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Imu-Bankitalia, dalla Camera ok alla fiducia

I voti favorevoli sono stati 335, 144 i contrari, un solo astenuto – L’approvazione definitiva è attesa per lunedì o martedì – Protesta dei grillini in Aula – Trasformando le quote in titoli negoziabili, il Governo vuole aprire il capitale di Bankitalia a nuovi investitori.

Imu-Bankitalia, dalla Camera ok alla fiducia

L’Aula della Camera ha dato il via libera alla fiducia posta dal Governo sul decreto Imu-Bankitalia. I voti favorevoli sono stati 335, 144 i contrari, un solo astenuto. Durante la votazione il Movimento 5 Stelle ha protestato in modo plateale e il presidente di turno, Luigi Di Maio, ha espulso dall’Assemblea diversi deputati grillini, sospendendo la seduta per cinque minuti.

Il testo, in ogni caso, non ha subito modifiche rispetto alla versione approvata dal Senato. A questo punto il disco verde definitivo di Montecitorio in seconda lettura è atteso per la prossima settimana, dopo l’esame degli ordini del giorno in calendario per lunedì. La conversione del provvedimento in legge dovrà avvenire prima del 29 gennaio, pena la decadenza.

IMU

Quanto ai contenuti, il decreto contiene l’abolizione della seconda rata Imu 2013 per le prime case e i terreni agricoli, nonché l’introduzione della mini-rata in scadenza oggi. Stanziati, inoltre, 2,164 miliardi per rimborsare ai Comuni il minor gettito mancato dell’imposta municipale propria. 

AUMENTI ACCONTI IRES E IRAP

Confermati, a copertura delle misure, gli aumenti al 128,5% degli acconti Ires e Irap per gli enti creditizi, finanziari e assicurativi e per la Banca d’Italia.

DISMISSIONI

Il provvedimento dispone inoltre la vendita di diversi immobili pubblici, salvaguardando quelli d’interesse culturale e ambientale. Regioni, enti locali e associazioni potranno segnalare casi particolari d’immobili da salvaguardare. Agli acquirenti sarà consentito di sanare eventuali irregolarità edilizie.

QUOTE BANKITALIA

Infine, il capitolo dedicato alla Banca d’Italia. Su questo fronte il decreto consente di rivalutare le quote dell’istituto centrale da 156.000 a 7,5 miliardi di euro. Le quote nominative di partecipazione al capitale di via Nazionale, fissate inizialmente a 20mila euro, sono state aumentate a 25mila, e potranno essere detenute solo da “banche aventi sede legale e amministrazione centrale in Italia, imprese di assicurazione e riassicurazione aventi sede legale e amministrazione centrale in Italia, enti ed istituti di previdenza ed assicurazione aventi sede legale in Italia e fondi pensione”.

Nessuno dei quotisti potrà possedere, direttamente o indirettamente, partecipazioni superiori al 3% del capitale di Bankitalia (nel provvedimento uscito da palazzo Chigi il limite era fissato al 5%). Altre novità riguardano “l’italianità” di chi detiene le quote (perdendo questo requisito si ha l’obbligo di venderle) e “l’onorabilità” di chi vuole acquistarne (il Consiglio superiore ha diritto di veto sui nuovi soci). L’istituto di Via Nazionale, inoltre, dovrà riferire annualmente alle Camere in merito alle operazioni di partecipazione al proprio capitale. 

Ad avere in portafoglio più del 3% di Bankitalia sono Intesa Sanpaolo (42,42%), Unicredit (22,11%), Generali (6,33%), Inps (5%) e Banca Carige (4,03%). Per cedere il surplus di partecipazione saranno loro concessi 36 mesi (dai 24 inizialmente previsti): durante questo periodo non avranno diritto di voto, ma incasseranno i relativi dividendi.

Trasformando le quote in titoli negoziabili, il Governo vuole aprire il capitale di Bankitalia a nuovi investitori. Al termine di un periodo transitorio, la nostra ex Banca centrale diventerà quindi una public company.

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