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Vino: 125 anni dei Poderi Einaudi celebrati con il Barolo Monvigliero e un’etichetta firmata Arienti

Una lunga storia iniziata dal giovane economista Luigi Einaudi che divenuto Presidente della Repubblica restò sempre legato ai Poderi

Vino: 125 anni dei Poderi Einaudi celebrati  con il Barolo Monvigliero e un’etichetta firmata Arienti

Entrata a far parte dei Poderi Luigi Einaudi nel 2017 la collina di Monvigliero storicamente riconosciuta come il “cru” più prestigioso di Verduno, uno dei più rappresentativi dell’intera area del Barolo, debutta in famiglia con il Barolo Monvigliero 2022 al quale è stato conferito l’incarico di celebrare i 125 della prestigiosa azienda piemontese. Per l’occasione è stata realizzata un’etichetta firmata da un artista di fama internazionale, Stefano Arienti che ha concepito un ciclo di opere dal titolo Cavalli su Colonne, omaggio a Giulio Romano (2021), disegni che, con diverse tecniche, ripropongono il profilo di un cavallo etereo che sintetizza il concetto del forte legame alla terra dell’azienda. Per valorizzare l’opera di Stefano Arienti, protagonista di importanti esposizioni nazionali e internazionali tra cui la Biennale di Istanbul (1992), la Biennale di Venezia (1990, 1993) e la Biennale di Gwangju (2008) e le cui opere sono state ospitate a Madrid, Ginevra, Londra, sono state create 250 casse di legno da 6 bottiglie 0,75l di Barolo Monvigliero 2018, con all’interno una selezione di sei diverse versioni dell’opera.

La storia dell’azienda è una storia di lungimiranza e di passione. Luigi Einaudi, governatore della Banca d’Italia, più volte ministro, convinto europeista, deputato all’Assemblea Costituente nelle liste liberali, primo Capo dello Stato eletto dal Parlamento Repubblicano, da economista quando nel 1897, giovane e senza mezzi, acquistò il primo podere in San Giacomo a Dogliani, lo fece non solo per nostalgia del passato e delle proprie origini ma affermando la convinzione che l’agricoltura avrebbe portato il Piemonte fuori dalla crisi di quegli anni: rilanciare e far crescere il territorio delle Langhe avrebbe migliorato la vita delle persone che lo abitavano.

L’amore di Einaudi per la campagna: anche da presidente non mancò mai una vendemmia

“Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli – affermò – È la vocazione naturale che li spinge, non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno.

Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi.”

E questa convinzione lo legò talmente a quei terreni che si racconta che non abbia mai mancato auna vendemmia, anche nei lunghi anni che trascorse a Roma, come governatore della Banca d’Italia, Ministro e Presidente.

Racconta lo scrittore Ennio Flaiano, ospite del Presidente che alla fine di una cena al Quirinale il maggiordomo recò un enorme vassoio, con delle pere molto grandi. Luigi Einaudi guardò un po’ sorpreso, poi sospirò. Io, disse, prenderei una pera ma sono troppo grandi, c’è nessuno che vuole dividerne una con me?

Tutti avvertimmo un attimo di sgomento e guardammo istintivamente il maggiordomo: era diventato rosso fiamma…Tuttavia lo battei di volata: io, presidente…Il presidente tagliò la pera, il maggiordomo ne mise la metà su un piatto e me la posò davanti come se contenesse la metà della testa di Giovanni Battista.

Dopo il presidente, si occupò dell’azienda il secondogenito Roberto, nato a Dogliani, nella Cascina di San Giacomo che negli anni del Liceo, a Torino, entrò in contatto con importanti figure dell’epoca – Pavese, Bobbio, Mila – che segnarono profondamente la sua crescita.

Ingegnere meccanico, avviò una promettente carriera nella siderurgia e fu tra i fondatori, con Agostino Rocca, del gruppo Techint. Ma il legame con Dogliani non si interruppe mai: dedicò alla sua azienda impegno ed energia, e fu motore silenzioso del suo rinnovamento affiancato dalla figlia Paola che secondo il figlio Matteo, fu “colei che ha fatto più tesoro dei valori della famiglia, della campagna e della terra”. E oggi Matteo Sardagna Einaudi, educazione steineriana e laurea in architettura, ha raccolto il testimone della guida dell’azienda. Appassionato di storia dell’arte, soprattutto moderna e contemporanea, Matteo ha assorbito i valori, le passioni e le tradizioni di famiglia: un’eredità importante che si è impegnato a valorizzare, cogliendo le sfide della globalizzazione e trasformando i Poderi Luigi Einaudi in un brand riconosciuto nel mondo.

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