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Le spese pazze dei Comuni italiani: per le consulenze Roma spende cinque volte più di Milano

La classifica dei consumi intermedi dei Comuni italiani, pubblicata dal Sole 24 Ore sui dati del Siope – Per le consulenze Roma spende 5 volte di più di Milano, per i trasporti il 60% in meno – Enna guida le spese per il servizio rifiuti, mentre Lucca primeggia in quelle di manutenzione – A Napoli e Palermo 0 euro per le pulizie.

Le spese pazze dei Comuni italiani: per le consulenze Roma spende cinque volte più di Milano

In tempi di spending review, e nel giorno della protesta dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) si fanno le pulci ai conti delle amministrazioni comunali, per capire come e dove spendono, e confrontarle le une con le altre. A farlo è il Sole 24, che ieri ha pubblicato una classifica delle spese dei Comuni italiani, fondata sull’elaborazione del dati del Siope, il sistema informatico del ministero dell’Economia.

Una classifica che descrive l‘andamento dei “consumi intermedi” dei Comuni, e dal quale emergono dati per certi versi inaspettati, e che sicuramente parlano chiaro.

Per esempio, a Roma, per le consulenze esterne, si spende 5 volte di più che a Milano: 2600 euro ogni cento abitanti contro 465. Sempre per rimanere nel confronto tra le due maggiori città italiane, a Milano il trasporto pubblico costa il 60% in più che a Roma, anche se il servizio è assai migliore.

Altri dati sorprendenti sono certi primati, come quello di Enna, dove per il servizio rifiuti si spende, sempre in rapporto al numero degli abitanti, praticamente 4 volte di più rispetto alla media nazionale, e in misura assai magiore anche rispetto a quei Comuni, come Novara e Salerno, indicati da Legambiente come i più virtuosi.

Lucca, invece, primeggia nelle spese di manutenzione degli uffici comunali, che costano il quintuplo della media, mentre a Palermo e Napoli, misteriosamente, la pulizia degli uffici costa 0 euro, a quanto risulta dalla contabilità, mentre Chieti batte tutti per quanto riguarda le spese di cancelleria (spese che costano ai Comuni italiani 1,2 miliardi di euro all’anno). Un altro dato affascinante è quello dei servizi ausiliari per gli immobili comunali, per i quali Potenza spende 7500 euro per 100 abitanti, mentre Ascoli Piceno non sfora il tetto dei 500 euro.

E forse è proprio questo, queste differenze inspiegabili tra i consumi di un’amministrazione e l’altra, con spese gonfiate a dismisura senza la risposta di un servizio proporzionalmente migliore, il vero nodo della questione, il mistero da sciogliere e risolvere, nei giorni in cui i Comuni, di fronte alla durezza dei tagli, piangono miseria e rischiano il crac.

La speranza, di fronte a certi numeri, è che la spending review, grazie anche all’elaborazione dati del Siope, riesca davvero a sforbiciare gli sprechi, e ce ne sono, eliminando il superfluo senza toccare il sostanziale.

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