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La Cina va di nuovo ko e il petrolio cade a picco: sulle Borse è di nuovo tempesta

Giornata da incubo in Cina e su tutti i mercati – La Borsa di Shanghai perde il 7% in 14 minuti e scatta subito lo stop alle contrattazioni: a scatenare il terremoto è stata la nuova svalutazione dello yuan – Il petrolio sotto i 34 dollari a barile – Apple di nuovo in discesa – La Cina manda ko il lusso e i petroliferi rotolano – Si difendono le utilities.

La Cina va di nuovo ko e il petrolio cade a picco: sulle Borse è di nuovo tempesta

Allacciate le cinture: si profila un’altra ondata di violenti ribassi sui listini azionari, Piazza Affari compresa. La previsione è facile dopo il crack di Borsa più rapido della storia: stamane Shanghai ha chiuso i battenti dopo soli 14 minuti, sufficienti a provocare un calo dei prezzi del 7%, la soglia oltre cui scatta la sospensione automatica degli scambi.

A scatenare le vendite è stata la nuova svalutazione dello yuan: le autorità di Pechino hanno fissato stamane il livello base del cambio a 6,5646 contro il dollaro, ai minimi dal marzo 2011. La mossa è stata interpretata dai mercati come una sorta di dichiarazione di guerra valutaria da parte della Cina, con l’obiettivo di tamponare la crisi che ha colpito, dopo la manifattura, anche il settore servizi. 

Immediata la risposta degli altri mercati: Tokyo, a metà seduta, perde l’1,7%, Hong Kong -2,8%, Sidney -2,2%. Il dollaro australiano, il più sensibile alle oscillazioni dello yuan, perde lo 0,5%.

IL BRENT SOTTO QUOTA 34, ANCORA GIU’ APPLE

I futures intanto segnalano un’apertura al ribasso per le borse europee: Londra -77 punti a quota 5996, Parigi -67 pb a 4.413, Francoforte -170 a 10.044. Non sono diverse le previsioni per Wall Street: i contratti sull’indice S&P segnalano un calo dell’1,1%. Ieri sera le Borse Usa hanno chiuso in rosso: Dow Jones -1,47%, S&P -1,31%, Nasdaq -1,14%. 

Sui listini americani ha pesato il nuovo calo del petrolio che ha infranto al ribasso la barriera dei 34 dollari, ai minimi dal febbraio 2009. Stamane il Brent tratta a 33,46 dollari (-6% rispetto a ieri).

Ancora giù Apple: -2% a 100,70 dollari dopo esser scivolata nella seduta sotto quota 100. Il mercato sconta la discesa degli ordini di iPhone 6 dalla Cina. 

MILANO LA BORSA PEGGIORE, BENE I BTP

Milano è stata ieri la Borsa che ha pagato il prezzo più alto alla crisi: l’indice Ftse Mib ha ceduto il 2,67%. Perdite meno marcate per gli altri indici, in recupero nel finale: Francoforte -0,93%, Londra -1,04%, Parigi -1,26%. Le tensioni geopolitiche ed il rallentamento dell’economia cinese hanno oscurato le buone notizie macro in arrivo dagli Usa e dall’Eurozona. 

Migliora l’economia Usa (Pmi salito a dicembre a 54 punti dai 53,5 del mese precedente) e cala anche il deficit della bilancia commerciale a -42,3 miliardi di dollari a novembre dai -44,5 del mese precedente, dato sopra le attese. Dalla pubblicazione dei verbali della riunione della Fed emergono però dubbi sulla tenuta della ripresa globale e l’incognita potrebbe condizionare le prossime mosse sui tassi. Il vice presidente della Fed Stanley Fisher ha ribadito che l’aumento nel 2016 di un punto (scaglionato in quattro tappe) è possibile, salvo sorprese. Tipo quelle in arrivo da Shanghai e dal mercato del petrolio. 

Del tutto ignorati a Piazza Affari anche i dati confortanti in arrivo dall’indice manifatturiero italiano, ai massimi dal febbraio del 2011. Ma ha trovato conferma il trend positivo dei titoli di Stato in un contesto di avversione al rischio. Per la prima volta da fine novembre il tasso 10 anni è scivolato sotto 1,50%, a 1,47%. Il rendimento del decennale tedesco (15 agosto 2025) è stato scambiato in area 0,50%, soglia che non si vedeva, anche in questo caso, da fine novembre.

IL BRASILE MANDA AL TAPPETO FCA, FRENA FERRARI

Oggi più che mai d’altronde l’andamento di Piazza Affari è condizionato dagli umori degli investitori internazionali: nel 2015, per la prima volta la quota del mercato italiano controllata da operatori esteri ha superato la soglia dl 50%. Non deve perciò stupire più di tanto l’improvviso tonfo di Fiat Chrysler: -5,2% nel pomeriggio, dopo la nota dell’associazione dei concessionari brasiliani del gruppo da cui merge un calo delle vendite nel 2015 del 25,9%. Per il 2016 si prevede un’ulteriore frenata (-5,9%) del mercato carioca. 

E’ passata in territorio negativo nel finale anche Ferrari (-1,1%), risucchiata dal ribasso generalizzato di Piazza Affari ribaltando il rialzo del 3,3% della mattinata (massimo 46,19 euro). Secondo quanto comunicato dall’Autorità della Borsa di Amsterdam, dove la società ha sede legale, Sergio Marchionne detiene lo 0,8% circa del capitale della casa di Maranello. 

Stamattina gli analisti di Goldman Sachs hanno rettificato il target price a seguito dello scorporo di Ferrari portandolo a 13 dollari (12 euro) e confermando il titolo nella sua Conviction Buy List, la lista dei titoli da acquistare senza dubbi. 

CNH-1,5%. Anche Volkswagen (-2%) ha azzerato i sostanziosi guadagni dell’avvio di giornata. 

BANCHE SOTTO TIRO, MAGLIA NERA PER MEDIOLANUM 

In una giornata in profondo rosso per tutti i comparti il ribasso è stato particolarmente sensibile per le banche. Montepaschi (-3,3%) ha segnato un nuovo minimo storico. Ancora più pesante la caduta di Unicredit (-4,5%). Giù Intesa (-2,5%) e Mediobanca (-2,4%). Sotto tiro le Popolari: Bpm (-3,7%), Popolare Emilia Romagna (-4%), Banco Popolare (-4,2%). 

Le deludenti performance delle Borse affondano gli asset manager, malgrado i dati positivi sulla raccolta. Banca Mediolanum (-6%) è stata la peggiore blue chip. Azimut -2%, Anima -4%, Poste -1,3%. 

PRADA -5,63% ANCHE OGGI. LA CINA AFFONDA IL LUSSO

Nuovo crollo stamane ad Hong Kong per il titolo Prada: -5,63% dai minimi storici toccati ieri mattina. Si profila così un’altra giornata drammatica per il lusso, il comparto più sensibile alla crisi della domanda cinese. Ferragamo , ieri -2,6%, ha lasciato dall’inizio del 2016 sul terreno più del 10%. In calo anche Moncler (-1,1%) e Yoox (-2,6%). Brunello Cucinelli -2,4%. A Parigi Lvmh arretra dell’1,80%, sui minimi da agosto. 

ROTOLANO I PETROLIFERI. MEGLIO LE UTILITIES

Giornata difficile anche per i petroliferi, ancor prima che si scatenassero le vendite serali sul mercato Usa dove il comparto energy ha chiuso a -3,6%. Eni è scesa del 2,8%, Saipem -3,7%, Tenaris -2,3%. Affonda Trevi (-6%). Hanno tenuto meglio le utility: Enel -2,4%, Snam -0,9%, Terna -1,6%, Enel Green Power -2%. Giù infine Telecom Italia (-3%) e Mediaset (-3,8%).

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