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Mps, dietro al rinvio del piano ancora divergenze su retribuzioni e aumento di capitale

Per la Commissione Ue ci sono ancora aspetti da chiarire: sono queste le motivazioni che hanno portato al rinvio dell’approvazione del piano di ristrutturazione di Mps da parte del cda della banca prevista per ieri – Ma quali sono effettivamente i motivi?

Mps, dietro al rinvio del piano ancora divergenze su retribuzioni e aumento di capitale

Per la Commissione Ue ci sono ancora aspetti da chiarire. Sono queste le motivazioni che hanno portato al rinvio dell’approvazione del piano di ristrutturazione di Mps da parte del cda della banca prevista per ieri. “Sull’accordo Almunia-Saccomanni su Mps si sono fatti molti progressi ma ci sono ancora aspetti da chiarire.Le discussioni con le autorità italiane per finalizzare i termini dell’accordo sono ancora in corso”, ha detto il portavoce del commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia precisando come il lavoro sia teso a “formalizzare l’accordo del 17 settembre tra il commissario Almunia e il ministro Saccomanni”.

Affermazioni che lasciano pensare che dietro al rinvio inaspettato (anche a Siena, era stato già convocato il cda apposta e diramato l’avviso alla comunità finanziaria per la presentazione del piano questa mattina alle 8.30), possano esserci motivi più sostanziali che formali, come invece sembrava nei primi momenti quando un comunicato Mps ieri sera spiegava che il cda aveva rinviato l’approvazione a “un prossimo cda” a causa “della necessità di completare l’iter formale da parte della Commissione Europea”. In particolare Mps spiegava che “pur essendo terminati i lavori tecnici di messa a punto” del piano, “non è stata finalizzata la fase formale istruttoria tra Ministero dell’Economia e delle Finanze e Commissione Europea”.

Secondo alcune fonti di Reuters, oltre ai problemi meramente procedurali, continuano a rimanere irrisolte discrepanze con Bruxelles sulle remunerazioni dei manager, in particolare sul tetto ai salari ai dirigenti, e sul tavolo ci sarebbe la speranza della banca di spuntare più tempo per l’aumento di capitale. In altre parole, le trattative sarebbero tutt’altro che concluse.  “Non c’è ancora un perfetto allineamento tra il ministero e la Comunità europea e quindi al Monte si sta aspettando l’omogeneità per deliberare e non rischiare di fare un piano più rigoroso di quanto necessario”, ha detto a Reuters una fonte vicina al dossier.

Il piano fin qui concertato prevede un aumento di 2,5 miliardi da realizzarsi entro 12 mesi, maggiori tagli ai costi anche del personale, un tetto alle retribuzioni dei manager e la riduzione dell’attuale portafoglio di 29 miliardi Btp. Ricordiamo che l’approvazione del piano da parte della Commissione europea serve per garantire il via libera ai Monti bond da oltre 4 miliardi di euro. A Siena ci sono però alcune cose da chiarire sulle retribuzione dei manager e si spera di poter strappare più tempo sia per l’aumento di capitale sia per portare a termine gli altri compiti. A Bruxelles però si rimanda agli accordi del 7 settembre: i tempi della ricapitalizzazione non sono più sul tavolo, si è già deciso che debba avvenire in 12 mesi a partire dall’approvazione del piano.

“Siamo a disposizione per apportare tutte le modifiche necessarie nell’interesse di tutti, della banca e del Paese, per arrivare alla definizione di questo processo”, ha chiarito il presidente di Mps Alessandro Profumo in una audizione parlamentare, spiegando “di aver fatto tutto quanto necessario e opportuno. Se dovessero esserci ulteriori elementi li affronteremo con il medesimo spirito”. Sul timing del nuovo cda per l’approvazione del piano non si è sbilanciato: “Non lo sappiamo, non dipende da noi” per poi aggiungere di non avere “eccezioni da sollevare” sugli stipendi dei manager.

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