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Ocse a Italia: “Il debito continua a crescere, serve un piano ambizioso”

Secondo l’Ocse, nel nostro Paese “l’incidenza del debito pubblico sul Pil continua a salire”, e per “assicurare una rapida riduzione è necessario un programma di risanamento in qualche misura più ambizioso” – Il rapporto salirà al 132,7% quest’anno (dal 127% del 2012), per poi arrivare fino al 133,2% nel 2014 e calare quindi al 132,6% nel 2015.

Ocse a Italia: “Il debito continua a crescere, serve un piano ambizioso”

Il debito pubblico italiano continua a salire in rapporto al Pil e per garantirne un “rapido declino potrebbero essere necessarie nuove misure di aggiustamento”. Lo scrive l’Ocse nel suo “Economic Outlook” autunnale, avvalorando le preoccupazioni espresse la settimana scorsa dalla Commissione europea e sottolineando indirettamente l’importanza del lavoro di spending review affidato al commissario straordinario Carlo Cottarelli.

Secondo l’Ocse, nel nostro Paese “l’incidenza del debito pubblico sul Pil continua a salire, anche se depurata dai contributi ai fondi anticrisi europei”: è previsto che il rapporto salga al 132,7% quest’anno (dal 127% del 2012), per poi arrivare fino al 133,2% nel 2014 e calare quindi al 132,6% nel 2015. “Assicurare una rapida riduzione del debito/Pil – si legge nell’Economic Outlook – richiederebbe un programma di risanamento in qualche misura più ambizioso”.

La dinamica del nostro rapporto debito/Pil rischia di continuare ad essere negativa anche perché la crescita sarà debole. L’Organizzazione ha tagliato le stime sul Pil italiano 2013 dal -1,8 al -1,9%, mentre ha rivisto in positivo quelle sul 2013 dal +0,4 al +0,6%. Per il 2015 è prevista una crescita dell’1,4%. 

“L’Italia sta uscendo dalla recessione ed è previsto che la crescita aumenti nel corso del 2014-2015 – scrive l’Ocse –, ma la lentezza dell’economia resta ampia” e la ripresa “potrebbe essere minata se la salute del sistema bancario portasse a un inasprimento del credito che interromperebbe il normale ciclo degli investimenti”. 

D’altro canto, l’Organizzazione sottolinea che “investimenti e Pil potrebbero migliorare più vigorosamente del previsto se il programma di liquidazione dei debiti pregressi della pubblica amministrazione dovesse fornire una spinta sostanziale all’economia, a differenza dello scarso impatto incorporato in queste proiezioni”.

Quanto al deficit, l’Ocse continua a prevedere che l’Italia rispetterà i limiti europei: il dato in rapporto al Pil si fermerà al 3% quest’anno, mentre la stima per il 2014 è stata rivista in peggio dal 2,3 al 2,8%. Nel 2015 il disavanzo italiano si dovrebbe fermare invece al 2% del Pil.

Infine, la disoccupazione in Italia resta e resterà “elevata” nel triennio in corso, avverte l’Organizzazione, perché l’impatto positivo dell’aumento della domanda sul mercato del lavoro avrà effetto, inizialmente, soprattutto sulle ore lavorative delle persone già occupate. Per questa ragione l’Ocse prevede che il tasso di disoccupazione italiano si attesterà al 12,1% nel 2013, per poi toccare un picco al 12,4% nel 2014 e riscendere al 12,1% nel 2015.

TAGLIATE LE PREVISIONISULLA CRESCITA GLOBALE

A livello globale, l’Ocse ha ritoccato al ribasso le previsioni sulla crescita nel triennio in corso, prevalentemente a causa di limature delle attese sui grandi paesi emergenti. Ora sul 2013 l’ente parigino attende un aumento del Pil globale del 2,7%, cui seguirà un +3,6% nel 2014 e un più 3,9% nel 2015. Per la sola area Ocse è atteso un +1,2% nel 2013, un +2,3% nel 2014 e un +2,7% nel 2015. Per l’Eurozona, infine, l’Organizzazione stima un Pil 2013 in calo dello 0,4%, cui seguirà un +1% nel 2014 e un +1,6% nel 2015.

OCSE: DALLA BCE SERVIRANNO NUOVI STIMOLI SE AUMENTERA’ IL RISCIHO DI DEFLAZIONE

L’Ocse torna ad esortare la Banca centrale europea a varare altre misure di stimolo all’economia se i rischi di deflazione nell’area euro dovessero peggiorare: “L’inflazione di fondo è attesa a livelli molto bassi, appena sopra l’1% il prossimo anno e marginalmente più alta nel 2015 – si legge ancora nell’Economic Outlook –. Un risultato che sarebbe ben al di sotto la definizione di stabilità dei prezzi della Bce”. In particolare, i rischi di deflazione aumenteranno se la crescita economica non si rafforzerà come previsto, aggiunge l’Ocse, o se i tassi di cambio effettivi dell’euro dovessero apprezzarsi ancora in maniera significativa.

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