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Manchester tiene le Borse sulla corda: corsa a oro e yen, euro super

L’attentato di Manchester getta una luce sinistra sulle elezioni britanniche e fa salire la temperatura dei mercati inducendoli alla prudenza – Volano i titoli della difesa e tornano gli M&A – Il petrolio frena – Soffrono i bond spagnoli – Ribaltone in Ford

Manchester tiene le Borse sulla corda: corsa a oro e yen, euro super

L’attentato che ha colpito Manchester nella serata di ieri (almeno 22 morti e oltre 50 feriti) getta una luce sinistra sulle prossime elezioni britanniche. Ma colpisce anche la sterlina e fa salire la temperatura su tutti i mercati, come dimostra la cautela della Borsa di Tokyo, l’aumento dello yen (a 111,04 sul dollaro +0,1%) e dell’oro (+ 0,2% a 1262,68 dollari), anche se i mercati sono ormai abituati a prezzare il rischio terrorismo in un quadro geopolitico in costante e spesso sorprendente evoluzione.

La conferma l’ha fornita ieri Angela Merkel: “L’euro è troppo basso” ha detto la Cancelliera nella sede più improbabile, la visita ad una suola di Berlino. Ma l’affermazione, fatta per giustificare la fortuna dell’export tedesco, ha fatto da propellente all’ascesa della moneta unica. Proprio ieri, del resto, Francia e Germania hanno annunciato un asse per il rilancio della Ue con misure concrete (a partire dalla tassazione delle imprese), mentre crescono le pressioni sulla Bce e le voci sulla richiesta di un banchiere tedesco (solo nell’ottobre 2019, per nostra fortuna) come successore di Mario Draghi.

Tutt’altro clima sull’altra sponda dell’Atlantico. Donald Trump, che oggi sbarcherà a Roma accompagnato da Melania e dalla figlia Ivanka, ha fatto recapitare al Congresso la sua proposta di budget (4.100 miliardi di dollari): tagli profondi alla spesa sociale, forte aumento del bilancio della difesa e torna nella lista della spesa il muro con il Messico che, per ora, non ha subito danni dal pressing di Trump (il Pil è stato ritoccato in rialzo dello 0,7%). Riuscirà il presidente, indebolito dal Russiagate, a far avanzare un progetto così radicale? Wall Street sembra scettica ma si consola con i petrodollari in arrivo da Ryad.

PIATTE LE BORSE ASIATICHE. SALGONO YEN E ORO

Ecco il panorama finanziario in avvio di una giornata che, tra l’altro, sarà dominata dall’uscita delle stime flash dei Pmi di Germania, Francia e zona euro nonché sulla fiducia delle imprese francesi e sull’Ifo tedesco.

Stamattina le Borse dell’Asia sono poco mosse. L’indice Nikkei di Tokyo è in calo dello 0,1%. Hong Kong guadagna lo 0,2% e Shanghai perde lo 0,1%. Seul +0,5% e Mumbai -0,5%.

VOLANO I TITOLI DELLA DIFESA. TORNANO GLI M&A

In salita ieri sera Wall Street grazie alla spinta dei titoli della difesa e dei petroliferi: il Dow Jones sale dello 0,43%, S&P +0,52%. Meglio il Nasdaq (+0,82%). Le tensioni tra i poteri a Washington contribuiscono ad indebolire il dollaro, con l’euro che sale a 1,123 da 1,120 della chiusura di venerdì sera. 

Anche il mercato delle obbligazioni segnala che la luna di miele fra Trump e il mercato finanziario è terminata: il differenziale tra il rendimento del Treasury Bill a 10 anni e l’omologo a 2 anni, è a 96 punti base, un appiattimento che segnala uno sgonfiamento delle aspettative di crescita economica.

Volano i titoli della difesa dopo gli accordi sugli armamenti da 350 miliardi di dollari firmati da Trump con Arabia Saudita e Paesi del Golfo (Lockheed Martin +2,4%, Raytheon +3,4%). Boeing ha guadagnato l’1,5%. L’onda sfiora anche Fincantieri (+1,68%): secondo Banca Akros, l’azienda sarà coinvolta in una delle commesse di Lockeed Martin.

Tornano alla ribalta gli M&A. In attesa di un accordo tra Philip Morris ed Altria, il mercato festeggia la fusione carta contro carta tra l’americana Huntsman e la svizzera Clariant, da cui nascerà un colosso della chimica da 14 miliardi di dollari di enterprise value, che diventano 20 miliardi se si include il debito.

L’attenzione del mercato è ora rivolta ai verbali dell’ultima riunione del Fomc, che verranno pubblicati domani e che potrebbero fornire indicazioni su quando la Federal Reserve inizierà a ridurre il suo bilancio.

RIBALTONE IN FORD, ANCORA GIÙ FIAT CHRYSLER

Sale Ford (+1,5%) dopo il cambio al vertice: Jim Hackett, già responsabile del progetto dell’auto a guida autonoma, è stato nominato presidente e Ceo al posto di Mark Fields, che va in pensione. Hackett – che ha 62 anni e risponderà al presidente esecutivo Bill Ford – è un leader riconosciuto nella trasformazione del business. Nell’era di Fields il titolo ha perduto il 37%, mente Gm è sotto del 16% dall’arrivo di Mary Barra. Fiat Chrysler perde l’1,6%.

IL PETROLIO FRENA STAMANE. SAIPEM +1,9%

In ascesa i prezzi del petrolio in attesa della conferenza di Vienna di giovedì che dovrebbe sancire l’accordo tar i produttori sui tagli. Il Brent ha superato la soglia dei 54 dollari (prima di arretrare stamane a 53,70), Wti poco sotto i 51 dollari. L’unica incertezza riguarda la durata dei tagli: Russia e Arabia Saudita puntano a 9 mesi, l’Iraq solo 6.

Resta l’incognita della produzione Usa: aumenta ancora il numero dei pozzi di shale oil (in ascesa da 18 settimane). La produzione (9,3 milioni di barili) è in rialzo del 10,3% negli ultimi 12 mesi. A Piazza Affari poco mossa Eni (-0,1%). Saipem+1,9%. Da ieri è partito il raggruppamento azionario nel rapporto di una nuova azione ogni 10 azioni esistenti. Tenaris +0,9%.

Pesante calo per Trevi, società attiva nelle attività di trivellazione (-4,3%). Kepler-Cheuvreux ha tagliato la raccomandazione a Reduce (alleggerire) da Hold. Target price a 0,70 euro da 0,80 euro. Il titolo amplia la perdita da inizio anno a -20%.

MILANO AL TOP, IN DISCESA LA STERLINA

L’attentato di Manchester è desinato a condizionare l’avvio della seduta europea. Piazza Affari ha terminato ieri la seduta con la migliore performance fra le Borse europee. L’indice FtseMib segna un calo dell’1,1%, ma bisogna tenere conto dell’imponente mole di dividendi staccati ieri (circa 70), che hanno avuto un peso complessivo sull’indice pari all’1,55%. Di conseguenza, al netto dei dividendi pagati l’indice milanese chiude positivo dello 0,4%.

La Borsa di Parigi ha chiuso invariata, Francoforte -0,1%, Madrid -0,4%, frenata dal successo di Pedro Sanchez al congresso socialista: cresce l’opposizione al premier Mariano Rajoy e si fa strada la prospettiva di elezioni anticipate.

In terreno positivo Londra (+0,34%) grazie anche alla sterlina debole: il pound è l’unica tra le grandi valute a perdere posizioni sul dollaro. Il segretario per la Brexit Davis ha dichiarato che se le richieste di penale per l’uscita dall’Ue fossero troppo esose, la Gran Bretagna non esiterà ad abbandonare le trattative.

ITALIA PROMOSSA CON RISERVA A BRUXELLES

L’Italia ha recepito e accolto le richieste della Commissione europea in merito alla correzione aggiuntiva da apportare ai conti pubblici di quest’anno, motivo per cui Bruxelles non aprirà una procedura di infrazione. Ma urgono le riforme. Tra queste rientra “la reintroduzione della tassa sulla prima casa per i redditi alti”. Padoan ha replicato: “Non mi sembra una buona idea”.

Scende lo spread. Attorno alle 17,30, la forbice dei rendimenti tra Italia e Germania sul tratto decennale scambiava a 174 punti base dai 176 della chiusura di venerdì, non lontano dal minimo di gennaio di 173 punti. Il tasso sul benchmark decennale cala a 2,13% da 2,15% dell’ultima chiusura, in lieve rialzo rispetto al minimo di giornata di 2,11% ma comunque sui livelli più bassi dall’inizio di marzo.

SCENDE LO SPREAD, SOFFRONO I BONOS SPAGNOLI

Particolarmente penalizzata la Spagna. Lo spread Italia-Spagna ha stretto in area 54 punti, ai minimi da circa due mesi, identico livello toccato in chiusura.

Numerosi i titoli che hanno recuperato nella seduta di ieri lo stacco della cedola. Una segnalazione particolare la merita Intesa: +2,36 al netto del dividendo. Bene anche Unipol (+2,92%) e Unipolsai (+1,57%). Ubi +1,78%, Italgas+1,6%, Generali+2,02% e Banca Generali +1,98%. Azimut +0,93%, Brembo +1,07% e Tenaris +0,92%.

Si stringono i tempi per il via libera comunitario al salvataggio del Monte dei Paschi. Resta immutato il fabbisogno di capitale: 8,8 miliardi. Il calendario originale prevede la chiusura dell’accordo a giugno e l’ingresso dello Stato nel Monte a luglio. Fra le banche salgono Banco Bpm (+1,3%) e Ubi (+1,7%). Scivolano Unicredit (-0,1%) e Bper Banca (-0,4%). 

Giornata di forti rialzi per le aziende del risparmio gestito alla luce del buona andamento della raccolta in questi primi mesi. Banca Mediolanum +2,1%, Anima +3,4%. 

IL DOLLARO FRENA STM E CNH, BRILLA YOOX

Il calo del dollaro frena Stm (-2,1%) e Cnh Industrial (-1,5%). Debole nel finale Recordati (-0,22%). La società ha annunciato un accordo con AstraZeneca per l’acquisizione dei diritti europei di alcuni farmaci.

Scivola Telecom Italia (-1,2%). Positive Enel (+0,9%) e le altre utility: A2A +2,4%, Terna +1,3%. Nel lusso giornata brillante per Yoox (+3%) e Tod’s (+1,1%).

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