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Local utilities: sì alle gare anche fuori dal Comune

Le società partecipate dai Comuni sono presenti in forze nei settori dell’ambiente, energia e servizi a rete. Grazie all’intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni potranno partecipare alle nuove gare dei servizi locali ma dovranno rientrare nel riassetto della Pa voluto dal decreto Madia. Verso la fase di transizione che imporrà la necessità di aggregazioni

Local utilities: sì alle gare anche fuori dal Comune

Hanno avuto fiducia nel loro sistema di rappresentanza. Si sono battute per inserire dosi di nuova concorrenza nei servizi locali e la tenacia li ha premiate. Le Società partecipate dai Comuni, strategiche nei settori dell’ambiente, dell’energia e dei servizi a rete, hanno ottenuto ciò che cercavano. Grazie ad una convergenza con il governo ed appoggiate dall’Associazione dei Comuni, si sono viste finalmente riconoscere il ruolo di concorrenti per le nuove gare dei servizi locali.

Portano in dote un patrimonio di conoscenza ed una buona capitalizzazione in settori fondamentali. La principale iniezione di concorrenza
riguardava, però, la partecipazione alle gare fuori dai loro territori. D’ora in avanti nessun limite è posto alla capacità di competere e vincere per servizi in aree lontane.

Lo sblocco si è avuto nella Conferenza Stato Regioni , dove è stato sancito anche un limitato controllo del governo sulle attività di tutte le aziende partecipate dai Comuni. Soddisfazione, dunque, per chi ha sostenuto queste battaglie, come Umberto Di Primio, Sindaco di Chieti e delegato Anci. Possono concorrere al mercato dei servizi – ha spiegato – le aziende che hanno un bilancio in attivo. Era il requisito minimo che si poteva richiedere, data la quantità di servizi nelle loro mani . D’altra parte è stato scongiurato il pericolo di svendere un patrimonio con forte radicamento locale.

Tutto deve rientrare , però, nel riassetto della Pubblica Amministrazione attivato dal Decreto legge Madia. Le società si dovranno riorganizzare in poco tempo ed essere pronte a sfidare player qualificati negli stessi servizi. Il know how di anni di gestione di servizi essenziali dovrà venir fuori. E se l’altro aspetto della partita avviata da lungo tempo era la sussistenza stessa delle aziende, è evidente che in un mercato esteso si giocano il futuro. Per queste ragioni ci sarà una prima fase – di transizione- fino al 2020, che pone come requisito di partecipazione per gestire rifiuti, gas, servizi ambientali, la media triennale di fatturato di 500 mila euro. Dopo il triennio , la soglia sale a 1 milione di euro . Un meccanismo studiato per garantire continuità anche ad aziende medio piccole, che nel frattempo dovranno pensare ad aggregazioni ed accordi di lungo periodo.

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