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Riforma Senato, oggi la resa dei conti nel Pd: Renzi propone un compromesso ai dissidenti di Chiti

La mediazione per sanare la frattura interna al Pd prevede d’introdurre l’elezione indiretta dei senatori, che sarebbero scelti tra i consiglieri regionali, lasciando a ogni Regione la possibilità di scegliere la procedura – Mercoledì Finocchiaro e Calderoli dovranno proporre alla Commissione Affari costituzionali un testo base.

Riforma Senato, oggi la resa dei conti nel Pd: Renzi propone un compromesso ai dissidenti di Chiti

Indicare i senatori tra i consiglieri regionali, lasciando a ogni Regione la possibilità di scegliere la procedura. Questa la proposta del premier Matteo Renzi per sanare la frattura interna al Partito democratico sulla riforma di Palazzo Madama. 

Con l’obiettivo di trovare un compromesso, in mattinata Renzi partecipa all’assemblea dei senatori Pd: una ventina di loro hanno sottoscritto un ddl alternativo (primo firmatario Vannino Chiti), che prevede l’elezione diretta dei senatori, in contrasto con il testo uscito dal consiglio dei ministri, che stabilisce invece la non eleggibilità dei componenti dell’Aula di Palazzo Madama. 

“Ogni singola Regione deve avere un peso ponderato – ha osservato Renzi -. I 21 senatori di nomina del Colle li rivendico, ma vedo che vengono considerati un’idea sbagliata. Obbedivano a unì’idea di Senato non solo come Bundesrat ma ne prendo atto. Inoltre la composizione paritetica tra regioni e sindaci sarebbe stata un valore, l’avrei preferita, sarebbe stata coerente con la storia. E’ un punto su cui possiamo discutere, si può operare un riequilibrio”.

Insomma, l’apertura alla mediazione c’è, anche dopo l’incontro di Renzi con Giorgio Napolitano per fare il punto sul percorso delle riforme. E mentre il ministro Maria Elena Boschi assicura, nonostante le continue bordate di un Silvio Berlusconi in piena campagna elettorale, che sarà rispettato il patto con Forza Italia, Delrio si dice convinto che comunque l’elezione indiretta dei senatori “sia la garanzia migliore per un Senato” delle autonomie. 

Quanto ai tempi, per il sottosegretario “se l’Italicum tarda di un mese o la riforma del Senato slitta di uno-due settimane non è stravolgente. E’ giusto che ci sia una discussione che arricchisca il testo”. Due giorni fa lo stesso Renzi aveva allentato la presa su questo punto, rinunciando di fatto all’approvazione del testo prima delle elezioni europee del 25 maggio. 

All’incontro di oggi il Premier si presenta consapevole che se medierà sull’ipotesi  potrà sminare il gruppo coalizzato dietro al ddl Chiti, ma anche vincere le resistenze di Ncd, e dei maldipanciasti di Forza Italia. Mercoledì Finocchiaro e Calderoli dovranno proporre alla Commissione Affari costituzionali un testo base. L’idea è quella di prendere il ddl del Governo operando le modifiche su cui tutti sono d’accordo e lasciando alla fase degli emendamenti l’accordo finale. 

“Non accetto che qualcuno chiami autoritario chi non la pensa come lui. Noi faremo tutti gli sforzi fino all’ultimo giorno per trovare un punto comune”, ma “se non si trova io sono pronto a fare un passo indietro. A tutti i costi io non ci sto: o così o vado a casa”, ha concluso Renzi. 

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