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Sostenibilità, internazionalizzazione, territorio e lifestyle: la via del futuro del vino italiano per Chiara Soldati CEO de La Scolca

I successi dell’export del vino italiano nel 2022 che ha toccato gli 8 miliardi di euro devono spingere a guardare oltre per garantire al nostro paese una posizione di leadership. Il modello La Scolca ispirato al concetto di glocal espresso da Zygmunt Bauman. Importante acquisire nuovi mercati

Sostenibilità, internazionalizzazione, territorio e lifestyle: la via del futuro del vino italiano per Chiara Soldati CEO de La Scolca

È stato un 2022 da record l’anno appena trascorso per il vino italiano: l’export ha toccato gli 8 miliardi di euro con un incremento del 12 per cento sull’anno precedente. Ci ha preceduto come al solito la Francia  che ha registrato 12,5 miliardi di euro di export vinicolo. La terza posizione è stata appannaggio della Spagna a molte distanze di lunghezza con 3 miliardi di euro grazie ad un aumento del 6 per cento delle esportazioni di vino iberico.

Se il vino italiano naviga sui mercati mondiali con il vento in poppa ciò non vuol dire che al suo orizzonte non si profilino criticità che bisogna saper gestire per tempo per ambire ad attestare una quota di leadership internazionale.

Chiara Soldati, amministratore dell’azienda agricola di famiglia “La Scolca”, che ha reso celebre Gavi nel mondo con una politica di marketing mirata all’estero, che si è concretizzata in un export di oltre il 70% della produzione aziendale che gestisce una superficie di circa 50 ettari coltivati a vitigno Cortese, fra Novi Ligure e Gavi che danno vita a 10 le etichette e 680 mila bottiglie, ha le idee molto chiare sul futuro del vino italiano.

Occorre pensare globale e agire locale valorizzando quanto più possibile il nostro territorio

“Per affrontare nel migliore dei modi il 2023 che, ora più che mai, sarà all’insegna del concetto di glocal espresso da Zygmunt Bauman nel senso che siamo convinti che sempre più occorra pensare globale e agire locale. Vogliamo valorizzare quanto più possibile quanto di buono offre il nostro territorio ma con la consapevolezza che sia necessario farlo pensando a delle strategie internazionali”.

Una filosofia, quella glocal, che per l’amministratore delegato de La Scolca dovrà basarsi essenzialmente su quattro principi cardine: sostenibilità, internazionalizzazione, legame con il territorio e lifestyle. “Quattro elementi che, connessi tra loro, per quanto riguarda l’azienda torinese danno vita a un progetto che si svilupperà nel corso dei prossimi mesi. E che prevede un piano di investimenti 4.0 basato su un’innovazione a 360°: nuova linea di imbottigliamento,  rinnovamento mezzi agricoli, nuovo impianto di depurazione delle acque, raddoppio dei pannelli fotovoltaici e uno spazio dedicato alle wine experience, destinato anche alle aziende per attività di team building.

Pandemia e il conflitto Russia Ucraina hanno condizionato il mercato: diversificare è fondamentale

Per quello che concerne l’internazionalizzazione Chiara Soldati riassume in sintesi lo scenario mondiale per quello che concerne il marketing del vino. “La pandemia e il conflitto tra Russia e Ucraina rappresentano degli eventi che giocoforza hanno modificato approcci e modalità. La Scolca in questi ultimi mesi ha lavorato per mantenere le posizioni sui mercati classici, come Stati Uniti, UK e Germania. Ma si è avviata nel contempo una politica di penetrazione nei mercati emergenti come Azerbaigian, Kazakistan, Uzbekistan, Thailandia, Vietnam ma anche Centro America, Africa, Turchia. “Abbiamo potuto rilevare come, nonostante il periodo difficile, cresca la voglia di vini premium ed esista una grande sensibilità nei confronti dei vitigni autoctoni e una voglia di conoscere i territori che quei vini esprimono. Tutti elementi che contraddistinguono la produzione vinicola italiana”.

Un discorso che in qualche modo chiude il cerchio: sostenibilità come impegno etico, internazionalizzazione come sbocco naturale per il vino tricolore, legame con il territorio come imprescindibile elemento identificativo e lifestyle, in quanto il modello di vita italiana gode di un grandissimo appeal in tutti i continenti.

L’amministratore delegato ha quindi sottolineato con soddisfazione che l’azienda ha ottenuto la certificazione FSSC 22000, riconosciuta a livello internazionale, e il marchio SQPNI (Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata) valido a livello comunitario. Due step fondamentali, in linea con un’ottica volta a una visione quanto più moderna e sostenibile del settore agricolo. Le certificazioni costituiscono infatti una garanzia nei confronti dei partner commerciali e del consumatore finale e testimoniano l’etica, la qualità e la trasparenza che sono alla base del modello di business della celebre cantina piemontese.

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