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L’Iran frena le Borse: oro ai massimi, il petrolio si infiamma

L’abbattimento iraniano di un drone Usa frena l’euforia delle Borse e ne inverte il corso in Asia – Intanto l’oro è ai massimi dal 2013 e il prezzo del greggio vola

L’Iran frena le Borse: oro ai massimi, il petrolio si infiamma

Mercati più cauti alla fine della fine settimana, dopo la giornata dei record. A frenare l’euforia ci hanno pensato i venti di guerra sull’Iran dopo l’abbattimento di un drone Usa. Donald Trump, scrive il New York Times, ha ordinato ieri un attacco mirato sul territorio della repubblica islamica prima di correggere in serata la rotta parlando di “tragico errore di un imbecille”. Infine, quando gli è stato chiesto se ci sarà la guerra con l’Iran, ha risposto: “Lo scoprirete presto”. Intanto la Federal Aviation Administration ha proibito agli aerei degli Stati Uniti di volare nell’area intorno allo Stretto di Hormuz.

RISALE LA TENSIONE A HONG KONG

I listini, ormai assuefatti alla retorica del Presidente, reagiscono con prudenza ma senza sottovalutare il pericolo.

L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen chiude in rialzo dello 0,3%, nell’attesa della ripresa dei colloqui sui dazi. L’Hang Seng di Hong Kong ha invertito la rotta nel corso della notte e ora perde lo 0,3%: una folla di dimostranti si è di nuovo ammassata davanti agli uffici del governo della città.

Il Nikkei di Tokyo perde lo 0,6%, il Kospi di Seul lo 0,4%, il BSE Sensex di Mumbai lo 0,2%.

ORO AI MASSIMI DAL 2013

Impennata storica per i prezzi dell’oro. Stamane il metallo gallo ha sfondato il tetto dei 1,400 dollari, balzando a quota 1.406, ai massimi dall’agosto 2013. In cinque giorni il rialzo è stato del 4,8%.

Schizzano all’insù anche i titoli auriferi a Sidney. Regis Resources mette a segno un rialzo del 2,5%. Da segnalare che Exor, nel corso dell’ultimo anno, ha effettuato investimenti nel settore per più di 500 milioni di dollari.

S’INFIAMMA IL GREGGIO, SAIPEM E TENARIS ALLE STELLE

S’infiamma anche il prezzo del petrolio già indirizzato verso l’alto per effetto delle aspettative di un incremento della domanda. Ieri il Brent del Mare del Nord ha chiuso in rialzo del 4,2% a 64,4 dollari il barile, stamattina tratta a 64,5 dollari.

I titoli energetici hanno trainato il rialzo di Piazza Affari: Eni +1,8%, Saipem +3,6% e Tenaris +3,3%.

APPLE SOPRA I 200 DOLLARI, ESORDIO RECORD PER SLACK

Wall Street, sull’onda del messaggio della Fed, ha segnato ieri il nuovo record assoluto: S&P 500 +0,95% a quota 2954,18, Dow Jones +0,94%, Nasdaq +0,8%.

Apple (+0,8%) è tornata sopra I 200 dollari per la prima volta dall’inizio di maggio.

Esordio da record per Slack, la piattaforma di messaggi rapidi che ha messo a segno un rialzo dl 50% sui prezzi dell’Ipo. La valutazione supera i 25 miliardi di dollari. Nella tecnologia svetta Oracle: +8,2% dopo i conti.

IL T BOND AI MINIMI DA FINE 2016

Ma non ci sono solo i titoli azionari. La messa in campo dei bazooka a disposizione delle banche centrali ha compresso i rendimenti delle obbligazioni scivolati sui minimi storici: la carta a rendimento negativo in circolazione nel mondo ha raggiunto la cifra stratosferica di 12.300 miliardi di dollari, nuovo record assoluto. Il rendimento del Treasury Note a dieci anni è sui minimi da fine 2016 a 2,0%. Il bund decennale scivola ad un minimo di -0,30%, il che significa che gli investitori sono pronti (o rassegnati) a perdere, da qui a dieci anni, il 23 per cento del potere di acquisto, cioè la somma tra l’inflazione tedesca (oggi attorno al 2 %) e il rendimento negativo.

Sale l’euro a 1,129 su dollaro (+0,6%) mentre, come previsto, i primi contatti ufficiali per scegliere la quota Commissione si sono conclusi con un nulla di fatto. Se ne riparlerà in un vertice straordinario fissato per il 30 giugno. In alto mare anche le decisioni sulla procedura d’infrazione per l’Italia. Nella notte c’è stato un fitto colloquio del premier Conte con Emmanuel Macron ed Angela Merkel.

LE BORSE EUROPEE IN RALLY DA QUATTRO SEDUTE

Nel frattempo la spinta di Jerome Powell ha fatto bene anche alle Borse europee. L’indice Eurostoxx +0,5% chiude in rialzo per il quarto giorno di fila.
Sul fronte Bce il numero due Luis De Guindos ha ribadito il messaggio di Mario Draghi: c’è la possibilità di introdurre una “combinazione di misure” se l’inflazione non risale.

PIAZZA AFFARI AL TOP, OGGI CONCAMBIO PER I BTP

Piazza Affari è stato il listino migliore: +0,66% a 21.383 punti nonostante i segnali negativi in arrivo dall’indice della fiducia dei consumatori, in calo a -7,2 punti a maggio e, soprattutto, per il peggioramento delle previsioni dell’Istat, che ritiene “altamente probabile” una flessione del Pil italiano nel secondo trimestre.

In terreno positivo anche Francoforte (+0,37%) e Parigi (+0,31%). In ribasso Madrid (-0,3%).

Londra guadagna lo 0,32% nel giorno in cui la BoE ha lasciato i tassi invariati. L’economia britannica avviata verso una stagnazione nel secondo trimestre, dice la BoE, invece che crescere dello 0,2% su trimestre come previsto il mese scorso.

Sul fronte dei titoli di Stato, contrastato l’andamento dei Btp. Leggermente positiva la tendenza dei titoli a due anni, decennale il territorio negativo. Sulla parità il titolo a 30 anni dopo che le scadenze lunghe hanno perso terreno dopo l’annuncio del concambio del Tesoro, che ha fatto salire il rendimento del decennale e allargare lo spread.

Il Mef ha infatti comunicato che oggi offrirà fino a 2,5 miliardi di euro del Btp febbraio 2028 cedola 2,0%, ritirando 5 titoli tra Btp, Btpei, Btp Italia e Ccteu con scadenze tra il 2020 e il 2025.

Dopo l’offerta il tasso del decennale si è attestato in area 2,147% rispetto al 2,03% d’apertura e al 2,12% della vigilia.

In chiusura spread a 247 punti base contro i 234 dell’avvio.

In serata è stato comunicato che in occasione dell’asta di martedì prossimo 25 giugno il ministero dell’Economia offrirà tra 1,75 e 2,25 miliardi di euro del Ctz scadenza giugno 2021 e tra 0,5 e 1 miliardi di Btpei con scadenza maggio 2028 e settembre 2041.

FERRARI IN POLE POSITION, BUONE NUOVE DA RENAULT-NISSAN

Non sono mancati in Piazza Affari spunti di rilievo tra le blue chips.
Ferrari, sostenuta dal Crédit Suisse che ha alzato il target a 185 euro, ha registrato un guadagno superiore al punto percentuale che proietta la quotazione sul nuovo record storico a 142,50 euro. Da inizio anno il guadagno è del 61%.

Vivace anche Fca: +1,21% a 12,34 euro. Sono in arrivo buone notizie dal fronte Renault. La casa francese ha annunciato di aver raggiunto un accordo con il partner Nissan sulla governance del gruppo giapponese. L’azienda francese ha ottenuto un posto per i suoi rappresentanti nei comitati del board Nissan, che sarà proposto all’assemblea degli azionisti del 25 giugno. Lo sblocco della situazione depone a favore di una ripresa dei negoziati tra Renault e FCA. Intanto Nissan e il partner francese hanno siglato un’intesa con Waym, la società di Googleper lo sviluppo dell’auto a guida autonoma alleata con Fca.

LEONARDO MACINA NUOVI RECORD, SI RISVEGLIA TIM

Nuovi massimi per Leonardo: +1,64 a 11,14 euro. La performance da inizio anno sale +43%, quasi il triplo dell’indice FtseMib (+15%).

Sale anche Tim: +1,48% a 0,48 euro. Si moltiplicano i segnali sulla pace tra Elliot e i francesi di Vivendi mentre avanza la trattativa per il conferimento di Open Fiber all’ex monopolista.

Prosegue il rialzo di Stm (+2,46% a 15,19 euro) dopo che Morgan Stanley ha iniziato la copertura con un target a 18 euro. Prysmian +2,16% sull’onda della commessa da 140 milioni vinta in Germania.

Acquisti anche nel lusso: Moncler +2,7%, Ferragamo +1,4%.

Agli spunti degli industriali fa da contraltare l’andamento più cauto delle utilities e dei finanziari.

DEBOLI LE BANCHE, FUOCHI D’ARTIFICIO PER OVS

Deboli in particolare le banche. Il calo dello spread viene compensato dalla prospettiva di margini più contenuti in uno scenario di tassi in calo: Intesa arretra dello 0,86%, Unicredit -0,53%. Segno meno anche per Generali (-0,57%) e Unipol (-0,63%).

Nel resto del listino, fuochi d’artificio per Ovs (+13,95%), che nel primo trimestre 2019 ha registrato ricavi per 317,5 milioni di euro.

La casa editrice Feltrinelli smentisce le indiscrezioni di una possibile fusione con il gruppo editoriale Gedi (ieri +4% sull’onda delle voci, bollate dal presidente di Gedi Marco De Benedetti come una fantasia).

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