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Brexit fa paura: banche in fuga dalla City

L’ultima è stata Hsbc, che ha annunciato il trasloco a Parigi – Deutsche Bank, Morgan Stanley, Citigroup, Standard Chartered e Nomura hanno scelto Francoforte, mentre Barclays va a Dublino – Il timore è che il divorzio dall’Ue arrivi senza un accordo: in quel caso, chi opera da Londra avrebbe problemi di accesso ai mercati

Brexit fa paura: banche in fuga dalla City

La paura di una hard Brexit alimenta la fuga delle banche dalla City. L’ultima in ordine di tempo è stata Hsbc, il più imponente colosso bancario d’Europa, che lunedì ha annunciato il trasloco del coordinamento delle sue attività nel Continente da Londra a Parigi. In tutto, circa mille posti di lavoro.

Pochi giorni prima lo stesso annuncio era arrivato da Deutsche Bank, che ha scelto Francoforte come meta. Anche JP Morgan e Goldman Sachs hanno deciso di spostare una parte dello staff, mentre Bank of America ha già dato il via ai primi duecento spostamenti, suddivisi fra Parigi e Francoforte. Morgan Stanley, Citigroup, Standard Chartered e Nomura hanno optato per Francoforte, mentre Barclays ha scelto Dublino.

Per ora l’esodo è ancora ridotto, dal momento che il settore della finanza impiega nel Regno Unito 2,3 milioni di persone (483mila solo nella City), pari al 7% della forza lavoro nazionale. Ma nei prossimi mesi i trasferimenti rischiano di moltiplicarsi.

Il motivo? Ormai le banche hanno scarsa fiducia nelle capacità negoziali del governo May e – considerato anche che il tempo stringe: la Brexit scatterà ufficialmente il 19 marzo 2019 – non credono alla possibilità di un accordo generale con Bruxelles prima del divorzio. A oggi, la prospettiva più verosimile è quella di una separazione disordinata, che vorrebbe dire per chi opera dall’UK un accesso molto più difficile al mercato comunitario.

Per questo le maggiori aziende stanno spostando i loro quartier generali in altri Paesi dell’Ue (su tutti Francia, Germania e Irlanda). Se non lo facessero, fra meno di un anno rischierebbero di trovarsi in difficoltà nella gestione e nel coordinamento delle attività europee.

Al momento, però, il quadro è ancora incerto. La questione è al centro delle trattative sulla Brexit, con Londra che vorrebbe conservare almeno un accesso parziale ai mercati europei e Bruxelles che intende negarglielo in assenza di aperture su altri fronti.

Per questo dei 222 grandi istituti seguiti dall’agenzia di consulenza Ernst & Young, più di uno su tre sta valutando o ha già deciso di spostare da Londra almeno una parte dei propri dipendenti e delle proprie attività. Intendiamoci, la City non è ancora in ginocchio, tutt’altro. Ma l’esodo è iniziato.

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