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Spread in altalena, tensione sui mercati: i problemi del mal di euro e della crisi di liquidità

Il differenziale Btp-Bund è saltato stamani a 505 pb, per poi scendere sotto la soglia dei 500 – Anche Piazza Affari sull’ottovolante, a fine mattinata torna in rosso – L’intransigenza tedesca mette in crisi l’euro e aggrava la crisi di liquidità delle banche – Monti annuncia una manovra correttiva da 15 miliardi entro l’8-9 dicembre

Spread in altalena, tensione sui mercati: i problemi del mal di euro e della crisi di liquidità

Manovra correttiva da 15 miliardi entro il vertice europeo dell’8-9 dicembre. Le promesse di Monti incontrano il consenso di Manuel Barroso e Herman Van Rompuy. Anche se non riescono a rassicurare i mercati. Stamani lo spread Btp-Bund è già ritornato sopra i 500 pb, toccando quota 505. Poi è sceso di nuovo sotto, ma la situazione resta tesa e incerta. Anche Piazza Affari ha subito iniziato in ribasso dell’1,54%.

Sull’Europa continua a soffiare il vento della crisi alimentato dell’intransigenza tedesca. In attesa del varo dei provvedimenti Ue sulle verifiche dei bilancio statali, premessa per la creazione degli eurobond che “non devono essere più un tabù“, le notizie migliori arrivano da Washington. Fmi ha annunciato il varo di una linea di credito a sei mesi, detta“Precautionary Credit Line”, cui potranno attingere i Paesi in crisi di liquidità, come l’Italia. La cifra potenziale per il nostro Paese è di 43 miliardi di euro, che possono raddoppiare se l’accordo viene esteso a due anni. I quattrini sembrano pochi ma, combinati con il Fondo salva Stati, possono dare buone garanzie di solvibilità di fronte ai 200 miliardi di titoli pubblici da rinnovare nella prima parte del 2012.

L’INVERNO DEI MERCATI. Ieri la Spagna ha dovuto offrire il 5,11% per collocare i Bonos a tre mesi: qualcosa di più, nota il Financial Times del rendimento pagato da Grecia e Portogallo per emissioni dello stesso tipo. Intanto il rendimento del Btp a due anni oggi è salito oltre il 7% superando quello del decennale. E’ il segnale che cresce l’incertezza sulle sorti dell’euro nel medio-lungo termine. Il rendimento del decennale è salito di 17 punti base al 6,79% e lo spread con il Bund tedesco è tornato a sfiorare i 500 punti base (490 alla chiusura)

I mercati azionari soffrono anche per il rallentamento della crescita Usa (2% contro il 2,5% previsto) . A Milano l’indice FtseMib è sceso dell’1,5%, il calo più marcato fra le Borse europee: Londra -0,1%, Parigi -0,5%, Francoforte -1,2%, Madrid -1,3%. Pesano anche i dati macro deludenti i se provenienti dagli Usa. Il Dow Jones chiude a -0,46, lo S&P a -0,41, il Nasdaq segna -0,07%. A Tokyo l’indice Nikkei 225 cede lo 0,40%, assai peggio l’Hang Seng di Hong Kong -1,85%: si moltiplicano i segnali di frenata dell’economia cinese.

PREVISIONE. L’annuncio del Fondo Monetario è bastato a frenare frenato la discesa delle Borse americane. E’ calato, seppur di poco, il costo del finanziamento in dollari delle banche europee mentre, dopo sei sedute al ribasso, la moneta unica recupera qualche posizione. Basteranno queste note a fermare la voragine delle Borse che, nel giro di un mese, hanno bruciato 3.300 miliardi di dollari di capitalizzazione? Probabilmente no, a giudicare dall’andamento dei futures sui listini europei, tutti in rosso (con l’eccezione di Stoccolma), a partire dall’Ftse/Mib. Anche i contratti sulla Borsa americana, a Tokyo, segnalano un ribasso dell’1,2%.

L’EMERGENZA. La settimana scorsa le banche europee sono state costrette a chiedere denaro in prestito alla Bce per 247 miliardi di euro, il dato più alto dall’aprile 2009, a conferma che la crisi di liquidità è ormai al di là dei livelli di guardia. Intanto l Federal Reserve, di fronte alla caduta del valore dei titoli del debito in mano alle banche, ha ordinato per gennaio uno stress test per 31 istituzioni finanziarie americane. Venerdì, infine, asta del Tesoro: 8 miliardi di Btp (compresi i triennali) e Ctz (2 miliardi).

Mario Monti preme per una rapida soluzione del caso Finmeccanica (ieri -0,2% dopo un tentativo di recupero delle pesanti perdite di lunedì). «Il presidente del Consiglio – si legge in una nota – segue con attenzione l’evolversi della situazione di Finmeccanica e si aspetta una rapida e responsabile soluzione. In questo contesto, ha concordato con i ministri competenti di verificare con la società stessa che si stiano predisponendo le iniziative necessarie». Ovvero, le dimissioni degli indagati dalla magistratura- Ma il presidente Pierfrancesco Guarguaglini ha diffuso, in risposta una nota in cui si difende dalle accuse della procura di Roma che sta indagando su di lui. Il numero uno del gruppo della difesa esprime “fiducia nella magistratura” ma nega di aver mai creato fondi neri, di aver pagato politici o partiti e precisa che Lorenzo Cola non è mai stato un suo “stretto collaboratore”. Ieri Marina Grossi, a.d. della controllata Selex Sistemi Integrati e moglie di Guarguaglini, ha risposto picche alla richiesta di dimissioni inviatale dall’a.d. della holding, Giuseppe Orsi.

In Piazza Affari le vendite hanno colpito in particolare le banche, fortemente esposte alla svalutazione dei titoli di Stato italiani. Banco Popolare è scesa del 5,8%, Unicredit -4,1%, MontePaschi -3,3%, Intesa -2,4%, Popolare Emilia -3,9%.

La scelta del successore di Corrado Passera “spetta al Consiglio di Sorveglianza , noi come azionisti non sappiamo nulla, sono convinto che sarà un risultato corale”, ha detto Angelo Benessia, presidente della Compagnia di San Paolo. Ma il presidente Giovanni Bazoli non ha ancora indetto la riunione straordinaria del Cds da cui dovrà uscire il prescelto.

Ancora una seduta nera per Fondiaria-Sai – 4,8% a 1,07 dopo essere caduto sul nuovo minimo storico di 1,061 euro. Da inizio anno la perdita in borsa di Fondiaria Sai supera il 70% e la compagnia è arrivata oggi a capitalizzare meno di 500 milioni di euro comprendendo anche le azioni di risparmio. Un bel problema anche per Unicredit, secondo azionista della società: di questo passo Federico Ghizzoni dovrà procedere a nuove svalutazioni del portafoglio.

In rialzo si è mossa sola la Banca Popolare di Milano, con un vigoroso recupero del 9,9% che ha messo fine a un ribasso che durava da ben sei sedute consecutive con una perdita del 32%. Per molti analisti, tuttavia, l’azione è destinata a salire nel breve termine sopra la soglia dei 30 centesimi. Malgrado l’esito deludente dell’aumento (sottoscritto all’81,7%), la garanzia offerta dagli istituti di credito sull’inoptato, assieme al ruolo di primo piano assunto dal socio Andrea Bonomi, daranno sostegno al titolo. Lo shopping di Bonomi farebbe comodo anche alle banche del consorzio, visto che solo con il titolo sopra i 30 cent avrà un senso fare l’asta dei diritti d’opzione (la data dell’asta deve ancora essere fissata).

Tra i finanziari , infine, particolarmente colpiti dalle vendite Azimut con un ribasso del 6,3% e Mediolanum -2,5%. Netto ribasso anche per StM che ha perso il 5,3% al seguito della caduta di Nokia in discesa dell’8,8% dopo le indiscrezioni su un andamento negativo delle vendite del nuovo cellulare Windows Phone 7 perde il 4,8% a 1,07 dopo essere caduto sul nuovo minimo storico di 1,061 euro.

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