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Le Femmes Fatales di Feng Zhengjie

Un’arte che trova la sua massima espressione e la conclude, sotto la dinastia Qing per poi trasformarsi in realizzazione di manifesti pubblicitari e di propaganda esclusivamente politica.

Le Femmes Fatales di Feng Zhengjie

Emblematica la capacità di Feng Zhengjie di descrivere le figure, i volti, gli sguardi e i pensieri. I suoi primi dipinti sembrano studi di anatomia dove fasci di muscoli e nervi di figure casuali diventano la parte principale del dipinto, sono gli anni ’90. La sua ricerca artistica verte sulla carnalità di volumi e anche di struttura. Tutto poi si sovrappone a volti rotondeggianti come nei poster cinesi del XVI secolo, con scene popolari e auguranti il buon anno.

Ricordando le celebrità serigrafate di Warhol, i dipinti di Feng riflettono una visione del pop futuristico. I suoi generici ritratti di donne sono influenzati dall’immaginario promozionale con una esttica glamour del desiderio mercificato. Né occidentale né cinese in apparenza, le femmes fatales di Feng sono un ibrido di bellezza commerciale, un prodotto fantascientifico della globalizzazione.

Emblematica la sua capacità di descrivere le figure, i volti, gli sguardi e i pensieri. I suoi primi dipinti sembrano studi di anatomia dove fasci di muscoli e nervi di figure casuali diventano la parte principale del dipinto, sono gli anni ’90. La sua ricerca artistica verte sulla carnalità di volumi e anche di struttura. Tutto poi si sovrappone a volti rotondeggianti come nei poster cinesi del XVI secolo, con scene popolari e auguranti il buon anno.

Ed é così che il maoismo diventa “pop” per Zhengjie, alterando la sua ricerca fino a realizzare immagini bidimensionali, quasi a significare la superficialità della nuova società capitalista, dove ciò che viene esaltato é solo apparenza, necessariamente bella e perfetta. Nei suoi volti però traspare oltre alla plasticità, il vuoto di sentimenti, ideali e l’assenza assoluta della personalità. I suoi soggetti mutano con gli anni, più romantici e reali come “Romantic Trip No.01” del 1996,  un ritratto di una ragazza sposa, con velo e collana di perle.

La serie “Romantic” si compone spesso anche della figura maschile, sempre in una lieta giornata che li vede uniti in matrimonio. Sullo sfondo fiori e putti che man mano si trasformano in personaggi quasi cartoon. Nel 1998 inizia la sua serie “Fashion“, modelle con un rapporto volto-corpo  in assenza di proporzione, dove il volto comincia ad essere un enorme protagonista. Gli anni 2000 sono caratterizzati dalla serie “Coolness“, minute e nude figure femminili poste su piani come tavoli, con labbra, unghie e occhiali verdi e giocattoli di plastica. E infine la serie “China No.” quasi tutti soggetti femminili, dove ciò che viene esaltato solo le labbra, grandi e sensuali, ma anche gli occhi con i loro sguardi strabici, distorti o vuoti, che sembrano guardare il nulla. Donne dalle capigliature più strane, da forme anni ’30 ad altre high tech, capelli ondulati che incorniciano il volto o all’indietro come fossero bagnati.

Le labbra sono la chiave d’ingresso della sensualità, strumento di seduzione, ma anche di comunicazione. Dove l’individuo che le osserva entra in contatto con una certa materialità. Labbra rosse su volti candidi, quasi diafani, quale canone della bellezza cinese. Il contrasto cromatico é molto forte, reso ancora più evidente dal confronto tra il rosso e il verde, i due colori preferiti da Feng Zhengjie, colori della tradizione cinese, l’ideologia “rossa” e le giade “verdi”. Un paese insomma, già bicromico per cultura.

Un legame con la moda? L’ispirazione non manca, anzi un richiamo al mondo “fashion” é evidente. Ma non sono donne di passerelle, sembrano piuttosto modelle di un sogno onirico, sociale e politico.

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