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Il lievito di Natale che infonde ottimismo

Ecco la storia a lieto fine di Ar.Pa, azienda bolognese produttrice di lievito per pizza e dolci che ha rischiato di chiudere e invece si è riscattata fino al boom di vendite con il lockdown da Covid-19

Il lievito di Natale che infonde ottimismo

In queste feste natalizie un po’ tristi per tutti e difficili per molti, vale forse la pena di pescare nel sacco delle buone notizie per trovare qualcosa che tiri su il morale. Fra queste c’è la storia di una piccola azienda di Ozzano dell’Emilia, nel bolognese, che produce lieviti e zuccheri.

A inizio pandemia Ar.Pa Lieviti si preparava, come molte altre imprese semi artigianali, ad affrontare un periodo difficile o addirittura nero. I suoi interlocutori sono la grande distribuzione, i ristoranti e gli alberghi. La chiusura dei ristoranti, dovuta alle restrizioni per arginare i contagi, non lasciava presagire nulla di buono. Invece le cose sono andate diversamente, non bene, ma benissimo.

Improvvisamente tutte le persone costrette a restare a casa in marzo-aprile si sono scoperte una vocazione pasticciera. “A marzo c’è stata un’esplosione di richieste – racconta la presidente di Ar.Pa, Carla Gherardi – gli ordini dei supermercati erano talmente tanti che non riuscivamo a soddisfarli. La produzione del lievito per fare la pizza è cresciuta in pochi mesi del 900% e quella del lievito per dolci del 200%. Siamo stati costretti a investire in un nuovo macchinario e ad assumere due persone in più. Oggi siamo 17”.

Il volume d’affari di Ar.Pa nel 2019 è stato all’incirca di 4 milioni di euro e quello del terribile 2020 sarà in linea con lo scorso anno, superiore in ogni caso alle previsioni. “Per noi è già un ottimo traguardo – aggiunge Gherardi – perché gli ordini da hotel e ristoranti sono crollati”. In dieci mesi di pandemia Ar.Pa non ha fatto un giorno di cassa integrazione, non ha chiesto aiuti e ha continuato a lavorare con entusiasmo, mettendo in commercio anche due nuovi prodotti: un lievito per i celiaci e gli spinaci disidratati per rendere verde la pasta sfoglia, quella utile per tagliatelle o lasagne.

All’origine di questa piccola storia di successo c’è inoltre un percorso aziendale positivo. “Due anni fa il nostro titolare decise di chiudere bottega, perché ormai aveva abbondantemente raggiunto l’età della pensione. Naturalmente gli dispiaceva mettere la parola fine a questa storia cominciata quasi 50 anni fa e a noi dipendenti dispiaceva perdere il lavoro. È stato così che, in sei, abbiamo deciso di rilevare l’attività. Io oggi sono la presidente, ma per 32 anni ho fatto la segretaria; due dei soci sono ancora in produzione e uno è al commerciale. A livello locale siamo molto conosciuti, ma quest’anno ci siamo spinti persino in zone del territorio nazionale che non avevamo mai esplorato e nel futuro potremo pensare di guardare anche all’estero. Naturalmente bisogna vedere come si evolve la situazione”.

In questo periodo, nella cosiddetta seconda ondata, nonostante le numerose fasi di clausura imposte dal Covid 19, non c’è stato lo stesso boom di acquisti.

“Penso che la ragione -osserva Gherardi – sia che molti cuochi casalinghi hanno fatto scorta in precedenza e ora smaltiscono gli acquisti in dispensa”. C’è un prodotto però che va ancora per la maggiore ed è il lievito per il tradizionale “Panone” di Natale, un dolce tipico del bolognese, pieno di ogni delizia, ma dal peso specifico del piombo se non lo si gonfia in qualche modo. Nel Panone infatti la farina si impasta con la marmellata, con il miele, con le nocciole, con le noci, l’uvetta, i canditi, i pezzi di cioccolata e chi più ne ha più ne metta. “Produciamo quindi un lievito rinforzato che ha la spinta necessaria a far crescere questa squisitezza”. Ecco, speriamo che questo lievito rinforzato faccia crescere anche la fiducia nell’anno nuovo che si approssima.

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