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Pensioni, lavoro, tasse: la manovra punto per punto

Sabato 15 il Consiglio dei ministri approverà la nuova legge di Bilancio – Salvo modifiche dell’ultim’ora, ecco i principali interventi previsti: dalle pensioni al lavoro, dalle imprese ai vari bonus, fino al rinnovo del contratto degli statali.

Pensioni, lavoro, tasse: la manovra punto per punto

Pensioni, lavoro, Iva, Ires, produttività, misure per le famiglie e non solo. Sono molti i capitoli della legge di Bilancio che sabato 15 ottobre arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri. Il numero uno del Tesoro, Pier Carlo Padoan, ha annunciato giovedì alla Camera che la nuova manovra varrà in tutto 24,5 miliardi di euro. Di questi, 15,1 saranno impiegati solo per evitare gli aumenti dell’Iva previsti per l’anno prossimo. Al pacchetto sviluppo saranno destinati invece 3,8 miliardi e altri 3,2 andranno alle politiche sociali. Le misure per la competitività, ovvero la strategia Industria 4.0, saranno finanziate con 400 milioni. I restanti due miliardi serviranno a pagare gli oneri per le politiche vigenti.

Vediamo quali sono, ad oggi, le principali misure previste dalla nuova legge di Bilancio, ricordando però che non sono affatto da escludere modifiche dell’ultimo minuto.

EVITARE L’AUMENTO DELL’IVA

È questo il capitolo più oneroso dell’intera manovra. Per sterilizzare le clausole di salvaguardia sul 2017 (che avrebbero comportato un aumento delle aliquote Iva dal 10 al 12% e dal 22 al 24%) e parte di quelle sul 2018, il Governo stanzia, come detto, 15,1 miliardi di euro. La nuova legge di Bilancio, tuttavia, prevede anche un aumento dell’Iva per 10,5 miliardi nel 2018 e per 19,6 miliardi nel 2019. Rincari che il Governo cercherà di evitare, ma che al momento servono a far quadrare i conti sulla carta.

PENSIONI

1) Anticipo pensionistico

In via sperimentale, dal primo maggio l’Ape permetterà ai nati fra il 1951 e il 1953 – e con almeno 20 anni di contributi – di ritirarsi dal lavoro con un anticipo massimo di tre anni e sette mesi rispetto ai requisiti per la pensione di vecchiaia, quindi a 63 anni. Il meccanismo si articola in tre diverse tipologie. Quella volontaria prevede un prestito bancario assicurato (ma erogato dall’Inps) che dovrà essere restituito nei primi vent’anni di pensionamento effettivo. Il rimborso avverrà in 13 rate annue attraverso un taglio dell’assegno previdenziale fino al 5% per ogni anno d’anticipo (in media oscillerà tra il 4,6 e il 4,7%), compresi gli interessi bancari (il 2,5%) e d’assicurazione (l’1%). Sarà prevista però anche una detrazione fiscale in quota fissa del 50% sulla componente di costo per interessi del prestito.

La seconda tipologia è l’Ape social, interamente a carico dello Stato. Sarà garantita a quattro categorie in difficoltà (disoccupati senza ammortizzatori sociali, disabili, genitori di disabili e lavoratori che hanno svolto “attività gravose”). Dall’incontro di questa mattina fra governo e sindacati è emerso che per accedere all’Ape agevolata bisognerà avere almeno 30 anni di contributi se disoccupati e 35 se si è lavoratori attivi. Inoltre, il tetto di reddito fissato dal Governo per l’Ape social è di 1.350 euro lordi.  

L’ultima tipologia è l’Ape aziendale, in base alla quale il ritiro anticipato dei lavoratori coinvolti in ristrutturazioni aziendali sarà finanziato dal datore di lavoro.

2) Quattordicesima

La quattordicesima sarà concessa anche agli 1,2 milioni di pensionati con redditi complessivi personali fino mille euro al mese. I 2,1 milioni di pensionati che già la percepivano, quelli con un assegno mensile fino a 750 euro al mese, vedranno aumentare la mensilità extra del 30%.

3) Lavoratori precoci

I lavoratori che hanno versato almeno 12 mesi di contributi anche non consecutivi prima di compiere 19 anni potranno accedere alla pensione con 41 anni di contributi, invece dei 42 anni e 10 mesi oggi previsti, ma solo se appartengono a una categoria svantaggiata (disoccupati senza ammortizzatori sociali, disabili e lavoratori che hanno svolto “attività gravose”). Questi stessi lavoratori, inoltre, non si vedranno più tagliare l’assegno se andranno in pensione prima dei 62 anni d’età (mentre al momento è prevista una riduzione dell’1% per ogni anno d’anticipo).

4) Lavori usuranti

Chi ha svolto lavori usuranti per almeno 7 degli ultimi 10 anni di vita professionale (non conta più se sia compreso o meno l’ultimo) potrà andare in pensione con un anticipo fino a 5 anni. Per questa categoria, inoltre, dal 2019 la pensione sarà sganciata dalla speranza di vita, meccanismo che oggi sposta in avanti l’età del ritiro di un mese ogni anno. In arrivo anche una serie di semplificazioni burocratiche.

5) Ricongiunzione gratuita dei contributi

Per chi ha versato contributi a enti diversi, la ricongiunzione diventerà gratuita. Ci sarà però uno svantaggio rispetto al passato: non si potrà più scegliere il metodo di calcolo più conveniente fra quelli dei diversi enti, perché l’assegno sarà calcolato pro-rata, cioè con le regole di ciascun ente per la relativa quota di contribuzione. Inoltre, la ricongiunzione gratuita riguarda solo le gestioni pubbliche, non le casse dei professionisti.

6) No tax area

La soglia di reddito che consentirà ai pensionati di rientrare nella no tax area salirà a 8.125 euro lordi l’anno, la stessa prevista per i lavoratori dipendenti. La novità non ha a che fare solo con le pensioni molto basse, dal momento che la detrazione su quella porzione di reddito si applica a tutti i pensionati che dichiarano fino a 55mila euro lordi l’anno.

TAGLIO DELL’IRES, ARRIVA L’IRI PER LE PMI

Come già previsto nella manovra dell’anno scorso, dal 2017 l’imposta sul reddito delle società scenderà dal 27,5 al 24%. Nascerà l’imposta sul reddito imprenditoriale (Iri) al 24% per le piccole e medie imprese.

FONDO DI GARANZIA

Il Fondo di Garanzia per le Pmi sarà rifinanziato con 900 milioni di euro, ma il premier Matteo Renzi ha annunciato nei giorni scorsi che parte di queste risorse “sarà anticipata al 2016 con un provvedimento d’urgenza”.

PIR E AZIENDE SPONSOR

Per le Pmi arrivano anche i Piani individuali di risparmio (Pir) e le aziende sponsor. I primi sono dei prodotti d’investimento pensati apposta per le piccole e medie imprese che dovrebbero consentire un’esenzione d’imposta fino a 30mila euro l’anno, nei limiti di 150mila euro cumulati e per investimenti mantenuti per almeno tre anni.

La seconda misura, invece, prevede d’incentivare gli investimenti nelle nuove imprese: le perdite delle start-up, infatti, potranno essere portate a riduzione nei bilanci delle aziende sponsor per i primi quattro anni. Al contempo, la detrazione fiscale salirà dall’attuale 19% per investimenti fino a 500mila euro al 30% per investimenti fino a un milione.

INCENTIVI ALLA PRODUTTIVITÀ

Saranno potenziati gli incentivi alla produttività sui premi aziendali per i dipendenti del settore privato. Dovrebbe salire a quota 80mila euro il limite di reddito per beneficiare della tassazione agevolata al 10%, con premi fino a 4mila euro.

SUPERAMMORTAMENTO

Un’ulteriore misura per le imprese prevede di rafforzare il cosiddetto superammortamento, ovvero la possibilità di ammortizzare a livello fiscale fino al 140% del valore dei nuovi beni strumentali. La soglia potrebbe salire al 250% per gli investimenti in tecnologia e digitale.

BONUS RISTRUTTURAZIONI, ECOBONUS, BONUS MOBILI, SISMABONUS

Saranno confermati sia il bonus sulle ristrutturazioni edilizie (al 50%), sia l’agevolazione sugli interventi per migliorare l’efficienza energetica degli immobili (al 65%), sia il bonus mobili (al 50%), mentre dovrebbe essere potenziato il sismabonus, lo sconto per le ristrutturazioni antisismiche, che potrebbe passare dal 50 al 65 percento.

BONUS FAMIGLIE E BONUS DICIOTTENNI

Possibile anche un intervento a sostegno dei nuclei familiari con due o più figli. Il bonus dovrebbe essere legato all’Isee e per il primo anno potrebbe contare su risorse per almeno 400 milioni. L’intervento non dovrebbe essere rivolto alle famiglie sotto la soglia di povertà, per le quali esistono già altri strumenti di welfare, ma a quelle appena sopra la soglia che versano comunque in condizioni di difficoltà economica.

Il Governo dovrebbe poi confermare il bonus da 500 euro per i diciottenni. Lo stanziamento per questa misura sarebbe di 270 milioni di euro, poco meno dei 290 previsti dalla passata legge di Stabilità.

LAVORO

1) Decontribuzione per chi assume ex stagisti

Secondo le indiscrezioni, una novità rilevante potrebbe riguardare i ragazzi che hanno preso parte all’alternanza scuola-lavoro e gli studenti che hanno usufruito dell’apprendistato di alta formazione e ricerca. In sostanza, alle aziende che assumeranno con contratto a tempo indeterminato un ex stagista entro sei mesi dal conseguimento del diploma o della laurea, il Governo dovrebbe garantire una decontribuzione piena per tre anni fino a un massimo di 8.060 euro l’anno. Si tratterebbe di una riedizione su scala ridotta degli sgravi al 100% che nel 2015 avevano fatto volare i contratti di apprendistato. Sgravi poi ridotti al 40% quest’anno e che il 31 dicembre si dovrebbero interrompere.

2) Sgravi per il Sud

D’altra parte, è possibile che gli sgravi contributivi in vigore quest’anno (cioè ridotti al 40%) vengano mantenuti soltanto per le aziende che assumono al Sud e soltanto per le categorie stabilite dalle regole Ue (anche perché la misura andrà finanziata con fondi comunitari), ovvero giovani fino a 29 anni oppure privi di diploma, disoccupati da oltre sei mesi e over 50.

3) Garanzia Giovani

Il potenziamento di Garanzia Giovani dovrebbe avvenire con un superbonus, finanziato anche in questo caso con fondi europei.

4) Lavoratori autonomi

Potrebbe arrivare anche una misura in favore dei lavoratori autonomi in gestione separata e non iscritti ad albi professionali. Si tratterebbe di uno sconto sui contributi previdenziali dal 27 al 26 percento.

ADDIO EQUITALIA, ARRIVA UNA NUOVA AGENZIA

Nella legge di bilancio “ci sarà un intervento importante per l’abolizione di Equitalia e la creazione di un diverso tipo di agenzia”, ha annunciato Renzi parlando all’assemblea nazionale dell’Anci.

SBLOCCO DI 800 MILIONI PER GLI ENTI LOCALI

Nei giorni scorsi il sottosegretario Paola De Micheli ha assicurato “una ripresa anche degli investimenti pubblici, dopo un rallentamento dovuto all’entrata in vigore delle norme sul nuovo codice degli appalti ma che nel 2017 sarà a regime: per gli enti locali studiamo la possibilità di sbloccare 800 milioni di euro”.

RINNOVO CONTRATTO STATALI

Le risorse per il rinnovo dei contratti degli statali dovrebbero ammontare complessivamente a 900 milioni di euro, di cui 300 già stanziati con l’ultima legge di Stabilità e 600 in arrivo con la nuova manovra. 

STATALI: 10MILA ASSUNZIONI FRA FORZE DELL’ORDINE, INFERMIERI E MEDICI

Il Presidente del Consiglio ha annunciato ieri anche una maxi campagna di assunzioni: “Sul turnover ci sarà un segnale – ha detto –. Possiamo immaginare di avere almeno per le forze dell’ordine, gli infermieri e, forse, anche per i dottori, 10 mila nuove unità per le quali bandire subito i posti”. Il governo ha poi precisato che con la legge di Bilancio per il 2017 saranno stabilizzati tremila medici precari e quattromila infermieri.

SCUOLA: 25MILA NUOVI POSTI PER I PRECARI

Padoan e Renzi non ne hanno parlato, ma non è escluso che con la manovra arrivino anche nuove assunzioni nella scuola, tra personale Ata e stabilizzazione di 25mila docenti precari.

FATTURAZIONE ELETTRONICA FRA PRIVATI

Potrebbero arrivare anche misure per rafforzare gli incentivi alle aziende che adottano la fatturazione elettronica fra privati.

COPERTURE

Dalla revisione della spesa pubblica arriveranno risparmi per 2,6 miliardi di euro. Inoltre, secondo le tabelle presentate dal governo in Parlamento, nel 2017 la manovra prevede maggiori entrate erariali per 8,5 miliardi di euro: 5,8 di aumento permanente del gettito (di cui gran parte dall’Iva, che è decollata con i nuovi meccanismi di fatturazione alla pubblica amministrazione) e 2,7 relativi ad altre entrate, che secondo fonti governative sarebbero ascrivibili alla nuova tornata di voluntary disclosure.

Quanto al deficit/Pil, il Governo nel Documento di Economia e Finanza ha previsto di non superare il 2% nel 2017, ma poi ha chiesto alla Commissione europea di poter arrivare al 2,4% alla luce di due circostanze eccezionali, il terremoto nel Centro Italia e l’emergenza migranti. È verosimile che alla fine si troverà un accordo sul 2,2%, con uno scostamento dello 0,2% che vale circa 3,3 miliardi. Se così fosse, le coperture non basterebbero e probabilmente il Governo dovrebbe ricorrere a ulteriori tagli.

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