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L’Italia di export e istituzioni in missione in Vietnam

Il Paese, prossima tappa della missione del Governo, si è affermato negli anni recenti come il nuovo polo manifatturiero a basso costo Estremo Oriente, dove a pesare è la carenza di infrastrutture con ottime opportunità per il Made in Italy.

L’Italia di export e istituzioni in missione in Vietnam

Nelle giornate del 9-10 giugno il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sarà in visita nella Repubblica Socialista del Vietnam. Come contesto economico, il Vietnam si è affermato negli anni recenti come il nuovo polo manifatturiero a basso costo Estremo Oriente. Le prospettive di crescita di lungo periodo sono positive, anche se permane il rischio di instabilità macroeconomica nel breve periodo, a causa dell’elevata inflazione e del basso livello di riserve in valuta forte, nonostante le manovre del governo per porre rimedio agli squilibri macroeconomici causati dal calo della domanda. Il governo è impegnato nella stesura di una nuova Costituzione, che prevede la riforma delle imprese di Stato e l’introduzione di principi orientati verso una maggiore trasparenza e liberalizzazione del sistema economico. Purtroppo, il settore finanziario presenta un limitato grado di sviluppo ed un elevato livello di frammentazione, la cui performance è peggiorata nell’ultimo biennio, data la lentezza del piano di ristrutturazione lanciato tre anni fa. Le criticità del sistema bancario, unitamente alle incertezze legate all’economia, hanno portato Moody’s ad effettuare un downgrade del Paese al rating B2 a settembre 2012.

Il deprezzamento della valuta locale nel 2011 ha favorito un miglioramento del saldo della bilancia commerciale: nel 2012 un calo della domanda interna e un rallentamento delle importazioni hanno portato ad un surplus del saldo di parte corrente. Questi due fenomeni, uniti alle costanti rimesse dall’estero, hanno favorito una parziale ricostituzione delle riserve in valuta forte che, secondo le stime FMI pubblicate da SACE, a febbraio 2013 sono utili a coprire circa 2,3 mesi di importazioni (pari a circa 28,6 miliardi di dollari). Lo stesso FMI stima che il saldo di parte corrente resti positivo nel prossimo biennio, seppur in lieve contrazione (previsto a 3,3% del PIL per il 2014).

I principali partner commerciali del Paese sono USA, Giappone e Cina e Singapore. Gli interventi del Governo per rimediare agli squilibri macroeconomici hanno portato alcuni risultati positivi, come dimostrato dai dati sugli IDE (nel 2012 pari a circa 8,4 mld, +12% rispetto al 2011). Le esportazioni italiane in Vietnam hanno subito una contrazione di circa il 10% nel 2012, mentre crescono le importazioni dal partner asiatico (+44%). Il livello degli investimenti italiani è molto ridotto: gli investimenti diretti in attività nel 2011 erano pari a 191 milioni di dollari, la maggior parte dei quali nel comparto manifatturiero. Sebbene il contesto operativo favorisca gli investimenti esteri, la corruzione e la burocrazia rappresentano l’ostacolo principale per gli investitori internazionali. In particolare, a pesare è la carenza di infrastrutture, soprattutto per quanto riguarda il energia e strade, settori dove il governo sta adottando lo strumento Public Private Partnership per finanziare le opere necessarie. Opportunità vanno trovate anche nel settore della meccanica strumentale, dal momento che l’industria manifatturiera vietnamita necessita di nuove tecnologie.

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