Condividi

IL CLASICO – Clamorosa vittoria del Barcellona sul Real Madrid di Ancelotti: 3-4

IL CLASICO DI SPAGNA – Tre gol di Messi (due su rigore) ribaltano i pronostici e regalano l’ennesimo Clasico al Barcellona che trafigge il Real Madrid di Ancelotti e riapre la corsa allo scudetto che per ora vede al comando l’Atletico di Simeone – Espulso Sergio Ramos – Ai madrileni non sono bastati i gol di Ronaldo e di Benzema

IL CLASICO – Clamorosa vittoria del Barcellona sul Real Madrid di Ancelotti: 3-4

La celebrazione di un calcio unico. Volendo, potrebbe essere stato questo il significato del Clasico di ieri, la sfida che per la 259esima volta metteva di fronte Real Madrid e Barcellona, le due squadre più titolate di Spagna. Ovviamente è stato anche molto altro.

A vincerlo è stata la squadra forse sfavorita, il Barça del Tata Martino, ma soprattutto di un magnifico Iniesta e del fenomenale Leo Messi, tornato a vincere anche la sfida nella sfida con l’altro alieno Cristiano Ronaldo per il titolo, pleonastico se ce n’è uno, di miglior giocatore del mondo. Tre gol, per la pulce argentina (due su rigore), e un’infinita teoria di invenzioni che hanno messo a ferro e fuoco la difesa ballerina del Real.

Un Messi tornato a luccicare dopo un periodo un po’ così (per uno come lui, s’intende), fugando per una notte anche i dubbi sulle sue condizioni fisiche e su una squadra, il Barcellona, che da un po’ di tempo a questa parte ha iniziato a lanciare segnali inequivocabili di fine ciclo: non più la banda gioiosa di Guardiola, né la stanca imitazione di Roura-Vilanova, ma qualcosa di diverso e ibrido, ancora privo di una sua propria dimensione, ma non, evidentemente, di una sua grandezza.

Ha vinto il Barcellona, rimettendosi di prepotenza al centro della lotta per la conquista della Liga (e chissà che, tra i due litiganti, non finisca per godere il terzo: l’Atletico Madrid del Cholo Simeone), ma è stata una partita talmente grande da ospitarne al suo interno molte altre, che potevano condurre a qualsiasi risultato.

Dopo essere passato in vantaggio sull’asse Messi-Iniesta al 7′, infatti, il Barcellona sfiorava il due a zero con la pulce argentina, che chiudeva troppo la conclusione mancina. Come recita il vecchio adagio, al gol sbagliato da Messi faceva da immancabile contrappunto un gol segnato dal Real, anzi due: Benzema, con una doppietta a cavallo tra il 20′ e il 24′ ribaltava il risultato e a quel punto era il Barça a rischiare la capitolazione, evitata solo da un salvataggio sulla linea di Pique e dal gol di Messi, che sul finire del primo tempo ristabiliva la parità.

Nella ripresa aveva luogo la sagra dei rigori dubbi. Lo sciagurato Undiano Mallenco mandava sul dischetto prima (55′) Cristiano Ronaldo, a dire il vero un po’ in ombra, per un fallo fuori area di Dani Alves e poi (63′) Leo Messi, per la solita caduta troppo facile di Neymar. Nell’occasione l’arbitro espelleva anche Sergio Ramos. Sul tre a tre, e con un uomo in più, il Barça prendeva d’assedio (avvolgendo a modo suo: niente assalti all’arma bianca) l’area madridista fino al nuovo rigore che chiudeva la contesa, probabilmente l’unico che c’era, per un sandwich falloso di Xabi Alonso e Varane sul mago Iniesta. Dal dischetto Messi fissava il risultato sul 4 a 3.

Ma tutti questi rigori e tutte le polemiche (guardare, per credere, le parole al vetriolo di un Cristiano Ronaldo in vena di complottismi) non sporcano quello che è stato, né attenuano la vaga malinconia dello spettatore italiano di fronte a un ritmo di gioco insostenibile per ognuna delle nostre squadre (sì, anche la mirabolante Juve di Conte: l’insufficiente ruolino europeo sta lì a dimostrarlo). Più che una partita è stato uno spettacolo pirotecnico, la celeb razione di un calcio unico.

Commenta