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Banche salvate: tetto agli stipendi dei manager

Lo prevede un emendamento al decreto salva risparmio approvato ieri sera dalle commissioni Finanze di Camera e Senato – Il via libera finale al provvedimento è atteso antro il 21 febbraio

Banche salvate: tetto agli stipendi dei manager

Ai manager delle banche in difficoltà aiutate dallo Stato sarà imposto un limite massimo di stipendio. Lo prevede un emendamento al decreto salva-risparmio approvato lunedì sera dalle commissioni Finanze di Camera e Senato. Il provvedimento varato dal Governo per mettere in sicurezza il sistema bancario arriverà in aula al Senato oggi pomeriggio e dovrebbe essere convertito in legge entro il 21 febbraio.

Nel dettaglio, l’emendamento sul tetto agli stipendi dei manager prevede che, nel caso in cui Stato intervenga nella ricapitalizzazione di una banca in crisi, come accaduto a Banca Mps, il Mef possa decidere una “limitazione della retribuzione complessiva dei membri del consiglio di amministrazione e dell’alta dirigenza“, oltre alla “revoca o sostituzione dei consiglieri esecutivi e del direttore generale” in carica.

Via libera della commissione anche alla riapertura fino al 31 maggio della possibilità per i risparmiatori delle 4 banche poste in risoluzione di domandare il rimborso forfetario. La novità è stata approvata nella seduta notturna di ieri con la riformulazione di due emendamenti, uno a firma M5S l’altro Pd.

Non è stato approvato invece l’emendamento del presidente dell’Abi Antonio Patuelli sulla “black list“, che chiedeva la stesura di una lista dei nomi dei grandi debitori delle banche “salvate”. Via libera solo alla parte che obbliga il Mef a fare una relazione in Parlamento ogni 4 mesi solo sui “profili di rischio” dei grandi debitori (coloro che hanno debiti in sofferenza per oltre l’1% del patrimonio della banca) e non anche a rivelarne i nomi. Resterà poi da capire se estendere la soglia che individua la platea dei profili più rischiosi.

Oggi sono attese le votazioni sul pacchetto che stabilisce le modalità per calcolare il valore delle azioni degli istituti che fanno richiesta di aiuti pubblici, ma che sono sospese dalle contrattazioni in Borsa da un periodo di oltre due settimane. In questo caso il valore sarà pari al prezzo più basso tra quello medio degli ultimi 30 giorni di quotazione e quello determinato dalla procedura a cui sono sottoposte le banche non quotate.

Il pacchetto si pone anche l’obiettivo di rendere il burden sharing, cioè la ripartizione delle perdite tra azionisti e obbligazionisti in caso di risoluzione di un istituto, neutrale ai fini fiscali. Dovrebbe essere confermato lo sconto del 15% sulle azioni consegnate ai possessori di bond subordinati, mentre per quelle di nuova emissione che diverranno di proprietà del Tesoro dopo l’intervento pubblico sarà pari al 25 per cento. Inoltre, qualora l’istituto interessato restituisse la garanzia statale sulla liquidità entro due mesi, potrà evitare di presentare un piano di ristrutturazione.

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