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Ryanair, O’Leary sotto l’assedio dei fondi inglesi

Tempi duri per la compagnia low cost irlandese: il LAPFF, influente forum che riunisce fondi previdenziali britannici e socio all’1% di Ryanair, non è contento di come il management tratta i propri lavoratori e sta per chiedere la testa del presidente Bonderman e il progressivo pensionamento del fondatore.

Ryanair, O’Leary sotto l’assedio dei fondi inglesi

Non bastavano le proteste dei passeggeri, gli scioperi dei piloti, e da ultime le polemiche sull’aumento del prezzo del bagaglio a mano (che doveva scattare dal 1° novembre ma che è stato fermato dall’Antitrust, il quale ha poi anche avviato una procedura visto che la compagnia non ha rispettato lo stop): adesso per Ryanair arrivano anche i guai societari. La compagnia low cost irlandese, da ormai 20 anni saldamente guidata dal fondatore e amministratore delegato Michael O’Leary e dal presidente David Bonderman, è finita nel mirino di un influente forum che riunisce fondi previdenziali britannici. Il LAPFF (Local Authority Pension Fund Forum) oltremanica è una superpotenza che fa dei diritti del lavoro e dei temi ambientali una bandiera e che mal digerisce le posizioni del board della linea aerea. E che ora ha deciso di uscire allo scoperto, anche per un altro motivo: è socio, con una quota dell’1%, di Ryanair; ed ha una potenza economica non indifferente, visto che conta su un tesoretto da 260 miliardi di euro.

Il LAPFF è così passato all’attacco, non però chiedendo direttamente le dimissioni di O’Leary (non potrebbe farlo, per qualsiasi atto di sfiducia serve almeno il 3% del capitale), ma attraverso un’azione di moral suasion, ossia scatenando una guerra mediatica per obbligare il presidente alle dimissioni e l’amministratore delegato a rassegnarsi all’ottica di un “pre-pensionamento” soft, lasciando spazio a manager più giovani. Un assalto a colpi di tweet e dichiarazioni pubbliche, che iniziano seriamente a mettere all’angolo in primo luogo il presidente-miliardario Bonderman. Qualcosa si è già mosso in occasione dell’ultima assemblea dei soci: se per O’Leary il consenso alla rielezione è stabile o quasi (dalla totalità dei voti a suo favore si è scesi di un pelino, al 98,5%), per il presidente Bonderman la situazione è quasi compromessa visto che oggi incassa un consenso del 70% contro il 90% dello scorso anno.

Un messaggio molto chiaro ai due leader: o si cambia passo da subito, rivoluzionando l’immagine di azienda poco amichevole coi lavoratori (e in taluni casi con gli stessi passeggeri), oppure uno dei due (e il primo in lista a questo punto è Bonderman) se ne deve andare. “Come investitori di lungo termine di Ryanair – ha scritto Ian Greenwood, presidente LAPFF, in una mail a Michael Cawley, presidente del “nomination committee” di Ryanair – crediamo che la società possa continuare la sua crescita ma questo significa introdurre dei cambiamenti, soprattutto di fronte alla prolungata transizione alla quale stiamo assistendo, per poter giungere finalmente ad un modello di impiego più stabile e a relazioni industriali corrette”. L’obiettivo è di far fuori Bonderman entro settembre 2019 e O’Leary “il prima possibile”. Un segnale importante per le relazioni industriali e sindacali, che hanno parecchio nuociuto all’immagine di Ryanair negli anni, ma che già stanno cambiando: nell’ultimo periodo, la compagnia irlandese ha iniziato a siglare più spesso contratti regolari con piloti e assistenti di volo.

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