Condividi

Melandri lascia il MAXXI: “È stata fatta una scelta politica, la rispetto ma lascio a Giuli un gioiello”

Giovanna Melandri lascia il Maxxi al nuovo presidente Alessandro Giuli dopo 10 anni. “È stata una bellissima avventura” e un lavoro poderoso. Il 2022 è l’anno d’oro +30% i biglietti venduti, +60% di incassi

Melandri lascia il MAXXI: “È stata fatta una scelta politica, la rispetto ma lascio a Giuli un gioiello”

Giovanna Melandri lascia il MAXXI nell’anno d’oro – per bilancio, biglietti venduti, incassi – da quando ne è diventata presidente 10 anni fa. “Ad Alessandro Giuli lascio un gioiello: italiano, europeo internazionale che ha bisogno di tanto lavoro. Un avvicendamento è sempre tra le opzioni possibili. È stata fatta una scelta politica, la rispetto. Credo nel valore sacro delle istituzioni e faciliterò il lavoro del mio successore con un ordinato processo di transizione”.

Così la presidente del MAXXI inizia il suo saluto all’istituzione che ha cresciuto e lanciato dopo esservi entrata nell’ottobre 2012 quando venne nominata presidente dal governo Monti. Fa capire, con le sue parole, che il cambio della guardia non era una scelta obbligata e coglie l’occasione per fissare alcuni punti-chiave: da dove si è partiti, dove si è arrivati in questi primi dieci anni di “lavoro poderoso”. È l’occasione per ringraziare  gli artisti che hanno supportato il MAXXI e tutto il team che insieme a lei ha contribuito allo straordinario successo del Museo delle Arti del XXI secolo. E loro la ricambiano costellando di applausi il suo commiato e con una standing ovation finale che la dice lunga sul profondo rapporto costruito in questi anni.

Melandri ricorda che quello con il MAXXI è stato subito un grande amore, “da quando è uscito dalla matita della grande architetta Zaha Hadid che mi portò al ministero della Cultura il primo disegno. Il Maxxi è molto più di un museo, è comunità, sperimentazione, avanguardia, collaborazione”. Dal 12 dicembre sarà Alessandro Giuli a guidarlo come presidente: il decreto di nomina è stato firmato dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano su indicazione della premier Giorgia Meloni con una scelta politica di potere.

“Vado via e, certo, sono un po’ triste ma molto, molto orgogliosa del lavoro fatto insieme. E soprattutto tranquilla perché so che il team del Maxxi garantirà continuità a questa istituzione”. Ecco il suo racconto della storia “bella, avventurosa, collettiva, illuminata” che lascia in eredità al suo successore.

Giovanna Melandri e il MAXXI: cosa è stato fatto in dieci anni

Quando è arrivata nella sede di via Guido Reni a Roma, a un passo dall’Auditorium costruito da Renzo Piano, al MAXXI lavoravano poche persone, nessuna con contratto a tempo indeterminato. Ora sono un centinaio, contrattualizzate, e ne servirebbero anche di più. Dal 2010 il MAXXI ha accolto 3,5 milioni di visitatori, superando anche il lockdown della pandemia, ma l’anno migliore è stato il 2022: rispetto al 2019 si è avuto un aumento del 30% dei biglietti venduti e del 76% degli incassi complessivi. Il bilancio è passato da 7 ad oltre 15 milioni, la collezione Arte si è arricchita raggiungendo 678 opere (da 235 iniziali).

Impossibile dare conto di tutti i numeri di una gestione che ha realizzato 16 allestimenti della collezione pubblica nazionale, oltre 250 tra mostre e progetti speciali, portando 50 delle proprie esposizioni in giro per il mondo in 100 musei tra i quali il Moma, il Barbican, il Beaubourg per citarne solo alcuni. Ci sono, tra queste, le grandi mostre monografiche – Letizia Battaglia, Sebastiao Salgado, William Kentridge e molti altri. Lo stesso perimetro del MAXXI si è allargato con l’apertura, nonostante la pandemia, del MAXXI L’Aquila, la ristrutturazione e apertura della Casa Balla a Roma, l’ampliamento degli archivi di architettura e fotografia.

Un cenno lo merita “la collaborazione non effimera – così l’ha definita Melandri – tra pubblico e privati. Abbiamo collaborato con oltre 250 aziende”. Un successo che ha consentito al MAXXI – fondazione di diritto privato a servizio del pubblico – di raccogliere “16,5 milioni di ricavi da fundraising di cui oltre 2 milioni in 7 edizioni dell’Acquisition Gala” l’ultimo dei quali si è concluso poche sere fa. “Tre aziende – ha voluto ricordare Milandri – sono stata sempre, generosamente al nostro fianco: Enel, Bulgari e Alcantara ma molte altre ci hanno sostenuto”.

Il futuro: è nel Grande MAXXI

Melandri lascerà a metà dicembre. Quale sarà da allora in poi il futuro del Museo? Ci sono, certamente, le grandi mostre in arrivo. La più ravvicinata sarà Bob Dylan, retrospectrum che si apre il 16 dicembre o quella dedicata a Enzo Cucchi in maggio. Ma in un’ottica strategica di più lungo periodo, il futuro “sarà il Grande MAXXI, il progetto di ampliamento che abbiamo presentato a febbraio e illustrato in giugno alla presidente Ue Ursula von der Leyen. “L’obiettivo è di fare del MAXXI uno dei nodi integranti del NEW european Bauhaus che ha chiamato ha raccolta i creativi di tutta l’Unione con l’obiettivo di costruire insieme un futuro sostenibile e bello”. Per il Grande MAXXI è stato definito un finanziamento di 42 milioni di euro, un “tesoro” destinato a costruire una nuova sede collegata con quella di Zaha Hadid, la realizzazione di una fascia verde attrezzata con la prima isola microclimatica in Italia ad opera di Bas Smets e molto altro ancora.

Melandri esce di scena citando Bob Dylan, richiamando la sua nuova mostra: “I will not look back”. E parafrasando Cesare Pavese aggiunge: “Che le rose continuino a fiorire sul sentiero del MAXXI”.

Commenta