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Imu, entro il 17 settembre la seconda rata: le città più care e le nuove aliquote in arrivo

Nelle grandi città si pagherà il 62% in più rispetto ai centri minori, in media 131 euro – Le più tartassate sono Bologna (293 euro), Milano (269 Euro), Genova (227 Euro), Torino (224 euro), Roma (199 euro) e Bari (196 euro) – Intanto si avvicina un’altra scadenza: i Comuni sono tenuti a definire le aliquote definitive entro il 31 ottobre.

Imu, entro il 17 settembre la seconda rata: le città più care e le nuove aliquote in arrivo

Imu, seconda puntata. Entro il 17 settembre circa 877 mila italiani dovranno versare la nuova rata dell’imposta municipale unica sulle prime case. Ma la stangata non sarà uguale per tutti: a causa delle enormi differenze fra le rendite catastali, nelle grandi città si pagherà il 62% in più rispetto ai centri minori, in media 131 euro.

Sul podio dei più tartassati ci sono i residenti di tre capoluoghi del Nord: la medaglia d’oro va a Bologna con 293 euro, seguita da Milano (269 Euro) e Genova (227 Euro). Completano la classifica Torino (224 euro), Roma (199 euro) e Bari (196 euro). 

I calcoli sono della Cgia di Mestre, che però sottolinea come solo una piccola parte dei contribuenti abbia deciso di spezzare il pagamento in tre parti: appena il 5,5% dei 16 milioni totali. Tutti gli altri verseranno il saldo (con tanto di conguaglio) entro il 18 dicembre. Tempi di tredicesima, per pochi fortunati. 

Come l’acconto, anche la seconda rata è pari a un terzo dell’importo totale e si pagherà applicando alla base imponibile l’aliquota base dello 0,4%, con tanto di detrazioni (200 euro più altri 50 per ogni figlio a carico fino a 26 anni di età). 

Intanto si avvicina anche un’altra scadenza molto importante, quella per i Comuni, che sono tenuti a definire le aliquote definitive da imporre localmente entro il 31 ottobre (il termine originario, poi prorogato, era del 30 settembre). Il Governo si è però riservato la possibilità di modificarle entro il 10 dicembre. 

Le aliquote standard sono fissate allo 0,4% per la prima casa e allo 0,76% per gli altri immobili (seconde case – comprese quelle all’estero -, case affittate, aree fabbricabili, terreni agricoli), con possibili oscillazioni a discrezione dei sindaci rispettivamente dello 0,2% e dello 0,3%. 

Sulla seconda abitazione, tuttavia, lo 0,38% andrà comunque allo Stato: è quindi ampiamente prevedibile che le amministrazioni locali alzeranno l’aliquota invece di abbassarla, in modo da ricavare un gettito consistente da tenere in cassa.

Per una guida alla compilazione del modulo F24, clicca qui.

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