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Elezioni Usa, intervista a Giacomo Vaciago: “Obama ha capito, non c’è risanamento senza crescita”

PARLA L’ECONOMISTA GIACOMO VACIAGO – “Non c’è risanamento senza crescita, non c’è ricchezza senza industria: Obama lo ha capito e ha vinto” – “Il leader dei democratici è l’unico del mondo occidentale a essere stato rieletto nonostante la crisi” – “Il Fiscal Cliff assomiglia al nostro spread, a causa del quale un anno fa eravamo sull’orlo del baratro”.

Elezioni Usa, intervista a Giacomo Vaciago: “Obama ha capito, non c’è risanamento senza crescita”

“Non c’è risanamento senza crescita, non c’è ricchezza senza industria, Obama lo ha capito e ha vinto”. Per Giacomo Vaciago il nodo del successo elettorale del Presidente Usa e del futuro dell’occidente è in una ricetta economica classica. Con FIRSTonline l’economista commenta la faticosa, ma importante vittoria del 44esimo presidente Usa e i suoi effetti sull’economia mondiale.

FIRSTonline – Professor Vaciago Barack Obama ce l’ha fatta nonostante la crisi, come possiamo interpretare questo risultato?

E’ vero, Obama è un’eccezione nel panorama mondiale: da Sarkozy a Gordon Brown a Zapatero nessun leader europeo, negli ultimi cinque anni, è sopravvissuto a questa fase economica. Evidentemente gli americani non identificano il loro presidente con la crisi. Questo fa ben sperare anche per Angela Merkel.

FIRSTonline – Perché noi speriamo che la Merkel venga confermata…

Direi di sì, visto che è capace di trascinare con sé i tedeschi, di aumentare di 3 punti l’Iva e di investire nell’industria. Scelte che dovrebbero far riflettere François Hollande. Qualcosa che ha capito Barack Obama, che ha convinto lo Stato dell’Ohio e promosso persino Marchionne. Una vittoria faticosa ma molto meritata. Guai se ci fossimo trovati oggi con Mitt Romney alla Casa Bianca, avrebbe passato i primi 2 anni a distruggere quello che Obama aveva costruito, poi a capire cosa doveva fare, quindi a ripartire per una campagna elettorale. Si sarebbe perso molto tempo.

FIRSTonline – Quali sono i primi problemi che il Presidente si troverà di fronte?

Il problema degli Stati Uniti, come quello dell’Italia, è la crescita. In un certo senso Romney aveva ragione: l’America deve stare attenta a non diventare l’Italia, ma non per quello che lui sosteneva, perché la spesa pubblica è buona se è produttiva. Bisogna ripartire da un grande paese industriale, questo ha un futuro di fronte a sé, dà speranza anche agli ultimi, i quali oggi possono persino aspirare alla Casa Bianca. Gli stereotipi del Cawboy non funzionano più e la finanza non offre reali prospettive di ricchezza. Romney è rimasto un ragazzo da Isole Cayman, da soldi facili e altrettanto effimeri. Obama invece ha dimostrato di guardare la realtà più a fondo, come dovrebbe fare al più presto Hollande e come dovrà fare, si spera, fra un anno Bersani. La sinistra nel mondo si muove in questa direzione, forse sospinta da una sorta di marxismo sottosopra. Ricordiamoci sempre che l’industria causa ricchezza, per dirla con Adam Smith. Obama ha capito che deve fare leva sulla forza delle Università, dove studiano i migliori di tutto il mondo, non solo i ragazzi americani. Un po’ come a Firenze, non quella di Renzi però, quella del ‘400.

FIRSTonline – Quanto pesa l’incognita Fiscal Cliff?

Senza crescita c’è inevitabilmente il fallimento. Bisogna quindi ridurre le spese inutili e consolidare il debito. Per un debito enorme come quello statunitense ci vogliono almeno 10-15 anni, tanto più che gli americani non sono risparmiatori, quindi quel debito è nel portafogli del mondo e fa molta paura. Il Fiscal Cliff assomiglia al nostro spread, a causa del quale un anno fa eravamo sull’orlo del baratro. Gli Usa, come l’Italia, devono fare di più per la sostenibilità del loro debito. Grazie a Bernake in questi anni hanno comprato tempo, ma ora Obama è al suo secondo mandato, non ha scadenze elettorali di fronte e deve agire con determinazione.

FIRSTonline – I rapporti Usa-Europa come potranno evolversi?

Stati Uniti e Unione devono fare squadra. Bisogna che gli americano vadano un po’ meno a Pechino, perché non possono parlare soltanto coi loro creditori. Dovrebbero tornare alle origini, all’Europa, ci vorrebbe una Nato pacifica, che tenesse assieme Bruxelles e Washington.

FIRSTonline – Possiamo sognare anche noi che il meglio debba ancora venire?

Bisogna essere all’altezza dei compiti che ci stanno di fronte, è necessario ridimensionare il peso delle finanza, l’ubriacatura degli anni ’90 e i miracoli che prometteva, rimboccarsi le maniche e collegare il cervello alle braccia. Dopodiché ce la faremo? Yes, we can.

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