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Istat: saldi commerciali positivi ma crolla la domanda interna

Negli ultimi mesi l’export è stato trainato da beni petroliferi raffinati e beni durevoli ma, senza strategie adeguate, sono calati quelli strumentali, intermedi ed estrazione mineraria. In crescita le vendite verso paesi OPEC e ASEAN.

Istat: saldi commerciali positivi ma crolla la domanda interna

L’Istat ha recentemente pubblicato i dati relativi al commercio estero aggiornati a novembre 2012. I beni di consumo che forniscono il maggiore impulso all’aumento congiunturale delle esportazioni (+6,6%) sono rappresentati da prodotti petroliferi raffinati (+42,5%), articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici (+16,2%) e articoli in pelle, abbigliamento escluso (+9,2%). Le importazioni registrano una crescita dei prodotti intermedi (+0,7%) da un lato, e la flessione di prodotti energetici (-5,0%) e beni strumentali (-4,9%) dall’altro. L’aumento tendenziale delle esportazioni nel mese di novembre è infatti caratterizzato da un trend molto sostenuto per i prodotti energetici (+41,3%), meno accentuato ma comunque positivo per beni di consumo durevoli e non durevoli (rispettivamente, +10,5% e +5,5%), mentre una significativa riduzione è stata invece registrata per le vendite di mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (-8,7%). Dal lato delle importazioni, la diminuzione tendenziale è più marcata riguarda i prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere (-42,1%), autoveicoli (-30,6%) e computer, apparecchi elettronici e ottici (-23,3%). Registrano un aumento gli acquisti di sostanze e prodotti chimici (+8,8%), i prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca (+2,5%) e il petrolio greggio (+1,9%). In tale scenario, a novembre 2012 si è potuto registrare un saldo commerciale positivo di 2,4 miliardi, in netto miglioramento rispetto al 2011 (-1,6 miliardi). Nell’ottica dei primi undici mesi dello scorso anno il saldo commerciale è stato positivo e ha raggiunto 8,9 miliardi, dove spiccano macchinari, metalli di base, prodotti in metallo e prodotti petroliferi raffinati. I saldi negativi più consistenti riguardano invece i minerali energetici (petrolio greggio e gas naturale), le sostanze e prodotti chimici.

L’aumento tendenziale delle esportazioni (+3,6%) è sostenuto dalla crescita delle vendite verso paesi OPEC (+33,0%) e paesi ASEAN (+29,3%), mentre sono diminuite le vendite verso Olanda (-10,8%) e Repubblica Ceca (-9,8%). Il calo tendenziale delle importazioni (-8,2%) risente della forte contrazione delle importazioni da paesi MERCOSUR (-39,9%), Giappone (-39,5%) e Stati Uniti (-31,3%), contrastata da un sostenuto aumento degli acquisti da Belgio (+21,7%) e paesi OPEC (+10,3%). Nonostante ciò, la bilancia commerciale di novembre 2012 presenta saldi positivi nei confronti di Stati Uniti, Svizzera, Francia, Regno Unito e paesi EDA, mentre i deficit maggiori interessano paesi OPEC, Olanda, Cina, Germania e Belgio.

Secondo l’analisi Istat, l’aumento delle vendite di prodotti petroliferi raffinati verso Francia e paesi OPEC contribuisce a sostenere la crescita tendenziale dell’export nazionale per oltre un punto percentuale. Le principali cause di freno vanno allora ricercate della flessione delle vendite di mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi, verso Germania e Francia, e di macchinari e apparecchi verso la Francia, segno di quanto sia necessario intervenire tempestivamente nel settore con strategie industriali più efficaci. La flessione degli acquisti di autoveicoli dalla Germania e di computer, apparecchi elettronici e ottici dalla Cina contribuisce alla diminuzione tendenziale registrata per le importazioni, mentre l’incremento degli acquisti di sostanze e prodotti chimici dal Belgio e di prodotti petroliferi raffinati come gas naturale e petrolio greggio dai paesi OPEC inibiscono ulteriori potenziali saldi positivi della bilancia commerciale.

Dal punto di vista geografico, l’aumento dei valori medi dell’export è più sostenuto per i paesi extra UE (+4,3%) che per quelli comunitari (+3,9%), mentre per quanto riguarda l’acquisto beni e servizi di origine UE (+2,6%) si registra un aumento maggiore rispetto a quelli non comunitari (+1,6%). La riduzione dei volumi importati è diffusa a tutti i raggruppamenti di prodotti a causa del crollo della domanda interna per beni di consumo e interessa principalmente beni strumentali (-19,6%) e durevoli (-15,2%).

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