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Lavoro, cresce l’occupazione: oltre 100mila posti a tempo indeterminato all’inizio del 2023

Si riduce anche il divario di genere ma per l’occupazione femminile ancora pochi posti stabili –Rapporto Bankitalia, ministero e Anpal

Lavoro, cresce l’occupazione: oltre 100mila posti a tempo indeterminato all’inizio del 2023

Nei primi due mesi del 2023 torna a crescere l’occupazione in Italia, con ritmi superiori a prima della pandemia e l’incremento ha riguardato esclusivamente la componente a tempo indeterminato. A trainare la domanda di lavoro soprattutto i servizi. Mentre l’occupazione femminile è cresciuta ma ancora pochi posti stabili. E frena il calo della disoccupazione con ampie differenze territoriali. Sono i principali risultati della nota “Il mercato del lavoro: dati e analisi” (edizione marzo 2023), redatta congiuntamente dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, dalla Banca d’Italia e dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal).

Torna a crescere l’occupazione a inizio 2023

Dopo la frenata dell’ultima parte del 2022, nei primi due mesi dell’anno l’occupazione alle dipendenze ha accelerato. Tra gennaio e febbraio sono stati creati oltre 100mila posti al netto delle cessazioni, circa un terzo in più rispetto allo stesso periodo del 2019, prima della pandemia. La domanda di lavoro è stata trainata soprattutto dai servizi. In particolare, nel turismo si sono osservati 22mila nuovi posti di lavoro, pari a un quinto del totale delle posizioni create nel primo bimestre del 2023.

Anche nell’industria, la dinamica dell’occupazione ha continuato a rafforzarsi beneficiando del calo dei prezzi dell’energia. Le costruzioni fanno registrare andamenti sostanzialmente stabili.

Balzo del tempo indeterminato, in ripresa quello a termine

Nel bimestre, la crescita dell’occupazione si è finora concentrata nella componente a tempo indeterminato quella a termine è rimasta sostanzialmente stabile mentre l’apprendistato ha registrato un calo di circa 8.000 unità. Tuttavia, nei prossimi mesi la ricomposizione della forza lavoro verso impieghi stabili potrebbe essere meno intensa: la quota dei contratti a tempo determinato, sul totale delle assunzioni, ha ripreso lentamente ad aumentare.

Si riduce il divario di genere, ma ancora pochi posti stabili

Dopo essere state più penalizzate rispetto agli uomini durante la crisi pandemica, dalla fine del 2021 l’occupazione femminile è cresciuta fino a raggiungere livelli storicamente elevati. A questa dinamica ha contribuito l’alta incidenza nel biennio 2021-22 della domanda di lavoro nei settori del commercio, del turismo e dei servizi alla persona, dove la quota di donne impiegate è maggiore. Negli ultimi due anni le donne hanno però occupato solo un terzo dei posti a tempo indeterminato.

Frena il calo disoccupazione: forti disparità territoriali

Nel 2022 il numero di disoccupati misurato dalle dichiarazioni di immediata disponibilità (DID), si è ridotto di 80mila unità, meno rispetto al calo del 2021 (-300mila). Anche a causa del rallentamento della domanda di lavoro nei servizi osservato nella seconda metà dell’anno. Emergono, inoltre, ampie differenze territoriali. Tra le regioni più grandi, il calo di disoccupati amministrativi si è attenuato in Campania e si è arrestato in Lombardia, Lazio, Sicilia ed Emilia-Romagna; mentre si intensificato in Veneto. Nel secondo semestre del 2022, al calo delle uscite dallo stato di disoccupazione connesse con l’ottenimento di un impiego (circa un quinto in meno nel confronto con gli stessi mesi del 2021) si è associato un incremento del numero di lavoratori che sottoscrivono mensilmente una nuova DID (quasi il 10% in più rispetto all’anno precedente.

In linea con i dati dell’Istat, che segnalano una diffusa crescita dei tassi di partecipazione, i flussi di nuovi ingressi nello stato di disoccupazione rimangono consistenti: sono aumentati in tutte le fasce di età e soprattutto nel Mezzogiorno.

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