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Al via le Olimpiadi di Sochi 2014: ecco quanto valgono le medaglie, Paese per Paese

L’Italia è il terzo Paese che pagherà meglio i proprio atleti sul podio: 140mila euro per l’oro, 75mila per l’argento, 50mila per il bronzo – Meglio fanno solo Lettonia e Kazakistan, che per il primo oro della storia mette in palio 250mila dollari – Norvegia, Svezia, Croazia e Uk gareggiano solo per la gloria – Usa poco esosi, vitalizio per i coreani.

Al via le Olimpiadi di Sochi 2014: ecco quanto valgono le medaglie, Paese per Paese

Sembrerà un paradosso, ma talvolta è proprio nei Paesi più vincenti a prevalere lo spirito di De Coubertin: l’importante è (anche) vincere, ma non guadagnare soldi. E così, secondo la classifica dei premi per le medaglie pubblicata da Bloomberg, alle Olimpiadi invernali che iniziano oggi a Sochi capiterà che le tre nazioni più vincenti dell’ultima edizione (Vancouver 2010), ovvero Canada, Germania e Stati Uniti, pagheranno complessivamente i loro atleti sul podio meno della Russia e del Kazakistan messi insieme. La prima per ovvi motivi, il secondo perché insegue ancora il primo oro, per il quale mette in palio più di chiunque altro: 250mila dollari.

O ancora può succedere che, nonostante la geografia ovviamente ribaltata a favore dei Paesi nordici, al terzo posto dietro a Kazakistan e Lettonia (193mila dollari per l’oro) troviamo l’Italia, che ha poche speranze di medaglia ma le pagherà molto bene: 140mila euro per l’oro, 75mila euro per l’argento, 50mila euro per il bronzo. La stessa Francia pagherà molto di più degli Usa: 67mila dollari (50mila euro) contro 25mila per la vittoria, 27mila contro 15mila per il secondo posto, 17mila contro 10mila per il terzo; mentre la Russia organizzatrice, che ufficialmente paga “solo” 113mila dollari gli atleti che trionferanno davanti al pubblico di casa, potrebbe in realtà – secondo Bloomberg – triplicare il jackpot grazie al generoso intervento di qualche mecenate.

Molto più eleganti invece gli austriaci, che di medaglie se ne intendono: sono il terzo Paese, dopo Norvegia e Usa, ad aver superato la soglia dei 200 podi in Olimpiadi invernali (con 55 medaglie d’oro). Gli atleti, favoriti in molte discipline soprattutto dello sci alpino, saranno ricompensati con un set di monete d’argento, il cui numero varia a seconda della posizione raggiunta, del valore di 21.600 dollari. Ma c’è chi è ancora più decoubertiniano: gli stessi norvegesi, dominatori assoluti dei cinque cerchi invernali con 303 medaglie di cui 107 d’oro (unico Paese in tripla cifra), i cugini svedesi, i britannici e i croati gareggeranno esclusivamente per la gloria. Il Comitato Olimpico svedese ha però – opportunamente – tenuto a sottolineare che investe molto sugli atleti prima ancora che essi vincano: spende infatti 8 milioni di euro all’anno per ognuno dei partecipanti, pagando allenatori, studi per chi ancora li svolge, trasferte, etc.

Infine, ci sono le “formichine” coreane. La Corea del Sud è sulla carta il decimo Paese che paga meglio dei 26 partecipanti che abbiano vinto almeno una medaglia nella precedente edizione: 62mila dollari per l’oro, cifra inferiore agli 82mila della vicina Cina, pur nettamente meno competitiva negli sport invernali. Ma se opteranno per il pension plan, guadagneranno persino più di kazaki e russi: rinunciando ai 62mila subito e optando per un vitalizio da 923 dollari mensili, in appena 28 anni la soglia dei 250mila sarà ampiamente superata.

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