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Due terzi degli italiani pensa che il welfare pubblico diminuirà nei prossimi anni

RICERCA CONDOTTA DA SWG PER IL GRUPPO ASSICURATIVO GENWORTH – In un contesto di diminuzione delle coperture pubbliche, i servizi ritenuti più importanti da salvaguardare sono gli interventi legati alla disoccupazione (33% dei rispondenti), seguiti da quelli relativi alla salute (22%)

Due terzi degli italiani pensa che il welfare pubblico diminuirà nei prossimi anni

Quasi 2/3 dei cittadini ritiene che nei prossimi anni si andrà ad una riduzione della copertura posta in essere attualmente dal welfare pubblico. Meno di 1/3, invece, valuta che la situazione presente potrebbe continuare. In un contesto di diminuzione delle coperture pubbliche, i servizi ritenuti più importanti da salvaguardare sono gli interventi legati alla disoccupazione (33% dei rispondenti), seguiti da quelli relativi alla salute (22%). In caso poi di diminuzione di reddito per cause contingenti, il 29% si affiderebbe al welfare pubblico mentre solo un italiano su dieci utilizzerebbe una forma di welfare privato quale l’assicurazione. Infine, gli italiani – consci delle modificazioni che avverranno nel sistema – indicano un favore molto largo per un welfare che si organizza attorno a un’opzione mista di pubblico e privato.

Sono i dati principali che emergono da una ricerca condotta da SWG sul futuro del welfare in Italia in termini di sanità, interventi per la disoccupazione, servizi e pensioni commissionata dal gruppo assicurativo Genworth, specializzato nella protezione del tenore di vita. La ricerca è stata dibattuta nell’ambito dell’incontro organizzato da Genworth il 4 luglio con le Istituzioni, che si è incentrato sull’importanza della collaborazione tra queste ultime ed il mondo finanziario e assicurativo, per la costruzione di un nuovo welfare. All’incontro, moderato dal Segretario Generale di Assofin Umberto Filotto, sono intervenuti il Presidente della Fondazione Forum ANIA-Consumatori Silvano Andriani, il Direttore Centrale dell’ABI Gianfranco Torriero e Giovanni Calabrò, Direttore della DG per la Tutela del Consumatore presso l’AGCM.

“Gli italiani confermano di essere consapevoli della necessità di un nuovo welfare, basato su una maggiore collaborazione tra pubblico e privato” – ha dichiarato Valeria Picconi, Direttore Generale di Genworth per l’Italia. “In questo contesto c’è una richiesta di un ruolo per il settore privato – assicurazioni incluse – nell’integrare il sostegno fornito dal welfare. Ma emerge anche un nitido “gap di protezione” visto che solo il 9% degli italiani dispone di una assicurazione per supportarli nei momenti critici. C’è quindi un’opportunità per aiutare gli italiani ad aumentare la propria protezione e per consentire al mondo bancario e assicurativo di fornire un contributo al nuovo welfare. Questo sarebbe più facile se gli italiani fossero incoraggiati a prendersi una maggiore responsabilità personale per il proprio futuro finanziario, per esempio attraverso l’introduzione di un sistema di incentivi, che comprenda possibili stimoli anche di natura fiscale”. “Necessità di interventi di riorganizzazione del welfare, crisi economica e emergenze sociali si intrecciano e lasciano intravvedere la consapevolezza di una buona parte dei cittadini che tali temi vanno affrontati anche con soluzioni nuove”, ha commentato Maurizio Pessato, vice Presidente di SWG. “Da questa indagine abbiamo colto una ampia disponibilità a verificare nuove modalità per la gestione della sicurezza sociale”.

Per quanto riguarda l’intensità della decurtazione delle prestazioni e servizi, secondo gli intervistati, questa avrà un’intensità differenziata. Si può stimare che, nell’insieme, la percezione dell’opinione pubblica sia di una riduzione di almeno 1/4 in media dell’attuale sistema. Un’ampia base di servizi e interventi pubblici, pertanto, secondo i cittadini, rimarrà ma vi è la consapevolezza che occorrerà integrare in modo non marginale le attuali erogazioni.

Quasi la metà dei cittadini pensa che la riduzione non sarà drastica, attestandosi intorno al 30%. A pensarlo sono soprattutto le persone a scolarità alta e nelle fasce d’età 18-24 e 45-54 anni. Un terzo ritiene che la diminuzione sarà nell’ordine tra il 30 e 50%, in particolare le persone di scolarità media e le fasce giovani della popolazione (18-24 e 35-44). Sono invece i quarantenni e i cittadini tra 55 e 64 anni a pensare a una diminuzione tra il 50 e 70% mentre solo il 6% intravvede un welfare quasi azzerato.

In un contesto di una diminuzione delle coperture pubbliche emerge una netta gerarchia degli ambiti oggetto dei servizi e delle prestazioni che vengono ritenuti più importanti da salvaguardare per vivere con maggior tranquillità e in condizioni di sicurezza. Al primo posto (33% degli intervistati) emerge il tema degli interventi legati alla perdita del lavoro – la cassa integrazione. Opzione legata, con evidenza, alla lunga crisi e al timore di fondo della mancanza di lavoro. Segue il nodo della salute (22%) che coinvolge, in diversa misura e forma, tutti i cittadini. Con un certo rilievo viene posto anche il tema dell’istruzione (16%), chiave per una crescita personale.

Da queste scelte di priorità emergono dunque quali sono i punti nevralgici per una prossima riorganizzazione del sistema. Analizzando ulteriormente gli aspetti che influiscono sul tema della sicurezza, è stata verificata la reazione alla riduzione del reddito per cause contingenti: quasi 1/3 si indirizzerebbe sul sostegno del welfare pubblico, 1/4 potrebbe contare sui propri risparmi, 1/5 farebbe riferimento alla rete di relazioni, 1/10 utilizzerebbe la sua assicurazione, cioè una forma di welfare privato. Nell’indagine sul risparmio effettuata a dicembre da SWG per Genworth si è stimato che il 49% delle famiglie utilizza il risparmio per integrare le entrate ridotte a causa della crisi. Dall’indagine attuale si nota che una parte di queste famiglie farebbe ulteriormente ricorso al risparmio mentre altre potrebbero ricorrere ad interventi esterni come il welfare e le assicurazioni. Si conferma che oggi, quindi, il welfare pubblico, e in minor parte, privato è un essenziale tassello della tenuta delle famiglie. E che senza questa realtà sarebbe difficile reggere a qualsiasi emergenza.

Come anticipato, l’opinione pubblica, infine, reagisce a quanto ritiene che si stia configurando e propone delle linee di condotta: quasi 2/3 resterebbe in un sistema di welfare a copertura pubblica anche con la conseguenza di un aumento delle imposizioni fiscali, attorno ad 1/4 accetterebbe l’opzione di un sistema di natura privata, i 3/4 dei cittadini sarebbero favorevoli ad un sistema misto pubblico-privato. Si colgono dunque due aspetti simmetrici. Di fronte ad una scelta netta la maggioranza tende ad affidarsi alla tradizione, mentre una parte minoritaria chiede una gestione di tipo nuovo. I cittadini, però, hanno segnalato che delle modificazioni avverranno nel sistema e, così, indicano un favore molto largo per un welfare che si organizza attorno a un’opzione mista di pubblico e privato.

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