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Ucraina: gli accordi con la Russia non guariscono le debolezze economiche endemiche

Il 2013 ucraino è stato caratterizzato dalla recessione economica e da forti tensioni politiche. La contrazione del PIL, il deprezzamento della valuta nazionale e la crescita del debito pubblico associati alle debolezze strutturali impediscono al Paese di guadagnare in attrattiva per quel che riguarda l’acquisizione di Investimenti Diretti Esteri.

Ucraina: gli accordi con la Russia non guariscono le debolezze economiche endemiche

Il Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo ha di recente pubblicato il Focus Economia inerente la situazione politica ed economica dell’Ucraina. Nel documento, elaborato da Giancarlo Frigoni, si riportano le dinamiche economiche rispetto all’anno appena trascorso e le valutazioni circa le future performance del Paese, anche alla luce degli accordi da poco stipulati con la Russia.

Il 2013 ucraino è stato caratterizzato da una recessione generalizzata dell’economia del Paese e da forti tensioni politiche. Le ultime non si sono ancora placate a causa degli aiuti economici che il governo ha accettato di ricevere da parte della Russia (a patto di non portare avanti l’Accordo Associativo con l’Unione Europea). I problemi economici che l’Ucraina ha dovuto affrontare nel corso dell’anno appena terminato possono, in buona parte, aiutare a comprendere le ragioni di questo cambio di rotta.

Tra i fattori che nel 2013 hanno comportato una performance negativa dell’economia ucraina, ritroviamo sicuramente: l’andamento recessivo del sistema economico (caratterizzato da una contrazione del PIL rispetto agli stessi valori dell’anno precedente), il deprezzamento della valuta nazionale (a cui ha fatto seguito anche la perdita di ingenti riserve valutarie) e la crescita del debito pubblico (stimato, fino a poche settimane fa, come “altamente speculativo”). Questi elementi sono, poi, da associare a una serie di debolezze strutturali che impediscono al Paese di guadagnare in attrattiva per quel che riguarda l’acquisizione di Investimenti Diretti Esteri non necessariamente provenienti dal governo di Mosca.

La contrazione del PIL ucraino nel 2013 è sicuramente un segnale indicativo di come l’economia del Paese sia stata sotto pressione durante l’anno. Infatti, nonostante nel 2012 il PIL avesse riportato una – seppur esigua – crescita dello +0,5% rispetto al periodo 2004-2008, il 2013 ne ha evidenziato un andamento negativo (-1,5%) rispetto all’anno precedente. A far decelerare la crescita del prodotto interno lordo hanno contribuito sia la caduta degli investimenti sia la riduzione delle esportazioni. In quest’ottica, l’aumento di 0,3pp sul commercio estero è da attribuirsi, più che a un aumento della domanda internazionale, a una contrazione della domanda interna rispetto ai prodotti e ai servizi esteri. Il deficit commerciale, date le premesse, è stato dunque incrementato di USD2miliardi rispetto all’anno precedente. Nello specifico, si è passati da USD12,2 miliardi nel 2012 a USD14,2 miliardi nel 2013.

L’altro problema che il governo di Kiev ha dovuto affrontare riguarda la svalutazione della moneta nazionale. La Hryvnia ucraina (UAH) è stata deprezzata del 2,3% nel 2013 e le aspettative di un suo ulteriore deprezzamento nel corso dell’anno appena iniziato si erano già palesate nelle prime settimane del 2014. Tuttavia, l’accordo con la Russia che, tra i vari punti, garantisce l’acquisizione di USD15miliardi di Eurobond emessi dall’Ucraina, ha fatto indietreggiare i sostenitori di questa ipotesi. La promessa di ricevere Fondi Sovrani dal governo di Mosca è sicuramente tra i motivi che hanno spinto Kiev a rinunciare all’accordo con l’Unione europea. I fondi garantiranno non solo una boccata d’aria alle riserve valutarie ucraine (già diminuite di quasi USD18miliardi rispetto al 2011) ma anche un approccio meno allarmistico da parte dei mercati internazionali.

Il fattore che, tuttavia, preoccupa più degli altri le agenzie di rating riguarda il debito sovrano dell’Ucraina, anche alla luce delle future concessioni russe. Il debito ucraino è cresciuto costantemente negli ultimi anni. Nel 2013 il rapporto Deficit/PIL è stato del 41,5% e secondo le aspettative degli analisti finanziari esso è destinato ad aumentare ulteriormente. Ma non è tutto. Quello che preoccupa maggiormente, è l’incapacità del Paese di ripagare il proprio debito. Il Paese ha una posizione finanziaria netta internazionale passiva per USD65,2 miliardi e le riserve non sono sufficienti a coprirla. È per questo motivo che per tutto il 2013 le principali agenzie di rating hanno considerato il debito ucraino come “altamente speculativo” e nonostante le stesse agenzie lo abbiano recentemente rivalutato come “neutrale” (dati gli accordi con la Russia), esso va, comunque, tenuto sotto controllo.

I problemi sopracitati, che hanno indebolito la posizione economica ucraina nell’ultimo anno, sono aggravati da una serie di debolezze strutturali dalle quali il Paese fatica a liberarsi. L’Ucraina ha serie difficoltà ad acquisire nuovi investimenti esteri in quanto è considerata come un sistema troppo complesso e poco trasparente in cui intraprendere delle attività. Non solo il Paese è carente di infrastrutture, ma è, soprattutto, stretto nella morsa di una burocrazia percepita come poco efficiente e molto corrotta. È per questa ragione che la Banca Mondiale posiziona l’Ucraina al 112° posto nella classifica dei Paesi in cui è più semplice condurre affari (c.d. Ranking of Doing Business), ben al di sotto della Russia e di molte economie emergenti. Non bisogna poi dimenticare che il sistema economico di Kiev dipende molto dai cicli economici della Russia e dell’area euro, le cui difficoltà ricadono inevitabilmente sull’economia ucraina: basti pensare agli shock economici a cui la popolazione è stata sottoposta in passato per un prezzo troppo alto da pagare a Gazprom per la fornitura di gas.

In conclusione, si potrebbe dire che la situazione odierna e futura dell’Ucraina è riassumibile nei dati dell’EIU (l’Unità di Intelligence del The Economist) che stimano un rischio paese di 5,3 (in un range che va da 1 a 10 dove 1 indica il rischio massimo e 10 quello minimo). Pur essendo 5,3 una valutazione in miglioramento di 0,1 punti rispetto a quella fatta nell’anno precedente, essa non può essere ancora considerata rassicurante sia per l’Ucraina sia per i suoi possibili investitori.

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