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Eurozona, Industria: la recessione continua, a settembre l’indice Pmi segna 48,5 punti

Per il secondo mese consecutivo il dato sull’intera area euro rimane sotto la soglia dei 50 punti, in pieno territorio recessivo – Oltre all’Italia (48,3), tutti i principali Paesi dell’unione monetaria fanno segnare indici in contrazione – Male la Francia (48,2), ancora peggio la Spagna (43,7) – Unica eccezione la Germania (50,3).

Eurozona, Industria: la recessione continua, a settembre l’indice Pmi segna 48,5 punti

Continua la recessione per l’industria dell’Eurozona. Secondo gli ultimi dati pubblicati da Markit Economics, a settembre l’indice Pmi si è attestato sui 48,5 punti, contro i 49 di agosto. Per il secondo mese consecutivo il dato è rimasto così inferiore a quota 50 punti, soglia di demarcazione tra espansione e contrazione dell’attività. L’ultimo valore registrato è il più debole degli ultimi 25 mesi. Intanto, gli ordini hanno subito nuovi cali, lasciando presagire ulteriori flessioni sull’attività.

La tendenza è generalizzata. Tutti i maggiori paesi dell’area euro vedono i relativi indici Pmi sulle imprese del manfatturiero sotto quota 50 punti, con l’unica eccezione della Germania (50,3 punti). L’Italia ha fatto registrare una leggera ripresa su base mensile (da 47 a 48,3 punti), rimanendo comunque in territorio recessivo. In Francia l’indice è a 48,2 punti, ai minimi da 26 mesi, mentre la Spagna si ferma a quota 43,7, la peggiore performance degli ultimi 27 mesi. Nell’insieme dell’Eurozona il ritmo di creazione di nuovi posti di lavoro nel settore manifattutrierio è calato ai minimi da 15 mesi.

Restringendo l’obiettivo sull’Italia, Markit ha rilevato che la produzione industriale è cresciuta al ritmo più alto degli ultimi quattro mesi, ma la dinamica sembra scontare anche le giacenze accumulate sui mesi precedenti. Intanto si è registrata una nuova flessione sugli ordini e i tagli occupazionali sono stati i più consistenti dall’aprile del 2010. “La ripresa delle attività potrebbe non durare molto – sottolinea Phil Smith, economista di Markit -, per dare anzi spazio ad una contrazione della produzione nel quarto trimestre”.

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