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Gas e guerra, Italia in pre-allarme come la Germania. Ecco i tre stadi di salvaguardia se la crisi peggiora

La guerra in Ucraina e le tensioni sul gas hanno spinto Italia e Germania a decretare il pre-allarme sulle forniture. Tre stati di allerta possibili

Gas e guerra, Italia in pre-allarme come la Germania. Ecco i tre stadi di salvaguardia se la crisi peggiora

Gas e guerra, anche l’Italia è in pre-allarme come la Germania. Il nostro Paese ha attivato il primo dei tre stadi di emergenza il 26 febbraio, la Germania ha deciso il pre-allarme il 30 marzo. Non è un caso che l’allerta sia scattata nei due Paesi europei che maggiormente dipendono dalle forniture di gas in arrivo dalla Russia. Ad avere messo in pre-allarme i governi è la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina che – nonostante l’iniziale riaffermata volontà russa di garantire le forniture – rischia di rallentare (o addirittura sospendere) l’erogazione del gas da parte di Gazprom, il gigante dell’energia russo.

A rendere la situazione sempre più tesa è anche la decisione di Putin di chiedere il pagamento dei contratti di fornitura di gas in rubli anziché in euro o dollari come è previsto nei contratti attualmente in vigore con Gazprom. La richiesta è stata respinta con fermezza dell’Unione Europea: il pagamento in rubli – data la volatilità della moneta russa, pesantemente colpita dalle sanzioni e crollata dopo l’invasione dell’Ucraina – comporterebbe un maggior costo per l’Europa valutabile in un rialzo del 15% secondo alcune fonti. Oltre al fatto di essere, dal punto di vista tattico, un modo per aggirare le sanzioni.

Gas e guerra: i tre gradi di allarme e il rischio razionamento

Il primo stadio, annunciato in Parlamento dal presidente del Consiglio Mario Draghi con il cambio della politica energetica italiana è stato deciso dal Mite, il ministero della Transizione ecologica, dopo aver sentito il Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema gas nazionale.

Siamo dunque in pre-allarme. Il secondo stadio di allerta è appunto l’allarme, il terzo l’emergenza. Decretare lo stato di emergenza – il livello più alto – comporta che il mercato non può più funzionare e scattano misure straordinarie per gestire al meglio la situazione: si va dall’utilizzo dello stoccaggio strategico, alla riduzione delle soglie di temperatura massima per il riscaldamento, all’interruzione delle forniture o comunque alla loro iterrompibilità per il settore industriale. Nell’industria rientrano anche gli impianti termoelettrici di produzione dell’elettricità. Non dimentichiamo infatti che in Italia si produce il 60% dell’elettricità con centrali termoelettriche a gas.

Nelle fasi 1 e 2 dell’allerta il mercato invece funziona regolarmente ma viene attentamente monitorato in modo di agire tempestivamente se aumentano i rischi sulle forniture.

Da ricordare infine che il gas in Italia arriva dalla Russia ma non solo: riceviamo gas dall’Algeria, dalla Libia, dall’Azerbaijan (il famoso Tap).

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