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Made in Italy: per l’export spuntano nuovi mercati emergenti

Al termine del ciclo economico, aggravato da un’incertezza politica crescente, dispute commerciali e volatilità delle materie prime, i rischi per i mercati emergenti sono sempre più importanti: nuove opportunità per il Made in Italy arrivano da Bulgaria, Vietnam, Marocco e Perù

Made in Italy: per l’export spuntano nuovi mercati emergenti

Come riferisce un recente report della SACE, a febbraio l’export italiano di beni è aumentato del 3,4% rispetto allo stesso mese del 2018, con la media del primo bimestre che sale al 3,2%. Si tratta di un segnale positivo per il Made in Italy, in considerazione della congiuntura europea e internazionale, in rallentamento rispetto all’anno precedente: l’Eurozona avanza a ritmi moderati con Francia e Germania tra le migliori destinazioni, mentre, al contrario, diminuisce l’export in Polonia e Rep. Ceca, due delle migliori destinazioni nel corso del 2018. Nel complesso sono calate le vendite in Spagna, mentre avanzano nei mercati extra-UE, soprattutto in Svizzera (+14,7%), India (+12,2%) e Giappone (+10,5%). Meglio delle attese la Cina (+2,8%), in calo Africa Subsahariana e Mercosur.

L’export verso gli USA (+19,3%) beneficia del forte contributo di cantieristica navale e farmaceutica, con l’andamento positivo comunque generalizzato tra i vari settori. Il significativo aumento delle vendite verso il Regno Unito (+13,8%) rappresenta, secondo gli analisti, un “effetto scorte” in attesa degli sviluppi sul fronte Brexit. L’export verso la Turchia è in forte calo (-27,8%) a causa della recessione in atto nel Paese e del consistente deprezzamento della lira. Dal punto di vita settoriale, le vendite all’estero del raggruppamento dei beni di consumo registrano l’incremento più significativo (+7,6%), grazie principalmente al contributo dei non durevoli (+8,6%); i durevoli sono avanzati invece del 2,5%. L’export dei beni intermedi e di quelli strumentali si è assestato al 2,8%. Tra i migliori settori (+7,8%) vi sono due eccellenze del Made in Italy tradizionale come alimentare e moda: il primo con ottime performance in Germania Romania e mercati ASEAN, il secondo in Cina Francia e Svizzera. Bene anche il principale settore italiano di esportazione, la meccanica strumentale (+4,1%), con aumenti di circa il 20% in Giappone, India e USA.

In questo scenario, considerando che l’economia globale perderà slancio nel corso di quest’anno trovandosi al termine del ciclo economico, Atradius conferma che i rischi al ribasso per i mercati emergenti assumeranno sempre più un ruolo di primo piano. L’incertezza della politica economica creatasi dalle dispute commerciali USA-Cina e dall’inasprimento delle condizioni finanziarie globali rimane una tra le principali fonti di preoccupazione. E mentre le Banche Centrali nei mercati avanzati stanno diminuendo il ritmo della loro normalizzazione monetaria, vanno aggiunti i rischi derivanti dall’incertezza politica in aumento tra i mercati avanzati e dalla maggiore volatilità dei prezzi delle materie prime.

BULGARIA

Lo slancio economico nell’Est Europa sta perdendo forza, segnato dalle sanzioni contro la Russia e da una contrazione della Turchia più profonda del previsto. Tuttavia, nella regione spicca la Bulgaria, con una crescita del PIL in previsione di accelerazione al 3,5%. Nonostante lo stretto legame economico con la vicina Turchia, si prospettano esiti positivi guidati dalla domanda nazionale e dagli investimenti fissi. La Bulgaria ha un ancoraggio valutario all’euro sostenibile che sostiene la stabilità macroeconomica e riduce i rischi di valuta. Considerando l’aumento dei redditi delle famiglie, sostenuti da salari più alti e da minori tassi di interesse, la domanda di importazioni è in aumento. Le opportunità per gli esportatori sono ampie soprattutto nel settore beni durevoli, alimentari e bevande. Con l’esercizio di bilancio dell’Europa 2014-2020, anche gli investimenti contribuiscono positivamente alla crescita: le sovvenzioni UE stanno, in particolare, aiutando i settori di macchine (importazioni al +13,4%), chimica e agricoltura.

VIETNAM

La prospettiva per i mercati asiatici emergenti rimane robusta nonostante un continuo e graduale rallentamento della Cina. Il Vietnam spicca in questo contesto, con una crescita del PIL prevista quest’anno del 6,7%. Il Paese è di gran lunga l’economia maggiormente orientata all’esportazione, con il valore delle esportazioni di beni e servizi maggiore del PIL; l’economia beneficia anche dalla forte crescita della retribuzione salariale, supportando i consumi privati e le politiche governative di liberalizzazione, stimolando in questo modo maggiori investimenti da parte delle imprese. Anche l’elevato livello di apertura dell’economia è un punto di forza, dal momento che i prodotti locali e le destinazioni dell’export sono altamente diversificati e il Paese persegue attivamente la realizzazione di accordi di libero scambio, sia bilateralmente che come membro ASEAN. Tuttavia, dato l’elevato grado di apertura, rimane pesantemente esposto alle tensioni commerciali tra USA e Cina. La diversificazione degli scambi rispetto alla Cina potrebbe offrire delle opportunità per l’ampio settore tessile del Vietnam: gli analisti prevedono il settore aumentare del 15% nel 2019, ulteriormente confermato dall’accordo di libero mercato tra UE-Vietnam e dall’Accordo di Mercato Trans-Pacifico CPTPP, che entrerà in vigore quest’anno.

MAROCCO

Anche riguardo alle prospettive di Medio Oriente Nord Africa gli analisti parlano di una crescita contenuta, dovuta a una crescita della produzione di petrolio debole e da tensioni geopolitiche presenti in alcuni Paesi. Tuttavia, il Marocco è in controtendenza e si stima un’accelerazione della crescita del PIL al 3,3% per il 2019. La prospettiva economica locale sta migliorando grazie a un rialzo ciclico nella produzione agricola, così come una crescita maggiore in quella non-agricola, soprattutto nel comparto automotivo sostenuto da un aumento degli investimenti pubblici da parte del Governo. Gli analisti sottolineano un forte potenziale anche nel settore turistico, salito al 8,5% nel 2018, così come nel comparto alimentari e bevande. Allo stesso tempo, la situazione politica, con riforme in progresso, è stabile. Mentre il Marocco è vulnerabile agli sviluppi esterni, in primis alla recessione dell’Eurozona, il tasso di cambio flessibile e le linee di liquidità precauzionali del FMI assicurano stabilità esterna. Con l’installazione di infrastrutture di valore, anche il settore dell’energia rinnovabile sta vedendo una forte crescita con potenziali opportunità di importazione: la fonte di energia del paese è già per circa il 35% proveniente da fonti rinnovabili, specialmente da energia solare concentrata e il Governo ha posto l’obiettivo di aumentare la quota di energia rinnovabile al 42% entro il 2020.

PERÙ

Nel corso del 2019, nonostante l’incertezza che caratterizzerà l’economia globale, si prevedono alcuni aumenti nell’attività economica dell’America Latina, con il Perù a rappresentare un mercato molto stabile con un elevato tasso di crescita di circa il 4%. Il governo ha degli ottimi precedenti in termini di politica prudente e favorevole alle imprese, nonostante l’avanzamento delle riforme economico-strutturali sia ancora lento. Il clima imprenditoriale è supportato da istituzioni forti e da un solido contesto internazionale. Ecco allora che nel settore primario possono essere trovate notevoli prospettive di crescita nel 2019: in particolare, si prevede che il motore della crescita dell’industria saranno un aumento di pesca dell’acciuga e una maggiore produzione di idrocarburi. Inoltre, nuove miniere sono in fase di sviluppo da parte di società private come l’espansione di miniera di Toromocho, Mina Just e Quellaveco, che stanno rafforzando gli investimenti del settore privato. Questo confluisce in una continua crescita del settore delle costruzioni così come in grandi progetti di infrastruttura pubblici che si concluderanno proprio nel 2019, come le ubicazioni per i Giochi Panamericani e la seconda linea della metropolitana di Lima. Infine, non va sottovalutato il fatto che il Perù ha recentemente stabilito accordi commerciali con USA, UE, Cina, Mercosur, mercati chiave che potrebbero aprire forti potenziali di crescita anche in un futuro di breve periodo nebuloso per l’economia globale.

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