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Istituto Cattaneo: “Effetto Renzi sulle elezioni europee”

ANALISI ELETTORALE DELL’ISTITUTO CATTANEO – I partiti di governo perdono terreno in Europa, ma non in Italia – Il Pd beneficerebbe di un effetto Matteo Renzi positivo, al contrario di quanto accade in Gran Bretagna, Francia o Spagna.

Istituto Cattaneo: “Effetto Renzi sulle elezioni europee”

“L’Italia è l’unico fra i grandi paesi europei in cui il principale partito di governo guadagna consensi nelle intenzioni di voto rispetto alle precedenti elezioni legislative”. Parola dell’Istituto Cattaneo di Bologna, che oggi diffonde un’analisi sul prossimo appuntamento elettorale, prendendo spunto dai sondaggi raccolti da Pollwatch2014.

Il Pd beneficerebbe di un effetto Matteo Renzi positivo, al contrario di quanto accade in Gran Bretagna, Francia o Spagna. “L’effetto governo – scrive – penalizzerà i partiti che partecipano all’esecutivo e che esprimono il Primo ministro”. Eccezion fatta per l’Italia. 

“I partiti di governo sono destinati a perdere voti in 22 paesi su 27”. Stessa sorte tocca ai “partiti che esprimono il Primo ministro, che perderanno voti in 21 casi su 25”. Un vero terremoto, una fase politica in cui il potere logora chi ce l’ha soprattutto nei grandi paesi: “nel Regno Unito la coalizione formata da Conservatori e Liberal-democratici va incontro a un risultato catastrofico (-29,9%, con i Conservatori del Primo ministro David Cameron che perderebbero oltre il 15%); pesanti le perdite del Partito Popolare in Spagna (-8,3%) e quelle dei socialisti francesi (-10,9%). Va un po’ meglio alla CDU della cancelliera Angela Merkel (-3,5%), mentre i socialdemocratici, pure inclusi nella coalizione, recupererebbero leggermente rispetto alle precedenti elezioni federali (+1,6%)”.

In questo quadro, spicca l’eccezione dell’Italia. “Il Partito democratico, nelle intenzioni di voto, recupera terreno rispetto al risultato deludente del febbraio 2013 (+6,8%). È anzi uno dei pochi paesi (l’unico fra i grandi paesi) in cui l’effetto governo porterà verosimilmente un aumento di consensi per il partito del Primo ministro”. Lo stesso confronto non può avvenire per il Pdl, sostiene l’Istituto, a causa della scissione e del passaggio all’opposizione di Forza Italia.

Le cose cambiano, ma solo leggermente, inserendo la variabile tempo: “tendenzialmente – aggiunge il Cattaneo – i governi a inizio mandato ottengono risultati migliori di quelli rodati, pur nel quadro di una generalizzata diminuzione di consensi. Il calo nelle intenzioni di voto ai partiti del Primo ministro entrati in carica da meno di 180 giorni si ferma a -1,6% (-2,7% considerando tutti i partiti della coalizione), ma cresce fino a -3,5% per i partiti in carica da più di 180 giorni (-7,7% considerando tutti i partiti).

La Francia, stato in cui il governo è entrato in carica da poche settimane (Manuel Valls ha sostituito Jean-Marc Ayrault alla guida dell’esecutivo all’inizio di aprile), costituisce l’eccezione più vistosa a questa tendenza. In proposito, bisogna osservare però come la forma di governo duale di questo paese renda spurio l’effetto “luna di miele”. La formazione di un nuovo governo è bilanciata dalla continuità rappresentata dal Presidente François Hollande, che nel sistema politico francese ha il potere di nominare il Primo ministro e di co-dirigere l’azione del governo. Se, tenendo conto di questo fatto, escludiamo la Francia dal novero dei governi a inizio mandato, il dato è anche più chiaro: i partiti del Primo ministro in carica da non più di 180 giorni di attività perdono lo 0,5% nelle intenzioni di voto, mentre i partiti di governo perdono in media l’1,6% dei consensi”.

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