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Nuove norme privacy per contrastare le Big Tech: la Ue pronta a potenziare il Gdpr

Domani, la Commissione Europea è pronta a presentare una nuova proposta per rafforzare il GDPR e facilitare la cooperazione tra i 27 Stati membri nelle indagini transfrontaliere. Gli occhi sono puntati sempre verso i colossi del Web, già provati dall’introduzione del Digital Markets Act e del Digital Services Act

Nuove norme privacy per contrastare le Big Tech: la Ue pronta a potenziare il Gdpr

L’Unione Europea è pronta a presentare nuove norme per proteggere ulteriormente la privacy online dei propri cittadini. Il 4 luglio, la Commissione europea è pronta a svelare una nuova proposta per rafforzare il GDPR e facilitare la cooperazione tra i 27 Stati membri nelle indagini transfrontaliere, con particolare attenzione alle Big Tech Usa.

Velocizzare la risoluzione delle indagini

Bruxelles vuole armonizzare le norme per i casi transfrontalieri, consentendo ai garanti nazionali di collaborare e agire insieme per contrastare possibili abusi nell’uso delle informazioni degli utenti da parte dei giganti della tecnologia. La nuova proposta punta ad introdurre nuove regole procedurali comuni a “rafforzare la fiducia dei cittadini facilitando una risoluzione più rapida delle indagini e riducendo il numero di dispute tra le autorità di controllo” dei 27 Stati membri dell’UE nei casi transfrontalieri, spiega l’Ansa che ha preso visione della bozza di regolamento.

Questa risposta soddisfa le richieste avanzate dalle stesse autorità nazionali, riunite nel Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB), che lo scorso anno hanno inviato al Commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, una “lista dei desideri” per migliorare l’applicazione del regolamento.

Potenziare il GDPR

Il Gdpr, regolamento generale sulla protezione dei dati, ufficialmente regolamento (UE) n. 2016/679 , è un regolamento dell’Unione europea in materia di trattamento dei dati personali e di privacy, adottato il 27 aprile 2016.

L’obiettivo delle nuova proposta è quello di potenziare l’applicazione del regolamento UE sulla privacy (GDPR), in vigore da maggio 2018, che è stato spesso oggetto di critiche per la sua attuazione lenta e poco rigorosa.

Finora, Irlanda e Lussemburgo hanno avuto il primato legale nelle controversie relative alla privacy, conducendo indagini su Facebook, Google, Apple, Twitter e Amazon in quanto sedi principali di queste società sul continente europeo.

Thierry Breton, Commissario Ue per il Mercato interno, ha lanciato un avvertimento deciso: è giunto il momento per l’Unione Europea di “ribaltare la situazione” a favore degli utenti. In caso contrario, le grandi aziende rischiano lo smantellamento delle loro attività all’interno dei confini continentali. Il rafforzamento del GDPR rappresenta un nuovo monito per le Big Tech: chiunque abuserà dei dati personali dei cittadini europei dovrà affrontare il fuoco incrociato dei garanti di tutta l’Unione.

Ulteriore stretta alle Big Tech

L’Unione Europea (ma non solo lei) ha deciso di porre un freno all’egemonia digitale dei colossi del web. La nuova proposta è un ulteriore stretta alle Big Tech già ampiamente colpite dall’introduzione del Digital Markets Act e del Digital Services Act. Il Digital Markets Act ha come obiettivo quello di contenere lo strapotere delle Big Tech, tutelare i consumatori e difendere la libera concorrenza sul mercato digitale mentre il Digital Services Act, che entrerà in vigore dal 25 agosto, obbliga le aziende ad affrontare i contenuti illegali e dannosi facendo in modo che i giganti della tecnologia controllino i contenuti che circolano sulle loro piattaforme in modo più aggressivo, altrimenti dovranno pagare multe salatissime. I due pacchetti vogliono così frenare l’egemonia digitale di queste società. La nuova stretta sulla protezione della privacy arriva quindi in un momento delicato per Zuckerberg, Musk e gli altri protagonisti della tecnologia sottoposti agli stress test dell’Ue in vista dell’arrivo delle nuove regole.

Anche in Canada, però, non se la passano bene: qui, per esempio, con l’introduzione dell’Online News Act, i giganti del web saranno obbligati a pagare i media per le notizie condivise o riutilizzate sulle loro piattaforme. Non proprio un bel periodo quindi per i grandi colossi del web.

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