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Tabacci (Api): “Cari Bersani e Renzi, tra politica e finanza ci vuole più discontinuità”

INTERVISTA a BRUNO TABACCI – “Bersani doveva attaccare la finanza creativa prima che i buoi scappassero dalla stalla ma su Telecom e Mps Renzi non può fare l’anima bella – Inopportuno il meeting con Serra – Tre proposte su politica e finanza: nuove regole per agenzie di rating, banche universali e algotrading – Per una vera svolta non bastano Pd e Sel”.

Tabacci (Api): “Cari Bersani e Renzi, tra politica e finanza ci vuole più discontinuità”

“Rottamazione contro resistenza difensiva tra politica e finanza? Mi sembra un’alternativa a dir poco riduttiva. La verità è che né Bersani né Renzi convincono e che nel centrosinistra come in Lombardia e come in Italia ci vuole oggi forte discontinuità”.  Chi parla è Bruno Tabacci, uno dei padri della legge sul risparmio, superassessore al Bilancio nella giunta Pisapia di Milano e candidato per l’Api nelle primarie del centrosinistra. Ecco l’intervista che ha rilasciato a FIRSTonline.

FIRSTonline – Bersani contro Renzi e contro Davide Serra,  Renzi  e Serra contro Bersani: dagli hedge fund delle Cayman ai “capitani coraggiosi” dell’Opa Telecom, al disastro del Monte dei Paschi e agli avventurosi progetti di scalata alla Bnl di Consorte e dei furbetti del quartierino: onorevole Tabacci, i suoi concorrenti nelle primarie del centrosinistra litigano di brutto e litigano su politica e finanza, ma Lei da che parte sta?

TABACCI – Mi sento un po’ più avanti di loro perché nel tempo – e soprattutto dal 2001 ad oggi – mi è capitato di contestare gli effetti perversi dell’Opa a debito sulla Telecom ma anche il ruolo delle banche sui bond argentini fino agli scandali Cirio e Parmalat, per non dire delle due Opa del 2005 tra loro variamente intrecciate sull’Antonveneta e sulla Bnl. Come presidente della commissione Industria della Camera ho avuto l’occasione e l’onore di promuovere un’indagine parlamentare sui casi Cirio e Parmalat  che portò alla legge sul risparmio in un contesto politico e parlamentare molto duro, anche perché mi sono spesso trovato isolato nella battaglia contro l’allora governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, che era invece sostenuto quasi da tutti, dalla destra, dal centro e della sinistra.  Credo quindi di avere oggi qualche titolo nel dire che è doveroso sparare contro la finanza creativa ma che sarebbe stato meglio farlo prima che i buoi scappassero dalla stalla.

FIRSTonline – Veniamo al merito dei casi che fanno discutere il popolo del centrosinistra e che hanno suscitato gli scontri Bersani-Renzi dei giorni scorsi: secondo Lei è del tutto naturale o è stato inopportuno che il sindaco di Firenze cercasse un dialogo con la comunità finanziaria attraverso un incontro promosso da un finanziere come Serra che ha i suoi fondi basati nelle Cayman?

TABACCI – A mio giudizio quella di Renzi con Serra è stata un’iniziativa del tutto inopportuna ma aggiungo qualcosa di più e cioè che le modalità dello scontro tra quelli che i media continuano a considerare arbitrariamente gli unici protagonisti delle primarie come Bersani e Renzi rischiano di annebbiare i contenuti della sfida.

FIRSTonline – In che senso?

TABACCI – Nel senso che l’alternativa tra rottamazione e resistenza difensiva mi sembra a dir poco riduttiva. Personalmente non investo nella posizione di Bersani ma ho qualcosa da dire e qualche critica da fare anche a Renzi, perché su Telecom e soprattutto sul caso Mps non è che possa fare ’anima bella chiamandosi fuori.  In Toscana lo sanno tutti che per anni le forze del centrosinistra hanno dato le carte e ripartito i ruoli sul Monte dei Paschi, che è stato una greppia per tanti nella quale anche  i Popolari hanno fatto la loro parte.  E Renzi lo sa. D’altronde la stessa vicenda del Pd nasce da tutte queste storie della Margherita e del Pd che pesano, che lasciano il segno  e che rendono difficile un reale rinnovamento di uomini e di contenuti. Pensare di superare queste contraddizioni nel lavacro di un investitore che ha i fondi alle Cayman mi pare quanto meno ingenuo e illudersi che si possa rinnovare la politica passando da furbizia in furbizia mi sembra molto arduo.

FIRSTonline – Al di là delle schermaglie personali, il nodo dei rapporti tra politica e finanza sembra però destinato a salire finalmente alla ribalta delle primarie del centrosinistra: le sue proposte in materia quali sono?

TABACCI – Non ho lo spazio per illustrare in questa sede tutte le mie idee sul rapporto tra politica e finanza, ma voglio sottolineare almeno tre aspetti cruciali che richiedono un salto di qualità e proposte coraggiose da parte del centrosinistra: le agenzie di rating, le banche universali e l’algotrading.

FIRSTonline – Si spieghi meglio.

TABACCI – Sulle agenzie di rating l’urgenza di nuove regole che disciplino l’attività di organismi oligopolistici pieni di conflitti di interesse è oggi sotto gli occhi di tutti, ma personalmente mi onoro di ricordare che fin dal 2004 vado proponendo la necessità di istituire un’agenzia di rating europea che si contrapponga a Standard & Poor’s , a Moody’s e a Fitch, che nascono e operano nella finanza anglosassone che è all’origine della crisi finanziaria e che continuano a proiettare le ombre di Wall Street sui nostri mercati e sulle nostre economie. Quanto poi alle banche universali è tempo di tornare a Roosevelt e di separare nettamente le attività di retail dall’investment banking tagliando le radici dei conflitti d’interesse e delle improprie commistioni di ruolo che per troppo tempo le banche hanno scaricato sui consumatori.  Infine, mi sembra obbligatorio per una forza di centrosinistra accendere i riflettori sull’algotrading e sugli scambi di Borsa ad altissima velocità che stanno consegnando il destino delle Borse in mano a pochi allontanando il risparmio degli italiani dal sano investimento azionario per lo sviluppo delle imprese e del Paese. Qui ci vogliono regole nuove e ci vuole una forte spinta in favore della vigilanza europea ma ci vuole anche la ricostruzione di un’etica finanziaria che si è andata smarrendo.

FIRSTonline – Tabacci  lei è il superassessore al Bilancio del Comune di Milano nella giunta Pisapia, è parlamentare dell’Api, è candidato alle primarie del centrosinistra  e qualcuno dice che non le dispiacerebbe tornare Governatore della Lombardia al posto del suo grande rivale Formigoni: si può sapere che cosa le piacerebbe fare da grande?

TABACCI – Non ha alcuna ansia politica per il futuro. Sono molto contento di quello che faccio nella giunta Pisapia e sono pronto a lasciare l’incarico parlamentare.  Sulla Regione Lombardia non ho pretese o candidature da avanzare ma non mi tiro indietro e sono pronto a dare una mano per smantellare quello che è un vero e proprio sistema di potere che ha aperto le porte perfino alla mafia. Penso però che per una vera svolta democratica Pd e Sel siano insufficienti ma che serva un raggruppamento civico più ampio nel quale personalità di alta credibilità sappiano intercettare anche i consensi e i voti di elettori  delusi da Formigoni e dal centrodestra. Oggi la Lombardia è diventata un laboratorio politico per il futuro di nuove forze di governo, ma per vincere e per cambiare è indispensabile una forte discontinuità con il passato. La stessa discontinuità che ci vuole in Italia e nel centrosinistra.

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