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Stellantis vende a Torino la fabbrica che volle Marchionne, la ex Bertone di Grugliasco che produceva le Premium Maserati

Tavares, il Ceo di Stellantis, mette in vendita un altro pezzo della storia industriale torinese, lo stabilimento ex Bertone di Grugliasco dove Marchionne aveva progettato il polo del lusso delle vetture Premium

Stellantis vende a Torino la fabbrica che volle Marchionne, la ex Bertone di Grugliasco che produceva le Premium Maserati

Un altro pezzo della storia industriale torinese è messo in vendita. Dopo la cessione nello scorso anno della storica palazzina uffici del Lingotto, immagine iconica dell’ epoca Marchionne, alla multinazionale Reply (società di informatica fondata da Mario Rizzante, ex dipendente Fiat), oggi Stellantis, il gruppo automobilistico nato dalla fusione della FCA con la PSA, ha messo in vendita la fabbrica simbolo dell’apice della strategia di prodotto di Sergio Marchionne, le vetture Premium del brand Maserati.

Lo stabilimento di Grugliasco

Nell’agosto del 2009, con una mossa a sorpresa, Marchionne decise di rilevare dalle ex Carrozzerie Bertone, in amministrazione straordinaria, lo stabilimento di Grugliasco, per poter gestire la produzione di vetture di alta gamma cogliendo tutte le opportunità dell’accordo con la Chrysler e la conseguente apertura del mercato americano.

Lo stabilimento della Bertone, uno degli storici nomi dei carrozzieri torinesi come Pininfarina, Ghia, Vignale, era stato concepito per la produzione di vetture sportive e di nicchia ed ora, una volta ristrutturato ed ampliato il reparto della verniciatura, poteva essere dedicato alla produzione di vetture importanti come le Maserati.

I lavoratori della Bertone erano rimasti tra gli ultimi rappresentanti di quella tradizione degli operai con i barbiss (che sanno fare i baffi anche alle mosche ) nelle lavorazioni di meccanica e con le manine d’ oro nelle lavorazioni di carrozzatura delle vetture.

Un patrimonio di risorse umane da non disperdere, anche se, per aumentare i volumi produttivi tali da garantire il ritorno economico dell’investimento (vicino al miliardo di euro), era però necessario riuscire ad integrare la filosofia handmade che aveva caratterizzato la produzione storica della Carrozzeria Bertone con un nuovo approccio industrial per migliorare radicalmente i processi tecnico-organizzativi ed incrementare i volumi produttivi.

Sarebbe stato estesa anche nello stabilimento ex Bertone la filosofia del World Class Manufacturing, di cui in quegli anni Sergio Marchionne è stato il profeta, dove il lavoro pesante e ripetitivo è compiuto dai robot e l’ergonomia è il pilastro dell’organizzazione del lavoro.

Il centro di produzione principale di vetture premium

L’obiettivo dell’acquisizione dello stabilimento era di farne il maggior centro di produzione delle autovetture Premium, le Maserati, permettendo il ritorno al lavoro dei 1100 lavoratori ex Bertone che erano in cassa integrazione a zero ore da oltre 5 anni e l’aumento degli organici ad oltre duemila unità.

Il progetto industriale, grazie alla vicinanza tra Grugliasco e Mirafiori, meno di 5 Km, prevedeva sinergie tecnologiche e logistiche tra i due stabilimenti creando un polo di produzione automobilistica di vetture Premium, una vera e propria “boutique del lusso automobilistico”.

Lo stabilimento di Grugliasco sarà intitolato all’Avvocato e assumerà la denominazione di AGAP (l’acronimo di Avvocato Gianni Agnelli Plant). Nel 2016 l’ Unione Industriale di Torino terrà l’annuale assemblea dei propri soci in un capannone dello stabilimento a ridosso delle linee di montaggio con gli onori di casa fatti da Sergio Marchionne.

Mentre le supercar Maserati continueranno ad essere prodotte a Modena, dal 2012, con lo stabilimento di Grugliasco ristrutturato, le produzioni delle Maserati, Quattroporte, Ghibli e Levante, saranno allocate nel polo Premium torinese con un obiettivo di una produzione annua di 50.000 vetture. L’obiettivo fu raggiunto negli anni 2016 e 2017 e parzialmente nel 2018.

Crisi delle vendite e stop alle attività

Gli anni successivi hanno portato ad una contrazione delle vendite, anche a seguito delle crisi internazionali, sino all’arrocco delle produzioni Maserati nella sola Mirafiori con la cessazione dal 2021 di attività, ad eccezione del reparto lastratura, dello stabilimento di Grugliasco ora in vendita. Le Maserati continueranno ad essere prodotte a Mirafiori dove sarà avviata anche la produzione della Maserati elettrica nel 2024.

Il legame tra Torino e Marchionne

L’acquisizione dello stabilimento di Grugliasco non ebbe solo una valenza industriale, ma rafforzò anche il legame, oggi sempre più rimpianto, tra Sergio Marchionne e i torinesi.

Marchionne aveva già, nei due anni precedenti, consolidato l’assetto produttivo della Mirafiori, da anni in declino, con l’ avvio delle produzioni della Fiat Grande Punto e della MiTo Alfa Romeo, rilanciando un clima di fiducia non solo tra i lavoratori ma anche in tutta la città. Torino non era ormai più la factory town o la “Detroit d’ Europa” degli anni sessanta e settanta, ma la Fiat occupava ancora oltre ventimila lavoratori.

Il salvataggio delle ex Carrozzerie Bertone dall’amministrazione straordinaria andava a rafforzare il “tifo” dei torinesi per Marchionne a partire dal loro primo cittadino, il sindaco Sergio Chiamparino.

La questione con i sindacati e le follie di Landini

Il piano di salvataggio avrebbe potuto peraltro non realizzarsi per la opposizione di principio che l’allora segretario generale della Fiom-Cgil Maurizio Landini aveva, anche per via giudiziaria, nei confronti della Fiat causa il nuovo Contratto Nazionale di Lavoro, non firmato dalla Fiom, perchè giudicato illegittimo e addirittura anticostituzionale in materia di limitazione del diritto di sciopero.

Il problema era che, a differenza degli altri stabilimenti Fiat del settore auto, dove la Fiom-Cgil si trovava in netta minoranza, sia in termini di iscritti che di rappresentanti sindacali, rispetto agli altri sindacati metalmeccanici che avevano firmato il Contratto Fiat, la ex Bertone era una delle roccaforti fiommine dell’area torinese con la sua maggioranza “dominante” di oltre 700 iscritti su 1100 lavoratori e 10 rappresentanti sindacali su 15.

La Fiom torinese era peraltro consapevole che se in quello stabilimento non fosse stato possibile applicare il Contratto Fiat a seguito del “niet” del proprio segretario generale, Marchionne avrebbe abbandonato il progetto ed avviato la ricerca di una nuova allocazione per l’ investimento dove la Fiom fosse stata in minoranza. Si paventava inoltre che la Fiat restituisse la ex Bertone ai commissari dell’ amministrazione straordinaria.

Era dunque necessario trovare una soluzione pragmatica che coinvolgesse il sindacato con il maggior numero di iscritti tra i lavoratori, perchè in caso contrario sarebbe stato impossibile realizzare il progetto Maserati a Grugliasco.

La via fu trovata dall’allora segretario torinese della Fiom, Giorgio Airaudo, poi senatore della sinistra ed oggi segretario piemontese della Cgil, con la rappresentanza sindacale aziendale a livello unitario: la bozza dell’intesa che recepiva il Contratto Fiat sarebbe stata presentata dai rappresentanti sindacali all’assemblea dei lavoratori e sottoposta a referendum.

All’assemblea dei lavoratori anche i rappresentanti sindacali della Fiom si spesero per il con la Fiom che rimetteva ai delegati sindacali la decisione definitiva.

Al referendum con una percentuale plebiscitaria vicino al 90% i lavoratori della ex Bertone dissero sì per far ripartire le linee della fabbrica di Grugliasco.

Quello che sarebbe dovuto diventare il polo del lusso delle vetture Premium si è rivelato però, dopo la scomparsa di Sergio Marchionne, un progetto realizzato a metà.

In vendita “online”

A oltre 12 anni dalla ripresa produttiva dello stabilimento di Grugliasco, oggi il Gruppo Stellantis, guidato da Carlos Tavares, ha deciso infatti di dismetterlo, peraltro in un modo inusuale con la inserzione di vendita di un capannone industriale su una delle più conosciute piattaforme di compravendite immobiliari in Italia.

Dalle foto pubblicate sull’annuncio, pur se non si faceva diretto riferimento alla proprietà, si è immediatamente compreso di quale “capannone” si trattasse, visto che sulla facciata era rimasta al suo posto l’insegna Maserati.

Un addio storico per quella che era diventata una delle più avanzate e moderne fabbriche presenti in Italia, ma che secondo Giorgio Airaudo, e non solo, potrebbe essere l’occasione giusta per Elon Musk per il secondo sito produttivo europeo delle sue Tesla, dopo quello di Berlino.

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