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Gasdotto Tap, il Tar boccia il ricorso della Regione Puglia

Respinta l’istanza per una sospensiva cautelativa della decisione del ministero Ambiente – Consorzio Tap: “E’ un grande successo” – Vendola: “La partita non è chiusa”.

Gasdotto Tap, il Tar boccia il ricorso della Regione Puglia

Il Tar del Lazio ha bocciato il ricorso della Regione Puglia, che aveva chiesto di sottoporre il progetto per il gasdotto Tap (Trans adriatic pipeline) alla valutazione più restrittiva della direttiva Seveso, non ritenuta applicabile, invece, dal ministero dell’Ambiente. 

La Regione è contraria alla costruzione del gasdotto per motivi ambientali e aveva chiesto una sospensiva cautelativa della decisione del ministero. Il gasdotto in questione dovrebbe portare nel 2020 il gas azero in Europa passando per Turchia, Grecia e Italia. Il Tap, che dovrebbe approdare in Salento, dov’è previsto che si colleghi alla condotta della rete Snam, è inserito fra le strutture strategiche italiane.

Il tribunale, ritenendo “che non siano ravvisabili, in questa fase, i presupposti del pericolo di pregiudizio irreparabile, in quanto è ancora ‘in fieri’ il procedimento di autorizzazione unica, respinge l’istanza cautelativa”. Il Tar ha condannato la Regione Puglia al pagamento delle spese, “insolita in questa fase del processo”, sottolinea Tap, che è stata assistita dal prof. Fabio Cintioli del foro di Roma e dagli avvvocati Luca Alberto Clarizio, Marco Lancieri e Francesco Cantobelli dello studio Nextlaw di Bari. Il Tap giudica la decisione del Tar “un importante successo”. Al consorzio Tap partecipano Bp (20%), Socar (20%), Statoil (20%), Fluxys (19%), Enagás (16%), e Axpo (5%).

“La partita è tutt’altro che chiusa – ha commentato il governatore della Puglia, Nichi Vendola –. L’ordinanza del Tar Lazio restituisce alla Presidenza del Consiglio la titolarità di una scelta in merito all’applicazione della direttiva Seveso ad un impianto, quale la cabina di pressurizzazione, che noi riteniamo soggetto a rischio d’incidente rilevante. Ricordo che la normativa Seveso serve a tutelare la salute umana e l’ambiente dai rischi derivanti dalle attività industriali, e che tali rischi, purtroppo, hanno dimostrato nei fatti di essere reali, come dimostra l’incidente della scorsa settimana al metanodotto abruzzese”.

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