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Istat: la recessione sta per finire, ma il lavoro non riparte

Secondo l’Istituto di statistica, inoltre, il forte calo del prezzo del petrolio avrà alcun effetto sul Pil italiano del 2015.

Istat: la recessione sta per finire, ma il lavoro non riparte

La recessione per l’economia italiana dovrebbe terminare nei prossimi mesi, ma per il mercato del lavoro la situazione resta difficile. Lo afferma l’Istat nella nota mensile sull’andamento dell’economia. “La fase di contrazione dell’economia italiana – sottolinea l’istituto di statistica – è attesa arrestarsi nei prossimi mesi, in presenza di segnali positivi per la domanda interna. Le condizioni del mercato del lavoro rimangono tuttavia difficili, con livelli di occupazione stagnanti e tasso di disoccupazione in crescita”.

Secondo l’Istat, inoltre, il forte calo del prezzo del petrolio avrà alcun effetto sul Pil italiano del 2015, contrariamente alla scuola di pensiero più volte citata dal ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, secondo cui il prodotto interno lordo sarebbe cresciuto di mezzo punto percentuale. A livello di Eurozona il beneficio “sarebbe stimato pari a 0,1 e 0,3 decimi di punto, rispettivamente nel 2015 e 2016. Nel 2015, l’impatto sarebbe nullo in Italia e Germania e pari a un decimo di punto in Francia e Spagna”, mentre nel 2016 l’effetto positivo varierebbe tra un decimo in Germania e 3 decimi in Francia”.

D’altra parte, i risultati della simulazione, aggiunge l’istituto di statistica, “mostrano effetti sull’andamento dei prezzi piuttosto marcati. Per l’area euro, la spinta disinflazionistica derivante dalla importazione dei prodotti energetici peserebbe sull’andamento dei prezzi al consumo già nella media del 2015 (per quattro decimi di punto rispetto allo scenario base), per poi quasi raddoppiare l’anno successivo”.

L’Istat fa sapere infine che nel quarto trimestre del 2014 è proseguita la stagnazione del Pil italiano: “Nel complesso – sottolinea l’istituto di statistica – l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana confermerebbe una sostanziale stazionarietà della crescita nel trimestre finale dell’anno”.

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