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Basevi: Bond europei, che rappresentino asset e non debito, per uscire dalla stagnazione

Secondo l’economista Giorgio Basevi, già presidente di Monte Titoli, per uscire dalla stagnazione l’Europa deve trovare un colpo d’ala: l’emissione di bond, portatori di asset e non di debito, per sostenere grandi progetti infrastrutturali – Il modello è quello dell’economista tedesco Hans Werner Sinn, ma prima le banche nazionali dovrebbero saldare i conti.

Basevi: Bond europei, che rappresentino asset e non debito, per uscire dalla stagnazione

Bond “federali” che rappresentino asset europei, emessi dopo che la banche nazionali avranno saldato finalmente i loro conti: è la ricetta contro la stagnazione e la crisi dell’eurozona di Giorgio Basevi, economista, già presidente di Monte Titoli Spa, oggi ai vertici di Banca Sistema, il quale si ispira ad analoga proposta avanzata dal collega tedesco, Hans Werner Sinn.

“Penso – dice Basevi – a un’Agenzia europea che emetta bond non portatori di debito, ma di asset, quali le riserve auree, conferiti dalle banche nazionali, come la Banca d’Italia e la Bundesbank, per regolare le loro pendenze. Le risorse liberate da questi bond potrebbero servire per grandi opere infrastrutturali europee, come l’Alta Velocità”.

FIRSTonline – Professore ci spiega le premesse di questa proposta?

Basevi – Alla base della crisi dell’eurozona che abbiamo vissuto e stiamo, in parte, ancora vivendo, ci sono le difficoltà dei paesi del sud Europa di rispettare i vincoli del patto di crescita e stabilità e del patto di bilancio europeo, il fiscal compact, cioè il mantenimento del rapporto debito/pil e deficit/pil entro certe soglie. Per questo oggi sono necessarie politiche restrittive e rigorose che anche l’Italia sta attuando. Un altro importante fattore economico destabilizzante però è lo squilibrio nelle bilance bilaterali dei pagamenti in conto corrente fra i paesi dell’euro. La Germania, per esempio, esporta, all’interno dell’eurozona, più beni e servizi di quanti non ne importi, a differenza dell’Italia che si trova nella situazione opposta.  In un contesto di moneta unica questa situazione non può essere aggiustata dalla svalutazione della lira contro il marco, perché lira e marco non esistono più. Camera di compensazione di questo squilibrio sono le banche nazionali.

FIRSTonline. E queste riescono a mettere a posto i conti?

Basevi – In realtà no. Il sistema europeo che regola questi rapporti, denominato Target 2, ha una falla. Quando una banca nazionale è debitrice dell’altra si annota, ma il conto, di fatto, non si regola mai e questo crea una serie di problemi a catena. Negli Stati Uniti ci si comporta diversamente. In aprile di ogni anno tutte le pendenze vengono saldate, col risultato che ognuno sa di poter contare su alcune risorse o di dover fronteggiare i suoi debiti. Nell’eurozona no. I paesi in debito restano tali, perciò avrebbero bisogno di capitali, ma questi fuggono da chi è a rischio default. In questi anni abbiamo assistito a tutto questo, benché il fallimento di un paese dell’area euro sia difficile per le conseguenze che avrebbe sull’intero sistema.

FIRSTonline – Qual è la via d’uscita da lei ipotizzata?

Basevi – Io mi ispiro a un articolo di Sinn che mi pare rilanci, in certa misura gli “eurobond” in una forma accettabile anche per i paesi cosiddetti virtuosi, quelli che non vogliono pagare i debiti dei paesi “spendaccioni”. Si tratta di saldare i debiti trasferendo le riserve auree delle banche nazionali in un’Agenzia europea deputata a regolare i conti fra le stesse banche. Questa Agenzia dovrebbe poi emettere bond, che chiamiamo “federali” visto che la dizione “eurobond” è ormai bruciata nella percezione dell’opinione pubblica tedesca, i quali avrebbero alla base non un debito, ma un asset costituito dalle riserve. La stessa Agenzia potrebbe poi estendere il suo raggio di azione e raccogliere anche beni conferiti dagli Stati, come le reti ferroviarie che, in tutto il continente, sono pubbliche. Alla fine queste risorse andrebbero rimesse in circolo per finanziare grandi opere.

FIRSTonline – Oggi invece che strada stiamo percorrendo?

Basevi – Quella del rigore e delle politiche restrittive, che è indispensabile e sta dando i suoi frutti, ma a caro prezzo! La bilancia commerciale sta tornando in equilibrio, perché le popolazioni del sud Europa, come noi, hanno meno soldi e quindi non sono più in grado di comprare tanti prodotti tedeschi come prima. D’altra parte le nostre esportazioni sono ripartite, trascinando una piccola ripresa. Ma si tratta di deboli segnali, mentre questo meccanismo potrebbe mettere finalmente un po’ di benzina nel motore.

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