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Intesa Sanpaolo, tre candidati per la presidenza: Gros-Pietro, Saccomanni e Siniscalco

Dopo l’approvazione del nuovo statuto e il superamento del sistema duale di governance, l’assemblea di Intesa Sanpaolo dovrà scegliere in primavera i nuovi vertici – Scontata la conferma di Messina come ad, ma 3 candidati alla presidenza con 3 profili diversi: Gros-Pietro, Saccomanni e Siniscalco – Conteranno di più le Fondazioni o i fondi internazionali?

Intesa Sanpaolo, tre candidati per la presidenza: Gros-Pietro, Saccomanni e Siniscalco

Dopo l’assemblea di febbraio che dovrà approvare il nuovo statuto e la nuova governance con il superamento del sistema duale e il ritorno al modello monistico incentrato sul classico consiglio d’amministrazione con un solo presidente e un solo amministratore delegato, gli azionisti di Intesa Sanpaolo cominceranno a pensare alla definizione dei nuovi vertici del gruppo che usciranno dall’assemblea di primavera.

Se è scontata la conferma dell’ad Carlo Messina, che può presentarsi all’appuntamento con un bilancio, un dividendo e una capitalizzazione di Borsa che fa a tutti gli effetti di Intesa Sanpaolo la prima banca italiana, più che mai aperta resta la partita per la presidenza.

Allo stato attuale i candidati alla successione alla poltrona che per tanti anni è stata di un banchiere storico come Giovanni Bazoli, di recente diventato presidente emerito, sono tre: Gian Maria Gros-Pietro, Fabrizio Saccomanni e Domenico Siniscalco. 

Tre candidati alla presidenza con profili che più diversi di così non potrebbero essere.

Gros-Pietro, torinese, economista industriale e presidente uscente del Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, ha una lunga consuetudine con le presidenze, essendo stato in passato presidente dell’Iri, dell’Eni e di Autostrade.

Fabrizio Saccomanni, romano, già ministro dell’Economia, è considerato l’uomo della Banca d’Italia, di cui è stato per tanti anni direttore generale e di cui sarebbe diventato Governatore al posto di Mario Draghi se non avesse incontrato l’ ostracismo dell’allora ministro Giulio Tremonti.

Domenico Siniscalco, torinese e già direttore generale e ministro dell’Economia, è da dieci anni un banchiere operativo, da quando è diventato country manager per l’Italia, responsabile dei rapporti con i governi di Europa, Medio Oriente e Africa e vice president di Morgan Stanley.

Con il nuovo statuto cambiano le regole del gioco in Intesa Sanpaolo ma sarà interessante capire chi conterà davvero in assemblea e nella definizione degli equilibri di comando: decideranno ancora le Fondazioni (la lombarda Cariplo e la torinese Compagnia San Paolo) o faranno sentire il loro peso i fondi internazionali che hanno in mano la maggioranza del capitale?  Sui giochi si alzerà presto il sipario.

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