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La Mescciüa, saporita zuppa di legumi della tradizione povera spezzina, umile ma ricca di proprietà

Un piatto nato storicamente dalla povertà, raccogliendo i pochi legumi che cadevano dai sacchi trasportati per mare e sbarcati dai Leuti. La ricetta tradizionale della minestra

La Mescciüa, saporita zuppa di legumi della tradizione povera spezzina, umile ma ricca di proprietà

Le sue origini vengono fatte risalire al XIV secolo quando gli scaricatori occasionali del porto della Spezia venivano pagati in natura a fine giornata, spesso con ciò che “avanzava” dalle operazioni di sbarco e imbarco delle navi. A quei tempi La Spezia era un borgo abitato da contadini, pescatori, naviganti, artigiani e commercianti. Il porto di oggi con 575.000 mq di aree portuali, 5 km di banchine, 3,5 km di strade interne, 17 km di binari, era ancora al di là da venire. I velieri o i brigantini che facevano rotta per il mediterraneo non potevano accostarsi a terra, per i bassi fondali, conseguentemente rimanevano in rada e le merci molto basilari, per di più legumi e granaglie, venivano portate alle spiagge con i Leudi barche a vela latina particolarmente utilizzate per le attività di cabotaggio in Liguria per la conformazione frastagliata delle coste e la difficoltà di approdi. Durante queste operazioni di trasbordo e sbarco dei sacchi e dei cesti di legumi era sovente che i sacchi si bucassero o si strappassero perdendo parte della mercanzia, ceci, fagioli secchi, grano, che i camalli poi recuperavano per rivenderli a terra alla povera gente.

Poca roba, impossibile avviarci un commercio, ma le massaie spezzine non si persero d’animo. E con questa umile mescolanza di legumi si inventarono un piatto povero ma gustoso: la Mescciüa o in dialetto la Mesc-cìua che tradotto significa appunto Mescolanza. Umile ma anche molto saziante ed energetico per i mariti che lavoravano per i campi.

Quei legumi che a distanza di secoli poi verranno considerati parte fondamentale della piramide alimentare della dieta mediterranea costituivano infatti un’ottima fonte proteica. Come si è poi accertato, il loro apporto proteico risulta essere quasi doppio rispetto a quello dei cereali (20-40%) e molto vicino a quella di molti alimenti di origine animale.

Dal sito dell’Humanitas si apprende che hanno un basso contenuto di grassi e, oltre ad essere praticamente privi di grassi saturi, sono anche privi di colesterolo. Al tempo stesso fibre insolubili (contenute nella buccia) permettono di garantire le regolari funzioni intestinali e quelle solubili; invece, sono in grado di contribuire al mantenimento dei livelli di glucosio e colesterolo ematici. Per questo oggi vengono utilizzati in molti modelli alimentari, perché, oltre a far bene alla salute, hanno un ruolo importante anche nella prevenzione e nella gestione di patologie più gravi come il diabete, il colesterolo, la pressione, il sovrappeso corporeo

Ma non solo, i legumi apportano un buon quantitativo di carboidrati, sotto forma di amido principalmente (50% del loro peso) e una discreta quantità di micronutrienti come fosforo, potassio, calcio, ferro, rame e magnesio, vitamine gruppo B e se freschi anche vitamina C.

Le massaie spezzine avevano intuito con secoli di anticipo i grandi benefici dei legumi sull’organismo umano.

Tipica pietanza della cosiddetta “cucina povera”, la mescciüa è una zuppa di legumi e cereali, preventivamente lasciati macerare in acqua (per almeno 24 ore i fagioli secchi e il grano, per 48 ore i ceci) e successivamente fatti bollire con tempi di cottura differenti. I diversi ingredienti vengono poi uniti in un’unica pietanza, condita con olio extravergine d’oliva e pepe in grani.

Attorno a questo piatto della tradizione gastronomica spezzina è nata una Confraternita che ha già ottenuto il riconoscimento ufficialmente dalla Regione Liguria ed è associata alla F.I.C.E. Federazione Nazionale Circoli Enogastronomici e all’Unione Ligustica dei Circoli Enogastronomici. –

A marzo nel comune di Follo, cittadina di 6000 abitanti in provincia di La Spezia si riunisce il Capitolo della Confraternita della Mesc-ciua con contorno di sfilata per le vie del paese delle numerosissime Confraternite e lo spettacolo del gruppo degli sbandieratori del Ducato di Massa e della Compagnia del Pignaro di Pontremoli. –

Afferma l’Assessore alla Cultura del Comune di Follo, Felicia Piacente, che lo scopo della Confraternita è quello di contribuire alla riscoperta di questo cibo “la mesc-ciua” legato alla tradizione di Follo e dello spezziano, di mantenerne sempre alti i sapori e di farlo conoscere oltre i confini spezzini e liguri”. All’evento partecipano, numerose Confraternite, Ordini e Accademie provenienti anche dall’estero tra i quali.

Ed ora il suggerimento è di provare questo gustoso piatto che nella sua povertà elargisce una incredibile ricchezza di sapori.

La ricetta della Mescciüa

Ingredienti e dosi per sei persone

300 grammi di ceci giganti

150 grammi di fagioli cannellini

80 grammi di grano saraceno (oppure di prima semina)

acqua

sale

olio del frantoio

pepe

Procedimento

Fate ammollire nell’acqua per 24 ore, in pentole separate, i ceci, i cannellini e il grano.

Sempre separatamente, fateli cuocere a fuoco lento, badando a mantenere costante l’ebollizione, rispettivamente: quattro ore di cottura per i ceci, tre ore di cottura per i fagioli e il grano.

Colate poi bene ceci e grano e uniteli ai fagioli, che resteranno così nel loro liquido di cottura assieme agli altri ingredienti.

Aggiungete a questo punto sale, mescolando per qualche minuto

Servite subito, versando su ogni scodella, un cucchiaio d’olio e una spolverata di pepe.

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