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“Nizza, strage e terrore visti dalla Promenade”

L’impressionante testimonianza del nostro Aldo Bernacchi che assisteva ai fuochi d’artificio per la Festa del 14 luglio da un balcone della Promenade di Nizza finchè non si è scatenato l’inferno – Riflessioni sulla casualità della vita e della morte: solo la stanchezza di un viaggio in auto dall’Italia appena concluso ha sconsigliato di scendere quella sera sulla Promenade.

“Nizza, strage e terrore visti dalla Promenade”

“Perché non andiamo anche noi in bici…?”. Nizza stava per offrire il clou dei festeggiamenti nella sera del 14 luglio, con gli spettacolari fuochi di artificio sul mare.  Mite il clima, grazie anche a una coda di Mistral dei giorni  precedenti. Una biciclettata sulla pista ciclabile che costeggia la Promenade, da casa al Negresco, poco più di mille metri con la vista che spazia dal faro di Cap Ferrat a Cap d’Antibes è un piacere che si rinnova ogni volta. Perché non andarci, sono le 21 fra un’ora ci sono i fuochi….E’ mia moglie a buttare lì l’idea, tanto per fare qualcosa, c’è la festa, siamo in vacanza.

Dal balcone di casa, a fianco dell’Hotel Radisson Blu, stiamo guardando la folla che riempie le spiagge e la Prom, chi a piedi, chi in bici, altri con i pattini o Addirittura in monopattino, tutti orientati verso il centro. Una folla immensa riempie Nizza dal primo mattino, la circolazione quasi paralizzata ovunque, dalla stazione fin giù a Place Massena per la Jules Médecin, da Rue Saleya alla Prom. Anche noi abbiamo passato un pomeriggio bloccati nel traffico, la sera prima altre ore in auto venendo da Milano, siamo un po’ stanchi. Del resto siamo stati già varie volte in mezzo alla folla del “Quatorze juillet”, l’ultima volta proprio l’anno scorso recandoci a piedi da amici che abitano, sotto la collina del Castello, sulla punta di Rauba Capeu tra il porto e il Quai des Etats Unis, uno dei luoghi strategici per vedere i fuochi.

C’erano anche Paolo Occhipinti, l’ex direttore di Oggi, e sua moglie che hanno una casa a Nizza sulla Promenade di Magnan. Fuori ormai è buio. Abbiamo deciso di stare a casa. Ormai anche se ci telefona qualche amico, diremmo no grazie. Il cellulare non squilla. Sono quasi le 10: non sappiamo ancora che la nostra malavoglia e l’iPhone che tace sarà una bel colpo di fortuna. Mi preparo con il teleobiettivo a immortalare la scenografia che sta per iniziare. Il mare si illumina di mille colori, in un frastuono di suoni e boati. La scena si ripete ogni anno, non vado pazzo per i fuochi ma è la gioia della gente intorno che ti prende.

Anche sotto casa la Promenade è una bolgia di folla e di auto. Passa anche un camion gigantesco, tutto bianco e lucido. Ma chi ci fa caso? La grande festa è laggiù. Non passano molti secondi,  si spengono i fuochi,  la strage comincia. Una notte infernale di morte, alla mattina Nizza è una città spettrale: non c’è un’anima in giro, le spiagge deserte, la Prom vuota e silenziosa. Tra i tanti amici che ci chiamano al cellulare per sapere nostre notizie, c’è anche Occhipinti che mi chiede dov’ero e mi dice: “Volevamo andare ma c’era un po’ troppo vento…”.

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