilità di effettuare la prova orale in videoconferenza.
Tra le novità più rilevanti figura la sostituzione della prova preselettiva a crocette con la valutazione dei titoli e, eventualmente, dell’esperienza professionale specifica “il cui possesso sarà necessario per l’ammissione alle fasi successive”. Nel dettaglio, per i concorsi già banditi le amministrazioni possono (ma non c’è obbligo) “prevedere una fase di valutazione dei titoli di studio legalmente riconosciuti ai fini dell’ammissione alle prove successive e possono prevedere una sola prova scritta e una eventuale prova orale”, spiega il ministro Brunetta, mentre per i concorsi che saranno banditi durante le fase d’emergenza scatta l’obbligo di effettuare la valutazione dei titoli legalmente riconosciuti ai fini dell’ammissione alle prove successive al posto dei test preselettivi a crocette.
Cambiamenti che hanno suscitato non poche polemiche, soprattutto tra i più giovani che temono di essere esclusi perché, a causa della loro età, saranno superati nel punteggio da chi è riuscito a maturare maggiore esperienza. Ma Brunetta ha rassicurato: “Non saranno valutati all’inizio titoli di servizio o esperienza professionale…Servizio ed esperienza, insieme ai titoli di studio, potranno soltanto concorrere alla formazione del punteggio finale. Una facoltà, quest’ultima, nelle disponibilità delle singole amministrazioni da rendere eventualmente esplicita nei bandi di reclutamento, coerentemente con il livello di specializzazione del profilo da reclutare”.
LO SMART WORKING
Ulteriori novità potrebbero presto arrivare sullo smart working. Nel corso del webinar organizzato da PwC, Brunetta ha infatti anticipato l’intenzione di abolire le quote di utilizzo per il lavoro agile nella Pa stabilite dal precedente Governo. “È quanto di peggio si possa fare – ha spiegato il ministro perché l’uso dello smart working va visto sulla base dell’efficienza e della produttività per i miei clienti, è senza senso dare una percentuale”.
Brunetta aveva ribadito che la Pubblica amministrazione utilizzerà lo smart working “solo se migliorerà l’efficienza del lavoro e la soddisfazione del cliente, altrimenti si tornerà sul posto di lavoro”. Regole che saranno inserite nei nuovi contratti di lavoro.
“Ho dovuto vedere in giro degli sportelli – ha precisato – con su scritto: ‘chiuso per smart working’. Da lì sono partito per dare la risposta a questa tematica. Una forma di lavoro complessa che mette insieme stili di vita, organizzazione del lavoro, produttività, efficienza, eccetera con la customer satisfaction”.
L’ACCORDO CON I SINDACATI
Ricordiamo che a inizio marzo il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, hanno firmato con i segretari di Cgil, Cisl e Uil il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”. Oltre allo sblocco e allo snellimento dei concorsi, l’accordo stabilisce un nuovo sistema contrattuale che si avvicina a quello privatistico. Tra le principali novità dell’intesa figurano la nuova classificazione del pubblico impiego, con l’inclusione di nuove professionalità e dei ruoli svolti dai dipendenti senza un riconoscimento ufficiale per via del blocco ultradecennale; l’innovazione digitale e la detassazione del salario accessorio. Previsti inoltre un allargamento agli statali degli sgravi all’accumulo nei fondi pensione complementari e l’introduzione di permessi e altre agevolazioni per il sostegno alla genitorialità.