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Banche di nuovo sotto tiro ma piace il Btp 15

La Cina annuncia aiuti all’economia e le Borse asiatiche ripartono – Oggi Londra vota sulla Brexit – Piazza Affari difende con le unghie quota 19mila, ma la scure della Bce affonda Mps – Ombre cinsei sul lusso: Prada ai minimi da due anni – Tim e Fca sotto i riflettori

Banche di nuovo sotto tiro ma piace il Btp 15

Ormai si può parlare di una “Xi Jingping put”, vista l’attenzione cinese per contrastare gli effetti finanziari dello scontro sui dazi innescato da Donald Trump, alle prese con l’accusa del New York Times di “essere un agente di Mosca” che complica il quadro americano, già stressato dal braccio di ferro tra Casa Bianca e Congresso sul Muro.

In questa cornice, Pechino è scesa in campo con grande vigore per limitare l’effetto della congiuntura negativa sui listini innescata dal peggioramento dei commerci. Messe in allarme dal contemporaneo ribasso di esportazioni e importazioni, le autorità cinesi sono intervenute, con la promessa di aiuti, stimoli e provvedimenti pro-ciclici. A breve, ci sarà una conferenza stampa del vicegovernatore della Banca del Popolo, Zhu Hexin, alla quale partecipano anche il viceministro delle finanze e il vicepresidente della Commissione per le riforme, Lian Weiliang. Nel comunicato reso noto anticipo si parla di varie misure, tra cui l’abbassamento delle tasse per le imprese manifatturiere di piccole e medie dimensioni. La tv di Pechino ha citato una dichiarazione del premier Li Kequiang: “Siamo in condizioni – ha detto – di assicurare la ripresa già nel prossimo trimestre”.

CONTINUA L’ASCESA DELLO YUAN, FRENA ILPETROLIO

Immediata la reazione dei listini. La Borsa di Hong Kong è in rialzo dell’1,7% e l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen guadagna l’1,4%. Salgono anche i mercati finanziari di Tokyo (+0,7%, ieri chiusa), di Seul (+1,4%) e di Mumbai (+0,7%).

Cala lo yen nei confronti del dollaro, a conferma della ripresa della propensione al rischio.

Continua intanto l’apprezzamento dello yuan, a 6,75 sulla valuta statunitense. Il cambio dollaro/yuan è ormai l’indicatore di riferimento dell’andamento del negoziato sui dazi in atto tra la Cina e gli Stati Uniti ma cresce la sua influenza anche su altri mercati, compreso il petrolio. Il Brent ieri ha perso il 2,5% a 58,9 dollari il barile, stamattina guadagna l’1% a 59,7 dollari il barile. Saipem ha lasciato ieri sul terreno l’1,70%, Eni -0,35%.

WALL STREET IN ROSSO, MA PIACCIONO I CONTI CITIGROUP

Le difficoltà della Cina hanno pesato ieri anche sui mercati Usa, a partire dal calo dei prezzi dei semiconduttori, i più sensibili all’andamento delle economie asiatiche. Ma, a sorpresa, Wall Street ha accolto con favore la trimestrale di Citigroup (+4%) che pure segnala un peggioramento dei conti. È il segnale che il mercato ha già scontato in anticipo gli effetti della frenata dell’economia.

Chiudono comunque in rosso gli indici principali: Dow Jones -0,36%, S&P 500 -0,53% e Nasdaq -0,94%. Oggi sono in calendario i conti di JP Morgan e Wells Fargo.

OGGI LONDRA VOTA SULLA BREXIT. DRAGHI AL PARLAMENTO UE

In Europa riflettori sulla Brexit, in attesa dell’esito del voto del Parlamento britannico. Da seguire anche il dato sul Pil tedesco del 2018 e la presentazione al Parlamento europeo da parte di Mario Draghi del bilancio della Bce. Ieri la frenata della Cina si è fatta sentire anche sui listini europei. A complicare la seduta è poi arrivato il dato, peggiore delle previsioni, già caute, della produzione industriale dell’Eurozona, diminuita dell’1,7% su base mensile e del 3,3% a livello annuale. Non stupisce in questa cornice la ritirata dei listini, comunque contenuta dal rimbalzo di fine seduta.

PIAZZA AFFARI DIFENDE QUOTA 19 MILA

Piazza Affari ha così aperto la settimana in rosso, senza però scendere mai sotto la barriera dei 19 mila punti: -0,61% a 19.171 punti. Perdite più contenute per Francoforte (-0,3%) e Parigi (-0,39%). Il listino francese è però il fanalino di coda in Europa. Da inizio 2019, sotto la pressione della protesta dei gilet gialli, l‘indice guadagna solo l’1%, contro il 3% di Francoforte e il 5% di Milano.

Deboli Madrid (-0,7%) e, fuori dall’eurozona, Zurigo (-0,8%).Londra, alla vigilia del D- day sulla Brexit, cede lo 0,91%. Si fa strada intanto la prospettiva di un rinvio della data d’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, fissata per il 29 marzo. Ma l’incertezza regna sovrana.

IL MERCATO APPLAUDE AL NUOVO BTP 15

Dopo una mattinata in territorio negativo, nel pomeriggio il secondario italiano ha invertito la rotta dopo la conferma del prossimo collocamento di un nuovo Btp a 15 anni.

Lo spread fra il decennale italiano e tedesco si è ridotto di un punto abbondante, a 261.80 punti. Il rendimento del Btp 10 anni ha chiuso a 2,85%.

Il ministero dell’Economia ha incaricato Barclays, Citi, Hsbc, JP Morgan e UniCredit di guidare il collocamento del nuovo titolo tramite sindacato. Il varo dell’emissione con scadenza primo marzo 2035 avverrà “nel prossimo futuro, in relazione alle condizioni di mercato”.

Lo spread fra il decennale italiano e tedesco si è ridotto di un punto abbondante, a 261.80 punti. Il rendimento del Btp 10 anni ha chiuso a 2,85%.

Nelle ultime settimane le obbligazioni governative italiane di breve durata sono andate meglio di quelle a lunga scadenza, probabilmente perché gli investitori si stanno posizionando in vista del varo di un nuovo Ltro (rifinanziamento a lungo termine) da parte della Bce.

I Bot a 12 mesi, in particolare, vengono rastrellati dalle banche, perché possono essere consegnati con poca spesa, anzi, con un po’ di resa, alla banca centrale come collaterale. Gli omologhi tedeschi (BuBill) sono relativamente più sicuri, ma sono anche molto più costosi, visto che hanno rendimento negativo dello 0,6%, a fronte del +0,3% del BOT annuale. Gli investitori che stanno puntando sulle nuove immissioni di liquidità della banca centrale si sentono abbastanza tranquilli nel puntare sull’Italia, perlomeno sulle scadenze a breve.

LA SCURE DELLA BCE SUGLI NPL DI MPS (-10%)

Giornata difficile per le banche su cui ha pesato la frana di Monte Paschi (-10,19%), in caduta libera dopo la divulgazione della bozza di decisione sullo Srep presa della Bce: il target minimo è stato fissato all’11%, che si traduce nella necessità di ulteriori massicci accantonamenti a fronte degli Npl. Banca Akros ha tagliato il rating dell’istituto da Buy a Neutral.

L’indice di settore ha così ceduto 1,90%. Le vendite sono state particolarmente pesanti su Bper (-3,85%), Banco Bpm (-2,39%) e Ubi (-2,34%).

Si profila una nuova stagione di tempesta per il credito del Bel Paese, ancora alle rese con il caso Carige: la sorveglianza della Bce ha chiesto a tutte le banche sotto la sua giurisdizione, di procedere velocemente con lo smaltimento dei crediti in sofferenza, in modo da arrivare a zero intorno al 2026. La misura riguarda in modo particolare le banche italiane, nei cui bilanci ci sono ancora decine di miliardi di crediti problematici.

MANLEY: FCA STA RIVEDENDO I PIANI ITALIANI

Seduta contrastata anche per il comparto degli industriali. Leonardo, in particolare, arretra del 2,36%. Prysmian -0,63%.

Perde colpi l’automotive: giù Brembo (-1,11%), colpita dal calo delle vendite in Cina. Pirelli (-0,23%) non trae benefici dai risultati di vendite di Continental (+1%) a Francoforte: il gruppo tedesco prevede vendite fiscali 2018 a circa 44,4 miliardi di euro e l’Ebit margin adjusted intorno al 9,2%.

In serata, parlando al salone di Detroit, l’ad di Fiat Chrysler Mike Manley ha detto che il gruppo sta rivedendo il piano di investimenti per l’Italia da 5 miliardi di euro alla luce della nuova normativa sugli incentivi all’acquisto di auto a basse emissioni, quindi elettriche e ibride. Il Ceo ha confermato che le controllate Comau e Teksid non sono in vendita.

LE OMBRE CINESI PESANO SULUSSO. PRADA AI MINIMI DA 2 ANNI

I timori sulla crescita cinese hanno condizionato il settore lusso: Moncler ha lasciato sul terreno il 2,66%, meglio Ferragamo (-0,5%). In controtendenza Tod’s (+1,84%).

Peggio Prada (-5% alla Borsa di Hong Kong), scivolata ai minimi dal settembre 2016. La frenata è proseguita stamane: il titolo ha perduro un ulteriore 0,9%.

In terreno positivo invece Tim (+0,2%) nel giorno in cui il Cda ha convocato a maggioranza un’assemblea dei soci per il prossimo 29 marzo. Il gruppo francese ha reagito alla fissazione della data a fine marzo, criticando le “tattiche dilatorie” dei consiglieri a nomina Elliott e si è detto pronto a chiedere una nuova convocazione dei soci questa estate “se governance e risultati non miglioreranno”.

BRILLA SOLO LA STELLA JUVENTUS

Le note migliori le ha riservate la Juventus (+2,45%). Segno più anche per Amplifon (+0,89%) e Unipolsai (+1,03%).

Fuori dal listino principale balzo di Stefanel (+22,76%) che da inizio anno ha più che raddoppiato il suo valore. Il titolo beneficia della notizia che il tribunale di Treviso ha fissato al 15 aprile il termine per la presentazione della proposta finale di concordato preventivo o di omologazione di un accordo di ristrutturazione del debito.

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