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Impregilo, il destino nelle mani di Atlantia

La famiglia Gavio è pronta a rilevare da Fonsai il 33% della holding Igli, proprietaria del 29% di Impregilo – Se lo scambio dovesse avvenire in questi termini il gruppo di Tortona diventerebbe azionista di maggioranza del general contractor italiano – Se invece Atlantia farà valere il suo diritto di opzione, lo scettro finirà nelle mani di Salini.

Impregilo, il destino nelle mani di Atlantia

Tra le decisioni più rilevanti prese dal consiglio di amministrazione di Fonsai venerdì scorso, spicca l’aver accettato l’offerta della finanziaria Argo (del gruppo della famiglia Gavio) per il 33% della holding Igli, proprietaria del 29% di Impregilo. Così la famiglia Ligresti ha rinunciato al big italiano delle costruzioni e oggi i vertici si riuniranno per lo scambio tra il pacchetto di Fonsai e gli stimati 85 milioni in contanti che riceverà dalla famiglia Gavio. Grazie a questa mossa il gruppo di Tortona potrebbe disporre del 66% di Igli, scatola in cui è parcheggiato il 29% di Impregilo. Ma il condizionale è d’obbligo. 

Atantia, gruppo Benetton, non solo controlla il restante 33%, di Igli ma dispone di una prelazione per rilevare la metà del socio venditore, cioè Fonsai. Non è affatto escluso che Atlantia eserciti il diritto – acquistando il 16,5% di Igli e quindi il 5% di Impregilo – salendo così ad una quota di poco superiore al 14% in Impregilo (la stessa di Gavio) per poi allearsi a Salini, primo socio singolo, proprietario del 15%.

Ma quale sarebbe il cemento dell’unione? Salini ha già espresso la volontà di concentrare Impregilo nel business costruzioni liberandosi delle partecipazioni nelle autostrade sudamericane, cioè Ecorodovias, che in questo momento hanno un valore di Borsa superiore alla stessa Impregilo.

Non ci vuole troppa fantasia ad immaginare che Atlantia sia l’acquirente più interessato alle concessioni autostradali, business che non interessa a Salini, deciso a dar vita ad un gruppo che salga nella top ten europea del settore costruzioni. Ma Gavio non starà di sicuro a guardare. Così come i soci di minoranza che temono una “svendita” del tesoro latinoamericano. La prossima mossa, comunque, tocca ai Benetton, che hanno 60 giorni di tempo per decidere se esercitare o meno l’opzione su metà della quota Fonsai.

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