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Made in Italy, la Lega punta il dito contro la Simest

Secondo i deputati del Carroccio, l’azienda avrebbe favorito l’apertura a New York di alcuni punti vendita in cui sarebbero commercializzati “alimenti realizzati con materie prime non italiane e confezionati sul posto con etichette e marchi che evocano prodotti tipici della gastronomia italiana e delle specialità regionali”.

Made in Italy, la Lega punta il dito contro la Simest

Tutela del made in Italy: la Lega punta il dito contro la Simest, società a partecipazione statale. A sollevare il caso, l’apertura a New York da parte di un’azienda alimentare Italiana – con il supporto della Simest – di punti vendita dove, oltre ai tradizionali prodotti italiani, sarebbero venduti anche “alimenti realizzati con materie prime non italiane e confezionati sul posto con etichette e marchi che evocano prodotti tipici della gastronomia italiana e delle specialità regionali, per realizzare i quali occorrono invece materie prime selezionate e lavorate secondo rigidi disciplinari di produzione”.

A lanciare l’accusa sono il vicepresidente dei deputati della Lega, Sebastiano Fogliato, la presidente della commissione Attività produttive della Camera, Manuela Dal Lago, e il presidente della commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione in campo commerciale, Gianni Fava.

Tra i prodotti commercializzati figurano “bresaola uruguaiana” e “culatelli che evocano marchi italiani di prestigio, ma realizzati con carni provenienti da Francia e Germania e lavorate nel New Jersey”.

I deputati della Lega chiedono al ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, “se non ritenga opportuno valutare con urgenza l’adozione di misure volte a valorizzare il made in italy, facilitando le esportazioni di prodotti realizzati in Italia con materie prime ed occupazione locale, anziché investire risorse pubbliche in iniziative imprenditoriali che, privilegiando la delocalizzazione invece che l’internazionalizzazione, che tutelerebbe maggiormente i nostri lavoratori, fanno concorrenza sleale ai produttori nazionali consentendo di produrre all’estero alcuni prodotti tipici che di italiano hanno soltanto il nome”.

Dopo aver ricordato che la Società Italiana per le Imprese all’Estero, finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero, è controllata per il 76% dal Governo Italiano, i deputati del Carroccio chiedono “di quali ulteriori elementi disponga il ministro, con particolare riferimento agli investimenti operati dalla Simest e soprattutto ai criteri con i quali vengono scelti i progetti da finanziare, posto che una società partecipata dal Ministero dello Sviluppo Economico, non può procedere ad libitum all’individuazione delle iniziative imprenditoriali da sostenere”.

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