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Il futuro delle banche del Nord Africa all’indomani della primavera araba

Lo studio del Monte dei Paschi di Siena: la crescita del Pil è in calo nei Paesi che hanno subito rivoluzioni, come Egitto e Tunisia, mentre si assesta sul +4% in Algeria e Marocco. Le turbolenze hanno influito anche sul processo di bancarizzazione: il sistema migliore per avvicinare la popolazione al mondo bancario è il mobile banking

Il futuro delle banche del Nord Africa all’indomani della primavera araba

Dopo una crescita del Pil nord-africano che nel 2010 ha raggiunto il 3.8%, le attese su quello 2011 dei paesi coinvolti nella stagione della primavera araba sono di una modesta crescita per Tunisia (+0% rispetto al +3.1% del 2010) ed Egitto (+1.2% rispetto al +5.1% del 2010), nonché di un calo a doppia cifra per la Libia. Algeria e Marocco, meno impattate dal movimento rivoluzionario, dovrebbero attestarsi su una crescita di circa il 4% in linea con il 2010.

Queste le prime valutazioni emerse da uno studio realizzato dall’Area Research della Banca Monte dei Paschi di Siena attraverso il quale è stato analizzato l’impatto che le turbolenze politiche hanno avuto sui sistemi bancari locali e come stia proseguendo il processo di bancarizzazione.

Un forte impatto negativo è stato registrato anche in un settore strategico per l’area come il turismo, che rappresenta circa il 10% del Pil per l’Egitto e la Tunisia, e che ha visto crollare gli arrivi del 40% da inizio anno per l’Egitto ed in misura più significativa per la Tunisia. I CDS (credit default swap) governativi dei paesi del Nord Africa sono ritornati su livelli massimi da inizio anno, oltre che per le tensioni politiche, anche per il significativo indebolimento dei conti pubblici con il rapporto deficit su Pil pesantemente salito nel 2011.

Il processo di bancarizzazione del Nord Africa – Il numero di banche, presenti in ogni paese del Nord Africa, varia anche a seconda delle forme di governo; in alcuni casi l’influenza dello stato nel sistema bancario è rilevante, tanto che la maggior parte di esse sono banche pubbliche o private con ampie partecipazioni pubbliche. Basti pensare che il controllo pubblico varia dal 27% degli attivi bancari in Marocco, all’85% in Algeria. L’Egitto è il paese con un numero più alto di banche, 39; a seguire il Marocco con 26 istituti di credito, infine Algeria e Tunisia contano entrambe 21 banche.

Tra le migliori 50 banche del continente, il peso del sistema bancario nordafricano, in termini di attivi, è significativo e corrisponde a più di 350 miliardi di dollari, circa il 35% del totale. L’Egitto, per la struttura del suo sistema bancario e la posizione di leader che occupa nel Nord Africa, contribuisce alla performance dei top 50 con 22 banche e una percentuale di attivi sul totale del continente di circa il 30%. Marocco, Algeria e Libia contribuiscono rispettivamente per il 24%, 15% e 11%; la Tunisia, nonostante abbia un numero elevato di banche, detiene un livello di attivo pari a 27 miliardi, nettamente inferiore ai 3 paesi precedenti, rappresentando il 7% del totale; ciò mostra che le migliori banche tunisine non hanno dimensione contabile equiparabile a quella dei paesi circostanti.

Per capire l’effettiva estensione del sistema bancario, non è sufficiente considerare solo il numero di banche presenti in un paese ma è importante anche esaminare l’andamento della densità bancaria, cioè la distribuzione delle banche per ogni singolo paese rispetto agli abitanti.

L’Egitto ha registrato, nel 2009, la più alta densità bancaria dell’area, con 22 filiali ogni 100.000 abitanti. Il Marocco e la Tunisia, rispettivamente con 19 e 15 filiali, si sono mantenuti su valori approssimativamente vicini a quello egiziano; fa eccezione l’Algeria che ha una densità di due terzi inferiore a quella della Tunisia, nonostante entrambe abbiano lo stesso numero di banche. Un raffronto essenziale, per valutare lo sviluppo del sistema bancario nordafricano, va fatto con la media UE, pari a 42, indicativa del fatto che i panorami bancari europei sono di gran lunga più evoluti, ramificati e ben distribuiti.

La scarsa bancarizzazione del continente africano è senza dubbio correlata alla limitata diffusione delle filiali bancarie, basti pensare che l’Etiopia conta una filiale ogni 100.000 abitanti mentre la Spagna presenta 96 filiali ogni 100.000 abitanti. Le Banche locali, per avvicinare la popolazione africana al mondo bancario, hanno adottato diverse strategie.

Le filiali mobili prefabbricate alimentate ad energia solare, per esempio, hanno permesso di superare il problema (evidenziato da un recente sondaggio condotto dall’ONU e da CGAP in Sud-Africa) della distanza tra le banche e i potenziali ‘clienti’, consentendo pagamenti alternativi al contante nelle zone più recondite del Paese.

Tuttavia la costruzione di reti di filiali risulta altamente costosa, per questo la soluzione migliore per il continente africano sembra essere il mobile banking che permette di utilizzare i cellulari per effettuare pagamenti, fare dunque money transfer, un servizio a basso costo che sfrutta un mezzo altamente diffuso (lanciato da Vodafone e Safaricom nel 2006 e attualmente utilizzato da quattro milioni di Keniani). Basti pensare che nel 1996 il numero di telefoni cellulari in Africa ammontava appena ad un milione, attualmente se ne contano ben 278 milioni.

La Finanza Islamica ed il Nord Africa – La penetrazione della Finanza islamica nei paesi del Nord Africa, al contrario di quello che si potrebbe pensare, è ad oggi molto limitata. Solo il 4.9% degli attivi finanziari in Egitto sono legati alla finanza islamica, appena il 2.2% in Tunisia e l’1.1% in Algeria. In Marocco ed in Libia non ci sono banche islamiche. Questi dati contrastano con il 100% in Iran, il 61% nei paesi del Golfo ed il 30% in Malesia.

Le ragioni del ritardo dello sviluppo della finanza islamica nei paesi del nord africa sono molteplici. In generale la normativa su prodotti bancari islamici è assente o insufficiente. Nei paesi del Nord Africa le regolamentazioni bancarie non distinguono tra finanza convenzionale ed islamica per quanto riguarda il reporting finanziario, i ratios patrimoniali e la regolamentazione sulla liquidità, determinando un chiaro svantaggio competitivo per le banche Sharia Compliant che hanno un diverso business model. Da sottolineare anche che il successo di prodotti sharia compliant, laddove presenti nel Nord Africa, è limitato al momento come testimonia un rapporto delle Nazioni Unite del 2010. Anche l’attenzione della stampa per questo tipo di prodotti è decisamente inferiore nei paesi del Nord Africa rispetto ai paesi del Golfo.

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