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Transizione energetica:la Francia apre alle rinnovabili ma non abbandona il nucleare

Sempre attuale in Francia il dibattito sull’energia. La svolta sulle rinnovabili arriverà davvero? Francia e Germania giocano la grande partita del mercato elettrico

Transizione energetica:la Francia apre alle rinnovabili ma non abbandona il nucleare


Tre volte di più. La Francia deve triplicare l’uso delle fonti rinnovabili. Non solo, deve anche ridurre di un terzo il consumo totale di energia entro il 2030. La situazione dei consumi e la sempiterna difesa dell’energia nucleare non hanno, però, impedito a RTE ( il gestore dell’infrastruttura elettrica) di dire al governo di migliorare le performances sulle rinnovabili. Sette anni per avere un paese meno legato alla tradizione dell’atomo e più dinamico.

Emmanuel Macron l’anno scorso ha vinto la battaglia sull’inserimento del nucleare nella tassonomia europea, ma ora deve avere un piano di azzeramento delle emissioni se vuole rispettare le indicazioni di Bruxelles.

Sullo sfondo delle indicazioni di RTE c’è la grande partita del mercato elettrico europeo. Il tema è molto seguito sia in Francia che in Germania e a breve i due paesi potrebbero arrivare ad un accordo bypartisan che condizionerà, poi, tutta l’Ue.
Un mese fa Macron ha fatto una promessa ai francesi: “Entro la fine dell’anno riprenderemo il controllo del prezzo dell’elettricità a livello francese ed europeo”. 

In Francia e Germania si scontrano due correnti di pensiero. I transalpini, anche in tempi di transizione energetica, sostengono la centralità dei vecchi siti nucleari come garanzia storica. La Germania chiede un mercato più aperto alle rinnovabili nello spirito del Green Deal. Il 17 ottobre i ministri dell’ambiente si incontreranno per discutere di varie opzioni anche alla luce di quello che sta accadendo in Medio Oriente e qualche passo avanti dovremmo registrarlo.

La necessità di usare più rinnovabili in Francia è, comunque, la linea di RTE. I suoi manager non vogliono vedere il paese in una condizione di debolezza rispetto ad eolico e fotovoltaico. Entrambi sono fonti poco diffuse per cui l’Ente elettrico reputa raggiungibile l’obiettivo del -55% di emissioni climalteranti entro il 2030.

Industria e famiglie per contro devono abbassare i consumi almeno del 20% arrivando a 1.100 Terawattora rispetto ai 1.600 di oggi.

Francia e Germania leader

La parola austérité non è molto di moda in Francia ma per cambiare un poco rotta, si comincerà dai trasporti, lo zoccolo duro della mobilità interregionale. Non solo i 30 km orari per le auto a Parigi o auto elettriche e parcheggi a prezzi elevati, ma 270-320 Terawattora dovranno arrivare da fonti pulite di tutti i mezzi di trasporto. E questo è il caso più emblematico dove si dovranno triplicare i livelli di oggi.  
Germania, Francia e Spagna sono i maggiori produttori di elettricità dell’UE, dice la Commissione europea, ed è arrivato il momento di procedere uniti e in una sola direzione. Il gestore francese non si fa cogliere impreparato e consiglia di portare di livello delle nuove installazione uguale a quello della Germania per il solare e a quello della Spagna per l’eolico onshore. Le centrali nel medio periodo garantiranno la maggiore potenza elettrica, ma non si esclude di chiuderne qualcuna particolarmente attempata.

Ciò che sta alimentando il dibattito francese sono le prospettive di un paese-indispensabile per l’unità europea- a vederci chiaro su tutto l’impianto della transizione prima di rinunciare (?) alla propria autonomia. Anche perché dopo Macron non si sa chi potrà andare all’Eliseo.

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