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Voluntary disclosure verso l’impennata: ecco perché ora conviene di più

Il governo ha inserito a luglio l’ultimo tassello, ovvero ha eliminato il raddoppio dei termini di accertamento. Così il prezzo per far riemergere i capitali esportati illegalmente risulta dimezzato. Si punta ad incassare 3 miliardi

Voluntary disclosure verso l’impennata: ecco perché ora conviene di più

La voluntary disclosure si fa ancora più conveniente e da qui a settembre il governo potrebbe arrivare a incassare fino a 3 miliardi di euro. Lo scrive oggi Il Messaggero, spiegando che l’Esecutivo si aspetta un’impennata delle richieste di adesione alla procedura per il rimpatrio dei capitali esportati illecitamente. L’incremento dovrebbe arrivare grazie a una modifica alla normativa apportata il mese scorso, ovvero il raddoppio dei termini di accertamento. 

“In estrema sintesi – spiega Fabrizio Vedana, vice direttore generale dell’Unione fiduciaria, in un’intervista al quotidiano romano -, si tratta di un consistente sconto a chi riporta i soldi in Italia. La voluntary non è una sanatoria, perché per regolarizzare i capitali è necessario pagare tutte le tasse evase. L’unico sconto è sulle sanzioni e sugli interessi”. 

Le tasse, però, “vanno pagate solo sui periodi per i quali il Fisco può effettuare accertamenti – prosegue Vedana -. Fino a luglio, con le vecchie norme sul raddoppio dei termini, si poteva arrivare fino a 8-10 anni indietro. Con la limitazione introdotta, invece, il Fisco potrà chiedere le tasse arretrate solo degli ultimi 4-5 anni. In pratica, il prezzo per far emergere i capitali si è dimezzato”.

Non è escluso che il Governo, per incrementare ulteriormente il ricavato della voluntary disclosure, decida di far slittare il termine per l’adesione alla procedura dal 30 settembre 2015 (su violazioni commesse fino al 30 settembre 2014) alla fine dell’anno.

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